Pillole e sensi di colpa

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Preparatevi per questo nuovo mini-capitolo dell'autrice che state per odiare più di ogni altra! (ah, e ricordate di munirvi di fazzoletti. Non si sa mai.)

Tina era sola. Ovvio, chi avrebbe potuto volerla vedere ancora, dopo quello che aveva fatto?
Sentiva dentro di sé un terribile senso di colpa che cresceva, cresceva, e non poteva (né voleva) fare nulla per fermarlo. Non sarebbe riuscita a reggerlo ancora per molto.
Dal momento in cui aveva parlato, dal momento in cui aveva... tradito sua sorella, la Tina determinata e sicura di sé era morta, lasciando spazio a un reietto consumato dai suoi stessi fantasmi. Non poteva più guardare Queenie negli occhi senza ripensare a quello che le aveva fatto, e sentirsi umiliata.
Aveva la sensazione di non meritare più nulla, nemmeno il cibo, o l'acqua.
Si era rintanata nella camera da letto limitandosi ad esistere, niente di più. Sarebbe morta di fame se non fosse stato per Queenie, che a intervalli regolari faceva irruzione nel suo rifugio per costringerla a mangiare qualcosa.
Tina sapeva che la sua vita non sarebbe mai più stata la stessa. Si chiedeva se sarebbe mai riuscita a tornare ad essere felice. Probabilmente no: ora era sola. Newt l'aveva dimenticata, Queenie probabilmente non avrebbe mai più voluto parlarle, e di certo aveva perso anche il lavoro al MACUSA per l'ennesima volta. Era sola con la persona che temeva di più al mondo: sé stessa. Che ragioni aveva di esistere ancora? Il mondo non aveva più bisogno di lei. Probabilmente non ne aveva mai avuto bisogno: era sempre stata un totale fallimento. Il mondo sarebbe stato migliore senza di lei. Era infine giunto il momento di mettere fine a quella storia. Fu mentre questi pensieri le attraversavano la mente che notò le pillole che Queenie usava quando non riusciva a dormire. Ricordava che la sorella, una volta, le aveva detto che quel sonnifero era piuttosto potente, e una dose troppo abbondante avrebbe potuto essere letale. Perfetto. Era proprio quello di cui aveva bisogno.
Sigillò la sua mente con tutte le sue forze, in modo che Queenie non potesse accorgersi di nulla dalla stanza accanto: sarebbe stato meno doloroso per entrambe. Si alzò e raggiunse il comodino. Osservò le pillole. Non aveva mai immaginato che sarebbe morta così, ma doveva farlo. Era l'unico modo per fuggire da sé stessa. Non avrebbe fatto male. Sarebbe andato tutto bene. Queenie se la sarebbe cavata anche senza di lei...

-Tina! Per la barba di Merlino, quelle dove le hai trovate?-
Newt era arrivato esattamente nel momento in cui Tina stava per inghiottire le pillole. Giusto in tempo.
-Accio!- esclamò, e le pillole volarono verso di lui.
-Cosa ti è venuto in mente?-
Tina si alzò in piedi. Per qualche motivo che non riuscì a comprendere appieno, sentì una rabbia cieca assalirla.
-Tu...- ringhiò, in tono aggressivo. Si avvicinò a Newt e gli sferrò un pugno proprio sul naso.
-SEI UN MOSTRO!- stava urlando, e intanto sentiva le lacrime bagnarle le guance.
-Tina... io...- balbettò Newt, massaggiandosi il naso. Cercò di sfiorarle la mano in segno di riconciliazione, ma Tina la ritirò.
-NON MI TOCCARE!- scoppiò in un pianto disperato -Io... io avevo bisogno di te... e tu mi hai abbandonata... sapevo che non potevi provare qualcosa per me, ma non pensavo che mi avresti dimenticata così in fretta... davvero ho reso così facile per te entrare e uscire dalla mia vita come se niente fosse?-
-Tina, ti prego... ascoltami!-
-Va tutto bene... avrei dovuto immaginare che mi avresti spezzato il cuore.-
-Tina, devi ascoltarmi...-
-Vattene.-
-Tina...-
-Ti prego. Vattene.-
Anche gli occhi di Newt si erano riempiti di lacrime. Guardò Tina implorante, ma lo sguardo di lei si rifiutava di incontrare quello di lui. Lentamente, Newt si allontanò, le guance rigate di lacrime. Uscì e si chiuse la porta alle spalle.

Appena Newt ebbe lasciato la stanza, Tina sentì una voragine aprirsi dentro di lei. Solo quando la rabbia che le annebbiava la vista si fu diradata si rese veramente conto di quello che aveva appena fatto, e se ne pentì amaramente. Se solo avesse provato ad ascoltarlo, se solo... ma era troppo tardi: l'aveva perso.

Non ci fu bisogno di parole. Fu Newt stesso a permettere a Queenie di entrare nella sua mente, e lei capì al volo la situazione. Chinò il capo, preoccupata.
-Non riavremo Tina finché tutto questo non sarà sistemato. Vado al MACUSA, e non troverò pace finché non riuscirò a rimediare.- annunciò Newt.
-Vengo con te.- Queenie infilò il cappotto, afferrò la mano di Newt e si smaterializzarono. Non c'era tempo da perdere: ogni secondo che passava Tina si allontanava un po' di più da loro. La stavano perdendo.

Tu cerca di non farti investigare (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora