Un punto in mezzo al nulla

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Newt era in piedi su un'alta scogliera e osservava l'Oceano che si estendeva davanti a lui, apparentemente infinito. La vastità di quella distesa d'acqua lo spaventava, sebbene l'avesse attraversata già molte altre volte. Era così piatta e immobile da confondersi con il cielo. Solo un timido spicchio di luna si rifletteva nell'acqua, diffondendo un tenue bagliore. Era impossibile dire dove fossero finiti, quel luogo era così desolato da apparire completamente anonimo. Non un albero, non un particolare tipo di roccia, nessun cartello che potesse dare qualche indizio. Era come un punto in mezzo al nulla. Tutto quello che Newt sapeva era che avevano raggiunto il Québec, cosa alquanto rassicurante, dato che il Canada era proprio la loro meta. Il Magizoologo non riusciva a dare un nome a quella città misteriosa, per quanto tentasse di ricordare le cartine che aveva esaminato ininterrottamente da bambino, quando sognava di girare il mondo, e anche da adulto, durante i suoi viaggi alla ricerca delle Creature Magiche più rare. Essendo particolarmente dotato in geografia, però, il Magizoologo riuscì a dedurre che dovevano trovarsi nei pressi di Gaspé. Avevano raggiunto il loro obiettivo, eppure Newt si sentiva di nuovo perso. Non sapeva dove andare. Erano anni che non gli capitava. Aprì la sua valigia e prese l'Invenitor. Queenie lo aveva dimenticato lì, così si decise a dare un'occhiata, giusto per avere un'idea su quale strada prendere. Lo osservò attentamente, ammirando il movimento quasi ipnotico delle lancette: puntavano a Est, oltre l'Oceano, verso l'Inghilterra. L'Inghilterra... avrebbe dovuto immaginarlo, era lì che si erano verificati gli attacchi di Grindelwald più recenti. Sperò con tutto il suo cuore che i suoi seguaci non arrivassero a Londra. Alla sua famiglia. Non aveva avuto nemmeno il tempo di dire addio, era praticamente scappato ed era rimasto a New York quando loro erano in pericolo e avevano bisogno di lui. Era stato un egoista, e non se lo sarebbe mai perdonato. Immaginò Tina con quel suo nuovo sguardo di pietra che puntava la bacchetta contro sua madre, e quella visione gli apparve tanto reale che fu scosso da un brivido. Diciamo che non era proprio così che aveva pensato di presentarla ai suoi genitori. E poi cosa avrebbe detto Theseus? Non voleva dargli la soddisfazione di dire "te l'avevo detto". E non l'avrebbe avuta, perché Tina poteva ancora essere salvata, ne era sicuro. Ma non c'era tempo da perdere, dovevano andare e trovarla al più presto, prima che fosse troppo tardi. Forse voleva essere trovata, dopotutto, o non avrebbe esitato a strapparsi via l'Admonitor, dato che finalmente ne aveva l'occasione, e sparire senza lasciare alcuna traccia. Newt non aveva smesso nemmeno per un momento di ringraziare Merlino per quella piccola speranza che avevano. Non aveva mai pensato a cosa avrebbe fatto quando l'avesse rivista, e non aveva intenzione di provarci quel giorno. Chi esita è perduto, si disse, ci avrebbe pensato una volta arrivato da lei. Neppure prese in considerazione l'idea che, in realtà, lei non stesse aspettando altro, così come Grindelwald, perché in quel modo sarebbe andato incontro a una morte certa.
— Bacchetta annodata? — una voce interruppe le riflessioni di Newt. Si girò e vide che Queenie avanzava verso di lui.
— Pensavo
— Lo vedo
Queenie si sedette accanto a lui, sull'orlo del dirupo, con i piedi penzoloni. Non sembrava avere paura.
— Dobbiamo andare in Inghilterra — disse Newt, mostrando l'Invenitor a Queenie. — Sarà meglio partire subito —.
Lei prese cautamente lo strumento tra le mani e lo guardò con le labbra strette a formare una linea sottile.
— Newt, dobbiamo riposare — tentò di farlo ragionare. — Ne abbiamo già passate tante, e poi non andremo molto lontano, è buio e non abbiamo mezzi per attraversare l'Oceano —.
— Ma Tina... — tentò di protestare Newt.
L'espressione di Queenie si incupì per un istante quando sentì pronunciare il nome della sorella, ma subito tornò ad esibire un largo sorriso.
— Una notte non cambierà nulla — disse. — Jacob sta già dormendo. Era stanco morto... non credo sia abituato a sopravvivere a un naufragio, essere trascinato in un posto dimenticato dal mondo e vedere una Strega Oscura morire in meno di tre ore —.
— No, decisamente no —.
Tra loro calò il silenzio. Newt sollevò lo sguardo: il cielo era illuminato da migliaia di stelle. Non c'erano parole per descrivere la meraviglia di quello spettacolo, era come se una pioggia di diamanti si stesse preparando a riversarsi su quella landa desolata. Newt avrebbe potuto rimanere lì a contemplare quei punti luminosi per ore. Si chiese come ci si dovesse sentire ad essere una stella. A conoscere esattamente il proprio destino, ad essere così certi, senza alcuna domanda, del proprio scopo, del proprio posto nel mondo. Un tempo credeva di saperlo, ma adesso tutte le sue certezze erano svanite. Se solo le stelle avessero potuto guidarlo, suggerirgli cosa fare...
— Sono belle, vero? — sussurrò Queenie, anche lei con il naso all'insù.
Newt annuì senza abbassare lo sguardo. Sì, erano davvero belle. Forse anche Tina stava guardando quello stesso cielo stellato... nel momento in cui quel pensiero attraversò la sua mente, si sentì meno solo.
— Non ti manca? — chiese. — Tina —.
— Più di quanto immagini — sospirò Queenie.
— Allora perché non vuoi che torni?
— Io voglio che torni, ma so che è impossibile. L'ho vista, su quel giornale: non è più lei. Non la riconosco, non riesco a vedere niente della vecchia Tina in Thunder. C'è qualcosa nel suo sguardo che... è come se qualcosa dentro di lei si fosse spezzato, capisci cosa intendo?
Newt annuì, ma non osò parlare: era terrorizzato dall'idea che Queenie potesse avere davvero ragione.
— E anche se tornasse, — continuò Queenie, — non credo che riuscirei a perdonarla. Mi ha mentito in continuazione, mi ha tradita senza pensarci due volte. Ha mandato all'aria tutti gli anni che abbiamo passato insieme come se non le importasse niente di noi, di me! Ha pensato solo a se stessa e alla sua stupida causa, qualunque essa sia, e adesso per colpa sua non ho più una famiglia né una casa. Sono stata torturata. Ingannata. Una pazza ha preso il mio posto. E adesso sono coinvolta in questo viaggio assurdo. Come potrei fidarmi ancora di lei?
— E se invece le cose non fossero come sembrano? Se ci fosse ancora un modo per salvarla, farla ragionare? Non potresti perdonarla? — replicò Newt, anche se la sua speranza stava iniziando a vacillare.
— Non è così semplice... — rispose Queenie. Mentre parlava si lasciava scorrere la neve tra le dita, disegnando piccoli cerchi sulla superficie candida. Ben presto le sue mani si arrossarono per il freddo, ma lei non sembrò nemmeno farci caso. — Noi siamo cresciute insieme, siamo sempre state dalla stessa parte, vederla al fianco di Grindelwald è semplicemente troppo per me —.
Newt le rivolse uno sguardo fugace: la sua voce era dolce, ma ferma e salda, i suoi occhi erano umidi ma non una lacrima le rigava le guance. La sua era l'espressione di una combattente in guerra contro se stessa. La stessa espressione di Tina. Somigliava a lei più di quanto si potesse immaginare a un primo sguardo.
— È sempre stata una gran testarda, Teenie... faceva esasperare i nostri genitori di continuo — disse Queenie, con un sorriso colmo di nostalgia impresso sul volto. — Newt, tu mi ci vedresti a fare la Strega Oscura?
— Siamo più vicini all'invenzione delle bacchette autoincantanti, perché?
— Tutto sommato potremmo farlo, sai? Passare dalla sua parte. — Newt spalancò gli occhi sentendole dire quelle parole, ma lei non si fermò: — Magari è questo che il destino ha prefissato per noi, è questo il motivo per cui ci sta spingendo in quella direzione. Abbiamo perso Tina, ma almeno avremmo Thunder... e Jacob, lui verrebbe con noi, così potremmo sposarci, avere una famiglia e nessuno ci inseguirebbe. Sono stanca di scappare dagli attacchi di Grindelwald, Newt, lì saremmo protetti!
Newt dovette ammettere, suo malgrado, che il discorso di Queenie aveva senso. Grindelwald in quel momento sembrava l'unica soluzione ai loro problemi, e per un attimo anche lui fu quasi convinto, poi però ripensò alle persone che erano morte. Agli occhi di quelle Creature innocenti prosciugati da ogni barlume di vita. Tutto per colpa sua, di Grindelwald. Non sarebbe mai stato suo complice, al contrario, non avrebbe esitato a dare la sua vita se fosse servito a fermare quel massacro.
— No, Queenie — disse fermamente. — Questa non è la soluzione. So che sei stanca di combattere, lo sono anch'io, ma Grindelwald è malvagio e non ha buone intenzioni. Non vuole il bene dei suoi seguaci, non esita a farli uccidere, se necessario, per lui non sono altro che pedine, tutto quello che gli interessa è annientare i Babbani. Come Jacob. Hai già dimenticato tutte le cose orribili che ha fatto?
— Ma Tina...
Newt rimase sorpreso di sentire Queenie riferirsi alla sorella, o meglio, a quello che era diventata, con il suo vero nome e non con "Thunder". Da quando aveva scoperto che era passata al Lato Oscuro aveva sempre evitato di farlo.
—Tu hai perso una sorella, — disse Newt, balbettando leggermente nello sforzo di combattere l'imbarazzo ed esprimere i suoi sentimenti. — Io ho perso un'amica. Più di un'amica. Non voglio perdere anche te —.
Queenie rimase immobile, in meditazione, e di colpo parve ridestarsi da un sogno.
— Hai ragione — disse. Il suo tono di voce era cambiato, adesso sembrava più naturale, come se l'effetto di un incantesimo fosse appena terminato. — Scusami, non avrei dovuto parlarti di lei. È per questo che non voglio mai farlo, la nostalgia mi ha indebolita. Grazie Newt, senza di te probabilmente sarei già lì... — un brivido le attraversò la schiena.
— Non preoccuparti, adesso è tutto passato. Non pensiamoci più, d'accordo?
— D'accordo —.

Ho appena scoperto come fare i trattini quelli professionali e niente, mi sento realizzata.
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Tu cerca di non farti investigare (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora