Emily (parte 1)

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Newt non aveva molte certezze, ma poteva asserire con una certa convinzione che quello non fosse stato il più felice dei compleanni per lui, né tantomeno il più tranquillo, ma a fine giornata fu sorpreso di riscoprirsi appagato e fortunato, nonostante tutto. Anche nella tristezza, quel giorno, il giovane Magizoologo riuscì a vedere, di tanto in tanto, degli sprazzi di luce. Era ben lieto di avere accanto i suoi più cari amici, tanto per fare un esempio, anche se una di loro mancava all'appello, e la sua assenza era palese, tangibile, e non perdeva mai occasione di farsi sentire, amara e straziante. Queenie e Jacob, a ogni modo, avevano fatto del loro meglio per tenere alto il morale di Newt, e lui ne era estremamente grato. Non gli sembrava vero, non aveva mai avuto degli amici come loro.

Appena arrivato al porto, Jacob cercò Newt con lo sguardo. Quando lo vide il suo volto si aprì in un'espressione gioviale e, con un largo sorriso, si fiondò verso l'amico, a braccia aperte.
-Newt, amico!- urlò, e tutti i presenti si girarono a guardarlo. il povero Newt non riusciva a capire perché gli americani avessero quella spiacevole abitudine di parlare sempre a voce così alta. -Tanti auguri!
Rise in maniera quasi sguaiata e stritolò Newt in un abbraccio affettuoso. A giudicare dall'espressione di Queenie, che nel frattempo li aveva raggiunti, se le sue mani non fossero state impegnate a stringere un'enorme valigia e un fagotto dalla forma piuttosto strana, probabilmente avrebbe fatto lo stesso.
-Grazie tante, Jacob, ma gradirei se mi lasciassi respirare...- blaterò Newt, senza fiato.
-Oh, certo... scusami- disse lui, mentre lo lasciava andare.
-Detesto interrompervi, ragazzi, ma sarà meglio sbrigarsi...- si intromise Queenie che, per quanto tentasse di non darlo a vedere, non era affatto entusiasta di intraprendere quel viaggio. -la nave partirà a momenti, e ancora non abbiamo superato i controlli-.

Partirono poco dopo, all'estinguersi del sole dietro gli enormi grattacieli di New York, che già cominciavano ad allontanarsi. I tanto temuti controlli erano andati meglio del previsto; in qualche modo  erano riusciti a far passare l'Invenitor per un semplice orologio e Newt se l'era cavata facilmente con la sua valigia, nella quale, tra l'altro, Jacob aveva anche nascosto la pistola. Quando si trattava di infrangere la legge, nessuno poteva battere Newt Scamander. Nel momento in cui l'ufficiale che li aveva perquisiti aveva preso il fagotto che Queenie stringeva tra le braccia e aveva sollevato leggermente la carta, Newt aveva visto il volto della strega sbiancare, ma fortunatamente l'ufficiale aveva sorriso e li aveva lasciati passare.
E così eccoli lì, ancora una volta imbarcati (letteralmente) in una pericolosa e disperata missione di salvataggio. Avrebbero mai avuto un momento di tranquillità? Oppure erano condannati a vagare eternamente in giro per il mondo, scaraventati da una parte all'altra dell'Oceano a causa dei continui eventi spiacevoli che tempestavano la loro vita? Ed era davvero terribile quanto sembrava, questa loro condizione? Questi pensieri affollavano la mente di Newt mentre, seduto su una panchina,  volgeva gli occhi al cielo, ammirandone il colore rosso stinto, sfocato, come se fosse celato dietro un velo. Infilò le mani intorpidite dal freddo nelle tasche del cappotto: la morsa gelida che si era sostituita all'aria non accennava a dissolversi, e leggere nuvolette si sollevavano a ogni suo respiro. Non ne poteva più.
Si alzò e fece per raggiungere la cabina, sperando con tutto il suo cuore che fosse un po' più calda. Fece giusto qualche passo, lo sguardo dritto davanti a sé e la mente altrove, quando si scontrò con Queenie.
-Scusami, scusami tanto!- esclamò, ma lei non sembrò neanche farci caso. Si limitò ad aggiustarsi le pieghe della gonna e sorridere. Il suo colorito era più pallido del solito. Sembrava nervosa.
-Newt! Proprio te cercavo...- disse, mentre lo afferrava per un braccio e lo trascinava dall'altra parte della nave. -vieni, c'è una cosa che devi vedere!
Newt non si chiese neppure a cosa alludesse Queenie, si arrese prima ancora di porsi il problema, del resto, conosceva abbastanza bene Queenie da sapere che non gliel'avrebbe mai rivelato. Si lasciò semplicemente condurre attraverso un lungo corridoio costeggiato da porte, porte e ancora porte, tutte uguali, non si vedeva altro. In qualche modo, Queenie individuò quella giusta, si fermò e bussò.
-Tesoro!- chiamò, picchiando altre tre volte contro la porta. -Codice indaco, fase tre!
-Dammi un minuto, 2751!- gridò la voce di Jacob dall'interno.
Nel minuto che seguì Newt tentò disperatamente di non farsi domande, ma ovviamente non ebbe successo. Dovette utilizzare fino all'ultimo granello della sua pazienza per mantenere la calma. Alla fine, fortunatamente, la porta si aprì. Jacob cercò di soffocare un sorriso emozionato mentre si sporgeva fuori dall'angusta cabina. Prima che Newt potesse dire qualunque cosa, annuì e fece entrare prima Queenie e poi Newt, senza dire una parola. Le luci erano spente e non si riusciva a vedere assolutamente nulla. Anche l'oblò sulla parete era stato coperto per impedire alla luce di entrare. L'oscurità era così fitta che Newt non poteva vedere neanche le sue stesse mani.
Improvvisamente, però, vide qualcosa: una fiammata illuminò di colpo la stretta cabina, riscaldando l'aria in un batter d'occhio. Colto di sorpresa, spiccò un balzo alll'indietro.
-Per la barba di Merlino!- esclamò poi, a bocca aperta, quando riuscì ad avere una visione d'insieme: era una torta, a giudicare dai ciuffetti di panna sparsi sulla superficie, ma non era affatto una torta comune. Aveva la forma di un drago, ed era curata nei minimi dettagli, tanto che all'inizio Newt l'aveva scambiata per un drago vero. Tra le fauci bruciava un fuocherello, un'eco della fiammata ardente di poco prima, che sembrava sul punto di spegnersi.
-Abbiamo messo del gelato flambé nella bocca!- spiegò Queenie, visibilmente esaltata.
Newt era senza parole. Non sapeva cosa dire, riusciva solo a balbettare parole senza senso e osservare la torta, in totale ammirazione.
-Grazie, ragazzi... è perfetta!- disse appena fu in grado di formulare una frase sensata senza perdersi ad osservare le ali dalla forma incredibilmente precisa.
-È stato un piacere!- disse Queenie con un inchino teatrale. Le mani le tremavano ancora leggermente, c'era qualcosa che la turbava, ma era brava a nasconderlo.
-Questo ed altro per te, amico mio!- aggiunse Jacob, dandogli una pacca sulla spalla.
-Siete due teste di mezzo, dico davvero...- bofonchiò Newt, con gli occhi ancora colmi di sorpresa mista a meraviglia.
Queenie e Jacob si guardarono, sperando che l'altro avesse capito il significato dell'espressione usata da Newt, ma quando realizzarono di essere nella stessa situazione, come per un tacito accordo, si strinsero nelle spalle e si limitarono a continuare a sorridere, fingendo di aver capito alla perfezione. E poi Newt disse una cosa che mai i due si sarebbero aspettati di sentire in quel momento, almeno non da Newt Timidone Scamander:
-Vi voglio bene-.

Tu cerca di non farti investigare (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora