La Chiesa

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At the end of the day you're another day older
And that's all you can say for the life of the poor
(Les Misèrables, at the end of the day)

-Jacob, sei tu!- ad aprire la porta era stata una signora di mezza età dal volto pallido e smunto, così magra che si riuscivano quasi a contare tutte le sue ossa. Era evidente che non stesse affatto bene, ma il sorriso sul suo volto lasciava intendere il contrario. -Queenie, ci sei anche tu! Sono così felice di vedervi, ragazzi miei...-
La donna sfiorò la spalla di Queenie con una mano tremante e la guardò con i suoi occhi grigio spento.
-Mi dispiace tanto, Kenzie, oggi non siamo riusciti a portarvi niente...- disse Jacob che, nonostante stesse un po' meglio, zoppicava ancora.
-Non preoccuparti, abbiamo ancora i dolci di ieri!- esclamò lei. -Ditemi, cosa vi porta qui?
-Abbiamo disperatamente bisogno del vostro aiuto- spiegò Queenie in tono implorante. -Jacob è ferito, non possiamo più tornare a casa e non sappiamo dove andare!
-Tranquilla cara, potete stare con noi!- disse la donna con un'espressione benevola. -Entrate, è il minimo che possiamo fare dopo tutto l'aiuto che ci avete dato!
Sorrise con dolcezza a Queenie e Jacob, e solo in quel momento sembrò notare Newt, che si nascondeva timidamente dietro di loro, proprio come un bambino. Queenie gli diede una gomitata e gli fece segno di andare avanti, così lui, ancora un po' incerto, fece qualche passo avanti e allungò una mano.
-Newt Scamander, piacere- riuscì a dire, e quando sentì le mani scheletriche della signora stringere la sua tirò un sospiro di sollievo.
-Io sono Mackenzie. Inutile dire che anche tu sei il benvenuto fra noi. Gli amici di Queenie e Jacob sono nostri amici!
Newt la guardò con gratitudine e sorrise, un po' impacciato, senza sapere bene cosa dire. Lei dovette intuire il suo imbarazzo, perché si voltò e fece segno ai tre di entrare.

Newt non aveva mai visto tante persone tutte insieme in una sola stanza, ma la cosa sembrava non pesare affatto a nessuno di loro. Uomini e donne, bambini e anziani vivevano insieme nella Chiesa sconsacrata che un tempo era stata la sede della Nuova Società Filantropica di Salem e si aiutavano a vicenda. Ognuno aveva qualcosa da offrire agli altri, condividevano tutto e facevano affidamento l'uno sull'altro. Erano come una grande famiglia e, nonostante la loro povertà, avevano tutto ciò che volevano. Erano felici. Il Magizoologo si guardò intorno: erano tutti sporchi e malridotti, sfuttavano come potevano lo spazio ristretto a loro disposizione. Alcuni giovani aiutavano dei malati dalla pelle giallognola, parlavano con loro e coprivano premurosamente le loro spalle con delle coperte per proteggerli dal freddo dell'inverno. In un angolo, Newt vide dei bambini che si dividevano una latta di zuppa scaduta.
Quando Queenie e Jacob arrivarono delle urla gioiose si diffusero per tutta la Chiesa. Tutti iniziarono a ridere e a battere le mani, i bambini lasciarono andare la loro latta, pazzi di gioia, corsero verso Queenie e la abbracciarono affettuosamente. Lei si inginocchiò e rise, stringendo a sé i bambini e sistemando loro i vestiti strappati e spiegazzati.
-Chloe! Lo sai che oggi sei proprio carina?- disse, abbracciando una bambina con due trecce sottilissime. Presto la piccola avrebbe perso anche i pochi capelli che le restavano, ma Queenie sapeva come farla sentire bella comunque.
Jacob, che aveva sentito le gambe cedere dopo aver passato tanto tempo in piedi, si sedette e scompigliò i capelli di un ragazzino, mentre gli altri gli facevano centinaia di domande.
-Ci racconti una storia, zio Jacob?- chiese uno dei bambini più grandi.
-Non oggi, bambini- rispose Jacob.
-Uffa!- borbottò qualcuno con aria delusa.
-Perché c'è qualcuno qui che potrà raccontarvi molte più cose di me!- aggiunse lui, indicando Newt. -Il mio amico ha girato il mondo!
I bambini spalancarono gli occhi e si guardarono emozionati, poi puntarono lo sguardo su Newt e si disposero all'ascolto.
-Ciao, ragazzi- salutò il mago, colto di sorpresa. -io sono Newt e sono... ehm... una persona.
-Newt? Che nome strano!- disse una ragazzina.
-Signor Newt, ci racconti qualcuno dei tuoi viaggi?-chiese un altro bambino.
In circostanze normali, il goffo Magizoologo si sarebbe sentito terribilmente a disagio, ma quel giorno fu diverso. Sentiva di potersi fidare di quelle persone. Loro erano diversi dagli altri. Erano poveri, invisibili, indifesi, ma tra loro non esisteva cattiveria. Diversi. Proprio come lui.
E fu così che Newt Scamander si ritrovò a raccontare tutti i suoi viaggi e le sue avventure in giro per il mondo. Ben presto sia i bambini che gli adulti pendevano dalle sue labbra, non si stancavano mai di ascoltarlo.
-E perché questa Tina non è qui?- chiese un bambino  quando Newt iniziò a raccontare le sue avventure più recenti.
Il volto di Newt si rabbuiò per un istante: cosa avrebbe dovuto rispondere? Decise di rimanere sul vago. 
-È stata presa da un uomo cattivo- disse, il che non era poi troppo lontano dalla realtà.
-E perché?- insistette il bambino. 
-Be'...- Newt era sinceramente in difficoltà.
-Andrai a salvarla, vero?- chiese un'altra bambina. -Come i cavalieri salvano le principesse nelle storie di Jacob?
Newt lanciò un'occhiata supplichevole a Queenie, che si alzò in piedi e cercò di aiutarlo.
-Per oggi basta così- disse. -si è fatto tardi!
-Queenie ha ragione- la supportò Mackenzie, che fino a quel momento non aveva smesso un attimo di correre da una parte all'altra della Chiesa per mettere in ordine i pochi averi della comunità e assicurarsi che tutti stessero bene. -tutti a dormire!
I bambini e i ragazzi protestarono, ma i più grandi si stavano già avviando verso i loro posti. Alla fine Mackenzie convinse tutti a raggiungere i loro posti, compresi gli ospiti, e qualche minuto dopo dormivano tutti.

Il mattino seguente Jacob era quasi completamente guarito. Se non altro riusciva a camminare, più o meno. Quando aprì gli occhi notò che Queenie era già sveglia e gli stava sorridendo. Anche lui sorrise. Vedere come il volto della sua amata si illuminava quando sorrideva gli piaceva tantissimo, lo faceva stare bene.
-Jackie, amore! Come stai?- chiese lei, sorridendo.
Jacob aggrottò la fronte e il sorriso gli morì sulle labbra: amore? Queenie non l'aveva mai chiamato così. Non che gli dispiacesse sentirsi chiamare in quel modo, ma era un po' strano. E poi... da quando si davano dei soprannomi? Queenie continuò a sorridere e si inginocchiò accanto a lui. Lo aiutò ad alzarsi e poi lo baciò a lungo, forse un po' troppo a lungo, tanto che a un certo punto Jacob iniziò a chiedersi cosa potesse esserle accaduto. Quando si separarono Queenie lo guardò negli occhi e gli accarezzò una guancia. C'era qualcosa di strano in lei, Jacob ne era sempre più convinto. Nei suoi occhi brillava una luce diversa e Jacob, che quegli occhi li conosceva bene, lo aveva notato. Decise di lasciar perdere, era sicuramente un effetto collaterale del veleno inalato il giorno prima. Si strinse nelle spalle e la baciò di nuovo.
Con il passare del tempo, Queenie iniziò a comportarsi in modo sempre più strano. Anche Newt ci fece caso, e quando la strega si rifiutò di rifare le trecce a Chloe persino Mackenzie iniziò a sospettare qualcosa. Jacob non riusciva a capire cosa le stesse succedendo, era disperato. Voleva indietro la sua Queenie, quella dolce e gentile, e non quella pallida copia. A quel punto gli venne un'idea:
-Queenie, stasera andiamo a cena fuori!

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