Lettere

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-Newton... Newton!-
-Ancora cinque minuti, mamma!-
-Presto, è nata!-
Newt aprì gli occhi. Era nella sua casa di Londra, dove viveva con la sua famiglia quando non era in viaggio. Era tutto piuttosto semplice, ma accogliente. Gli era sempre piaciuto quel posto, soprattutto perché era molto silenzioso. Infilò le pantofole e, in pigiama, si fiondò al piano inferiore, dove sua madre lo stava aspettando. La signora Scamander era una donna sulla sessantina dall'aspetto gentile, un po' arrugginita ma ancora piuttosto bella. Paziente e pacata, con un'espressione benevola costantemente dipinta sul volto, era la classica madre che ama i suoi figli più di qualsiasi altra cosa. Newt era molto legato a lei.
La signora Scamander guidò il figlio lungo il vialetto che portava a una piccola stalla. All'interno c'erano dieci meravigliosi esemplari di Ippogrifo. La madre di Newt li allevava, e Newt aveva trascorso gran parte della sua infanzia lì, in quella stalla. Era iniziata così la sua passione per le Creature Magiche.
In fondo alla stalla, in un letto di paglia, c'era un tenero cucciolo, le piume arruffate e gli occhi notevolmente grandi.
-Mamma è qui... ma buongiorno, Poppy! Benvenuta al mondo!- sussurrò Newt, avvicinandosi con cautela. Il piccolo ippogrifo emise un verso acuto. Newt si inchinò, poi delicatamente accarezzò la Creatura. Era grande quanto la sua mano, e sembrava così fragile... il Magizoologo sorrise. La prese in braccio con delicatezza, cullandola leggermente, e Poppy si addormentò.
Newt la adagiò sul letto di paglia, poi prese un secchio colmo di grossi pezzi di carne di furetto e andò ad aiutare la madre con gli altri Ippogrifi: li lavarono e diedero loro da mangiare come facevano ogni giorno, finché non fu ora di pranzo.

Quando i due uscirono dalla stalla, Newt notò un gufo raggiungere la finestra di casa e bussare educatamente, una lettera legata alla zampa. La sua mente attraversò in un attimo l'Oceano, e si ritrovò a vagare per le strade di New York, pensando a una certa Auror. Auror che non aveva risposto a nessuna delle sue lettere. Era preoccupato. Aveva paura che le fosse successo qualcosa, e rientrò in casa con l'intenzione di provare a scriverle ancora una volta.
Entrò in cucina per prendere carta e penna. Lì c'erano suo padre, intento a leggere la Gazzetta del Profeta, e Theseus, che stava slegando la lettera dalla zampa del gufo con aria preoccupata.
-Un'altra lettera dal Ministero? Non ne sono già arrivate due ieri sera?-chiese Newt. Theseus annuì.
-Già. Ultimamente ne stanno arrivando un bel po'... sai, per la faccenda di Grindelwald...-
-Cosa dice?-
-Saranno le solite cose... vado a dare un'occhiata.-
-Non puoi leggerla qui?-
-Affari segretissimi del Ministero, fratellino. Non posso proprio.- così dicendo, Theseus lasciò la stanza,  la lettera tra le mani. Sembrava fare di tutto per nascondere il nome del mittente, ma Newt riuscì ad intravedere di sfuggita una Q. Era scritta con un'inconfondibile calligrafia barocca e piena di fronzoli, che poteva appartenere ad una sola persona.
-Torno subito.- annunciò, e, silenzioso come un'ombra, si lanciò all'inseguimento di Theseus. Suo fratello entrò in bagno e lasciò la porta aperta, così Newt si nascose dietro un grosso mobile in modo da poter vedere cosa faceva il fratello. Si sentì un po' in colpa: spiare non era da lui, ma voleva scoprire cosa stava tramando Theseus.

Theseus aprì il grande cesto di calzini che si trovava sotto la finestra, e Newt si fece attento. Cercò di sporgersi un po' di più per guardare meglio, ma nel movimento fece inavvertitamente cadere un vaso. Fu veloce a sfoderare la bacchetta e a fermare la caduta del vaso. Giusto in tempo. Theseus, però, sembrava aver intuito di non essere solo, infatti chiuse la porta. Newt aspettò lì, immobile, finché suo fratello non uscì. Aspettò che si allontanasse, poi entrò in quello stesso bagno e si richiuse la porta alle spalle. Aprì il cesto sotto la finestra, e iniziò a cercare. Non sapeva esattamente cosa, semplicemente infilò entrambe le mani tra i calzini e iniziò a frugare senza posa. Decise di controllare tutti i calzini, uno per uno, e così fece. Un calzino rosso, però, era come incollato alla parete del cesto. Lo afferrò e prese a tirare, finché non riuscì a staccarlo. Sotto il calzino c'era una levetta identica a quella che lui aveva posizionato sulla sua valigia. Gli bastò sfiorarla, e il fondo del cesto sparì, rivelando una stanza segreta. Newt spalancò gli occhi, sorpreso. Si guardò attorno e scese nella misteriosa stanza. La camera era piccola e buia.
-Lumos Maxima!- mormorò, e davanti a lui apparve uno scaffale, su cui era sistemato un grosso scatolone di cartone. Con la bacchetta tra i denti lo aprì, e non riuscì a credere ai suoi occhi: dentro c'erano tutte le lettere che aveva spedito (o meglio, che credeva di aver spedito) a Tina, insieme a decine e decine di lettere provenienti da New York. Svuotò il cesto, e guardò esterrefatto le missive: non sembravano affatto lettere dal Ministero.

Notò anche la lettera di Queenie che era arrivata quella mattina. Era contrassegnata dalla parola "URGENTE" scritta a caratteri cubitali. La aprì senza esitazione. Sembrava essere stata scritta molto velocemente, infatti era abbastanza breve, e dalle parole traspariva un certo senso di urgenza:

Newt,
Questa è l'ultima volta che ti disturbo, poi potrai continuare tranquillamente ad ignorarci come hai fatto finora, ma sappi che non te lo perdonerò mai. Sono settimane che Tina non esce dalla sua stanza, si rifiuta di mangiare e bere e devo costringerla ogni volta. Per di più, è delusa perché l'hai abbandonata, e lo sono anch'io. Non ti credevo capace di una cosa simile. Lei aveva bisogno di te, e tu te ne sei infischiato. Grazie mille per il tuo aiuto.
Non importa, ce la caveremo da sole.

Addio.
Queenie Goldstein

Newt sentì la rabbia accecarlo. Raccolse tutte le lettere e corse di sopra. Si precipitò in cucina.

-Newt... vieni, il pranzo è quasi pronto!- lo accolse la signora Scamander con un sorriso, ma Newt non rispose. Aveva le lacrime agli occhi. Afferrò Theseus per il braccio e lo trascinò nella stanza accanto.
-Tu... come hai potuto?- sibilò, la voce tremante per la rabbia.
-Fratellino, di cosa stai parlando?- rispose lui in tono innocente. Newt si asciugò una lacrima e tirò fuori una delle lettere di Tina.
-Bene, vedo che hai ricevuto una lettera!- commentò Theseus.
-Sì, insieme a tante altre che hai nascosto in un cesto di calzini!- rispose Newt, il tono di voce che progressivamente si alzava. Ora stava quasi urlando, cosa che non era mai successa in tutta la sua vita. Non era in sé.
-Newton, posso spiegare...-
-Theseus... perché l'hai fatto? Perché?
-Cerca di capire, quella ragazza che ti piace tanto è americana... sai come sono fatti, quelli. Hanno addirittura messo una donna a capo del MACUSA! Brutta razza, gli americani... lo dice anche il Ministro!-
-Stai scherzando, vero?-
-Newt, ragiona...-
-No, qui sei tu quello che deve ragionare. Non ti rendi conto di quello che dici?-
-Andiamo, cerca di pensare anche alla nostra famiglia! Gli Scamander sono una famiglia di purosangue, e quella lì è una mezzosangue... ti rendi conto? Una mezzosangue! Se dovesse...-
A queste parole Newt si rifiutò anche di rispondere. Non gli lasciò finire la frase, semplicemente si voltò e andò in camera sua, infilò in valigia i primi vestiti che gli capitarono tra le mani e lasciò la casa senza salutare. Doveva raggiungere New York al più presto.

Tu cerca di non farti investigare (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora