Fiori di zucchero

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L'appartamento sembrava terribilmente vuoto ora che Tina non c'era più. Nulla era più come prima: la vita di Queenie non era più la stessa senza la sua Teenie che, ancora mezza addormentata, afferrava vestiti alla cieca senza curarsi minimamente di abbinarli fra loro. La colazione sembrava priva di senso senza i borbottii dell'Auror e i suoi monologhi interminabili sul caso a cui stava lavorando. Ora che Tina non correva da una parte all'altra della casa urlando quanto fosse in ritardo tutto era spaventosamente tranquillo.
Quel giorno, per la prima volta nella sua vita, Queenie andò al lavoro da sola. Percorrere quelle strade senza Tina al suo fianco fu più doloroso del previsto, tanto che, a metà strada, Queenie fu costretta a materializzarsi direttamente in pasticceria per non scoppiare in lacrime. È incredibile quanto l'assenza di una persona amata possa modificare un luogo agli occhi del cuore, facendolo sembrare buio e vuoto. Queenie sapeva che probabilmente non avrebbe mai più passeggiato per quelle vie senza che una ferita si riaprisse nel suo cuore.
Anche il campanello che, come ogni giorno, le diede il benvenuto nella pasticceria Kowalski le sembrò privo di allegria. Queenie sospirò e indossò un grembiule che un tempo doveva essere bianco, ma adesso era coperto di macchie di cioccolato e glassa colorata, e scese le scale che portavano alla cucina.
Jacob era già lì, e stava sbattendo con forza un panetto sul piano di lavoro. Queenie non si era resa conto di quanto fosse in ritardo. Appena Jacob la sentì arrivare sembrò rilassarsi.
-Buon Dio, Queenie! Ero preoccupato...- disse, ma quando alzò lo sguardo vide l'espressione affranta della strega e si bloccò.
Lasciò andare la pasta che stava lavorando e corse verso di lei. Le sollevò dolcemente il mento e la guardò negli occhi.
-Queenie...- sussurrò. -stai bene, tesoro?-
Lei scosse la testa e si lasciò sfuggire una lacrima che scivolò pigramente lungo la sua guancia. Jacob le prese gentilmente una mano e la guidò in un angolo della cucina.
-Vieni, siediti- disse indicandole una sedia. Aprì una credenza e prese una tavoletta di cioccolato. -mangia un po' di questo. È quello aromatizzato alla vaniglia, il tuo preferito-.
Queenie lo guardò riconoscente: adorava il cioccolato alla vaniglia. Come aveva fatto Jacob a ricordarsene? Lo aveva detto solo una volta, tempo prima. Scartò la tavoletta con le mani che le tremavano leggermente e ne addentò un pezzo. La dolcezza del cioccolato che le si scioglieva in bocca ebbe il potere di farla stare un po' meglio all'istante. Si sentiva ancora a pezzi, ma almeno fu in grado di parlare.
-Grazie...- disse con un filo di voce.
Jacob le sorrise rassicurante. Era preoccupato, ma aspettò che finisse di mangiare prima di chiederle cosa fosse successo. Queenie accartocciò l'involucro che conteneva la tavoletta di cioccolato e se lo passò da una mano all'altra, esitante. Prese un respiro profondo e gli raccontò l'accaduto tutto d'un fiato, aspettandosi già la sua espressione delusa.
In effetti, Jacob non approvava affatto le scelte di Queenie. Ovviamente non lo diede a vedere, ma lei aveva già letto i suoi pensieri e, nonostante sapesse che Jacob non avrebbe mai potuto capire le motivazioni che l'avevano spinta a lasciar andare sua sorella, si rabbuiò per un istante. Jacob dovette accorgersene, infatti cercò di fare del suo meglio per rimediare.
-Va tutto bene- la consolò, accarezzandole i capelli. -la troveremo, non può essere andata lontano...
-È quello che ha detto anche lui.- disse Queenie. -Newt. Ma dobbiamo lasciarla andare. Lei voleva questo-.
-Sai che potrebbe...- le fece notare lui, un po' incerto. -insomma, è molto rischioso... quel Grindelwald non sembra proprio un bravo ragazzo...
-So bene chi è Grindelwald, Jacob- disse lei con voce seria. -e anche Tina lo sapeva. Ma io credo in lei. Adesso al lavoro, tra poco arriveranno i clienti. Dov'è il sac à poche?-
-Sicura di riuscire a lavorare? Non vuoi un po' di riposo?- chiese Jacob, seriamente preoccupato per lei.
- No!- rispose subito Queenie con voce implorante. -Per favore. Ho bisogno di fare qualcosa, o penserò a lei in eterno! Ti prego, dimmi che ci sono ancora delle torte da decorare!
-Be', c'è la torta nunziale per i Williams...
-Ah, sì- ricordò immediatamente lei. -i fiori. Quanti ne mancano?
-Settantasei
-Ci penso io. Saranno pronti entro stasera-.
Così, Queenie passò l'intera giornata a modellare fiori di zucchero, cercando di soffocare la nostalgia e il senso di colpa nel lavoro. Delicati petali si formavano uno dopo l'altro tra le sue mani, così sottili e fragili, eppure così perfetti. Fantasticava sul giorno in cui avrebbe decorato la torta per il suo, di matrimonio, anche se quel giorno sembrava tanto lontano nonostante l'anello che mandava deboli bagliori dal suo dito. Impastava, tagliava, plasmava e rifiniva senza sosta, tanto che quando Jacob tornò in cucina metà delle rose erano già pronte per essere sistemate sulla torta.
-Oh... sei stata veloce!- commentò, ammirando la precisione di ogni fiore. Queenie ci aveva messo una cura e una passione che pochi altri pasticceri avrebbero mai dimostrato. In quelle decorazioni c'era tutta se stessa.
-Come procede di sopra?- chiese Queenie.
-Oggi è particolarmente... affollato- rispose Jacob. -ascolta, Queenie... Audrey è già passata a prendere quelle meringhe?
-Dovrebbe venire oggi, sono in forno...
-Perfetto. Potresti impacchettarle e portarle sopra, per favore?
Queenie annuì e si diresse verso il forno. Quando si voltò Jacob era già sparito. Doveva essere proprio indaffarato...
Prese le meringhe una a una controllando che fossero cotte al punto giusto ed eliminando quelle bruciate, e le dispose meticolosamente in una scatola di cartone, che richiuse con un nastro. Dopo aver rimesso la teglia vuota nel forno, prese la scatola e salì le scale.

-SORPRESA!
Un fragoroso applauso giunse alle sue orecchie. Poi le note della sua canzone preferita si diffusero nell'aria. Salì gli ultimi gradini e quello che vide la lasciò senza parole: tutti i clienti della pasticceria erano raccolti intorno al balcone, e le sorridevano calorosamente. Lei ricambiò il sorriso, ma in realtà era piuttosto perplessa. Prese Jacob in disparte.
-Cos'è questa, una specie di festa?- chiese in tono quasi di accusa. Non sembrava molto felice.
-Sì!- rispose Jacob, deluso per la reazione dì Queenie. -Per tirarti su...
-Jacob! Ti sembra il momento di festeggiare?
-Fidati, non c'è momento più adatto. Hai bisogno di divertirti un po'. Adesso vieni a ballare-.
Queenie si rese conto che Jacob aveva proprio ragione. Era troppo severa con se stessa, e quel suo atteggiamento non avrebbe migliorato le cose, l'avrebbe solo portata all'autodistruzione. Un sorriso, questa volta sincero, le illuminò il volto, e Jacob la trovò bellissima. Le diede un bacio e le prese la mano, conducendola al centro del negozio.
-QUEE-NIE, QUEE-NIE, QUEE-NIE!- chiamarono a gran voce i clienti vedendoli arrivare.
I due si guardarono e sorrisero felici, poi aprirono le danze. La pasticceria non era abbastanza grande per fare da pista da ballo a tutti, ma tutti sembravano piuttosto felici di stare seduti ai tavolini che erano stati spostati vicino alle pareti per recuperare più spazio e guardare Queenie e Jacob che volteggiavano spensierati. Perché quei due ragazzi per loro non erano solo i pasticceri di fiducia, ma nutrivano un profondo affetto nei loro confronti, alimentato dalla gentilezza e dalla disponibilità che dimostravano ogni giorno al lavoro.

Si avvicinava l'orario di chiusura. Le ombre si stavano allungando, il sole stava iniziando a calare e una tenue sfumatura arancione colorava la pasticceria, accarezzando i tavoli e i volti dei presenti. Jacob si avvicinò a Henry cercando di non attirare l'attenzione.
-È pronta?- domandò sottovoce. Lui annuì. -Bravo ragazzo. Allora puoi procedere-.
Il giovane assistente sparì dietro la porta della cucina, e quando ne emerse stringeva tra le mani una grossa e invitante torta dall'aria non molto leggera. Barcollando, la appoggiò sul bancone.
-Grazie per tutto quello che fai per noi, Queenie- disse, -ti vogliamo bene-.
Tutti applaudirono alla ragazza. Jacob le strinse la mano.
-Visto? Ti adorano tutti!- le sussurrò all'orecchio, poi alzò la voce perché tutti potessero sentirlo: -Chi vuole una fetta di torta?

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