Persa

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But I lost myself
when I lost you
(Lana del Rey, Terrence loves you)

-Sta arrivando, signore- annunciò l'uomo in nero, un'espressione di ammirazione e obbedienza dipinta sul volto appena visibile sotto il pesante mantello e il capo chino in segno di sottomissione nonostante il suo aspetto feroce. Gellert Grindelwald si limitò a sollevare un sopracciglio, e il suo seguace sembrò evocare dal nulla uno specchio nero dalla forma irregolare e spigolosa e ornato di frammenti di diamante. Grindelwald lo prese senza dire una parola, e il mago in nero accese una candela sul fondo della stanza. La flebile luce della fiammella vibrò nella sala. Quando l'uomo si voltò, il suo signore aveva gli occhi di ghiaccio puntati sullo specchio, e le sue labbra erano incurvate in un ghigno gelido e calcolatore, impregnato di malvagità. Sì, stava arrivando, e presto sarebbe stata in suo possesso. Silente non avrebbe avuto alcuna possibilità contro di lui, allora. Aveva sbagliato a mettersi contro di lui, e avrebbe pagato per questo errore.
-E noi saremo qui ad attenderla- disse soddisfatto senza staccare lo sguardo dallo specchio, come in trance, pregustando la sua vittoria.

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Il mattino seguente, il letto di Tina era vuoto. Quando Queenie si svegliò e lo vide sentì un dolore sordo attanagliarla, ma non era affatto sorpresa: la sensazione del giorno prima... nel profondo del suo cuore lo aveva saputo per tutto il tempo, ma si era rifiutata di crederci. Era ovvio che Tina avesse deciso di farlo. Ecco, l'aveva persa. E lei non era stata in grado di fermarla. No, non aveva voluto fermarla. Adesso che le immagini di tutti i bei momenti trascorsi con sua sorella le trapassavano con violenza la mente, procurandole un dolore straziante, se ne rendeva conto: avrebbe dovuto farla ragionare, aiutarla, e invece non aveva fatto nulla. Aveva preferito assecondarla, l'aveva messa in pericolo. L'aveva persa. Forse per sempre. Forse non l'avrebbe più rivista. Strinse forte i pugni e si morse il labbro: no, Tina sapeva quello che faceva, sarebbe tornata da lei, e in tempo per il matrimonio. Queenie aveva mantenuto la sua promessa, e sapeva che Tina avrebbe fatto lo stesso. Continuò a ripeterselo per tutto il tempo, ma aveva paura e il senso di colpa era sempre lì, immutato. Non pianse, non ne aveva motivo: Jacob le aveva insegnato che è inutile fasciarsi la testa prima di rompersela (le era sempre piaciuto quel detto No-Mag), e secondo Newt preoccuparsi significa soffrire due volte. Si chiese come avrebbero reagito loro. Come avrebbe fatto a spiegare quello che era successo? A sopportare i loro sguardi delusi dopo aver scoperto che lei non aveva fatto nulla per impedirlo? Avrebbero mai capito? Non era sicura di voler trovare una risposta a quelle domande, ma non aveva scelta. Lanciò un'occhiata al Talismano appeso al suo collo, come se potesse darle la forza di andare avanti, e quasi senza rendersene conto lo prese tra due dita.
-Oh, Teen... cosa devo fare?- sussurrò, quasi come se lei potesse sentirla. -Cosa devo fare?-

Newt si era svegliato da poco e si era già messo al lavoro. Non aveva nemmeno lontanamente pensato di dare una sistemata ai suoi capelli, che apparivano più disordinati del solito, o di togliere il suo pesante pigiama a righe. Ignaro del dramma che si stava consumando poco più in là, lanciava grossi pezzi di carne alla famigliola di Graphorn, che sembrava davvero entusiasta di quella colazione sostanziosa.
Almeno per qualcuno quella giornata iniziava nel verso giusto.
Newt era di buonumore quella mattina, stava giusto pensando di uscire e andare a Central Park per continuare le sue ricerche sugli animali non fantastici, magari godersi un po' di tranquillità, quando sentì dei passi un po' incerti provenire dal capanno. Si voltò con una certa sorpresa, di certo non aspettava visite, ma sorrise quando vide Queenie apparire dietro la porta di legno.
-Buongiorno, Queenie!- la salutò, ma lei non ricambiò il sorriso.
Sull'orlo delle lacrime, la Legilimens fece la prima cosa che le venne in mente: corse verso Newt e gli buttò le braccia al collo. Aveva disperatamente bisogno del sostegno di un amico.
-Oh, Newt... che cosa ho fatto!- gemette preoccupata, respirando a fatica.
Preso completamente alla sprovvista, Newt le cinse le spalle un po' incerto, dandole dei colpetti amichevoli sulla schiena che volevano essere di conforto. Il suo sorriso si spense poco a poco lasciando il posto a un'espressione seria. Si predispose all'ascolto, senza dire nulla.
-È andata via- Queenie emise un singhiozzo strozzato, come se dicendo quelle parole ad alta voce ne avesse realizzato appieno il significato. -Teenie se n'è andata, ed è tutta colpa mia!-
Il cuore di Newt saltò un battito.
-Cosa?- chiese, sperando di aver sentito male.
-Io sapevo che sarebbe andata via, ma mi ha fatto promettere...- Queenie fece un passo indietro per poter guardare Newt negli occhi. -mi ha fatto promettere di non parlarne con nessuno. Mi dispiace tanto, Newt-.
-E per cosa?- chiese il Magizoologo. Il suo tono di voce era scosso, così come la sua espressione, ma non era nemmeno lontanamente arrabbiato. -Per non aver tradito la sua fiducia? Non colpevolizzarti, hai fatto la cosa giusta.- la tranquillizzò. -Sai dov'è andata?-
Queenie scosse il capo.
-Mi ha nascosto i suoi pensieri con tutte le sue forze, non sono riuscita a scoprire i dettagli del suo piano,- disse, ma poi un nuovo lampo di apprensione attraversò i suoi occhi. -ma so che ha a che fare con Grindelwald-.
Newt aggrottò la fronte, preoccupato.
-Credi che...?
-No, certo che no. Tina è la ragazza più intelligente che conosca, non tenterebbe mai di sconfiggere Grindelwald da sola.
-E allora perché ci ha nascosto tutto questo? Se non fosse stato peicoloso che senso avrebbe avuto fare in modo che non lo sapessimo?
Queenie non rispose. Sospirò abbattuta e si lasciò cadere su una roccia dalla forma piatta e allungata. Newt soffriva a tal punto che la sua mente stava praticamente urlando, i suoi pensieri facevano un rumore assordante nella mente della Legilimens, che per un attimo sentì la testa girarle e le tempie pulsare, tanto che fu costretta a chiudere la mente, per quanto fosse faticoso. Newt sembrò notare il suo disagio, infatti inspirò a fondo e cercò di liberare la mente.
-E adesso?- chiese a bassa voce.
-E adesso aspettiamo- rispose lei, rassegnata.
-Aspettare? Non andiamo a cercarla?
Queenie congiunse le mani e vi appoggiò il mento, osservando un punto lontano con lo sguardo spento della sua parte più arrendevole.
-Lei ha fatto la sua scelta,- sospirò, -sa bene quello che fa, non ha bisogno di noi. Le saremmo solo d'intralcio...
-Non possiamo lasciarla morire senza fare nulla per aiutarla!- protestò Newt, incredulo. -Qualunque sia il suo piano, ha a che fare con il Mago Oscuro più potente di tutti i tempi!
-Ormai è andata. Non possiamo fare più nulla per aiutarla- gli fece notare Queenie. -e lo sai-.
Newt strinse le labbra. Senza dire una parola voltò le spalle alla strega ed entrò nel capanno. Lei si alzò e lo seguì.
Il Magizoologo fissò un punto tra le cianfrusaglie ammucchiate sulla scrivania. Queenie sapeva perfettamente cosa stava guardando. Fece un passo indietro per concedergli un po' di intimità, guardando altrove. Lui allungò maldestramente la mano e afferrò la cornice che un tempo aveva ospitato il volto serio di Leta Lestrange e da cui adesso sorridevano felici e sereni lui e Tina. Ricordava quel momento come se fosse accaduto non più di due giorni prima: la cena, la prima volta che avevano ballato insieme, l'imbarazzo quando avevano scoperto di essere finiti in prima pagina sulla Gazzetta del Profeta, la soddisfazione e l'incredulità negli occhi di Tina quando aveva messo da parte la foto di Leta... possibile che non avrebbe mai più rivisto quegli occhi? Il solo pensiero gli risultava inconcepibile.
-Secondo te tornerà?- chiese a Queenie con voce strozzata.
La Legilimens sobbalzò: si era persa tra i pensieri malinconici di Newt, e si sentì colta in flagrante nel mezzo di un crimine orribile.
-Sì,- disse con sicurezza, -Tornerà-.

Tu cerca di non farti investigare (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora