Neve

269 29 45
                                    

La notte era gelida e ventilata. L'aria fredda sembrava penetrare nelle ossa con il solo scopo di trasformarle in ghiaccio, persino respirare provocava un dolore acuto e bruciante; Queenie e Newt avevano le punte dei nasi arrossate, le labbra iniziavano a spaccarsi e le mani e i piedi erano ormai congelati, al punto che non riuscivano a muoverli. Il fiato si condensava in nuvolette che fluttuavano davanti ai loro occhi prima di disperdersi nel buio. Jacob era riuscito, contro ogni previsione, a racimolare un po' di legna per accendere un piccolo fuoco, ma pareva che più si avvicinassero alle fiamme che danzavano davanti a loro, più il freddo si facesse ostinato, come se volesse prendersi gioco di loro. Quando poi la neve iniziò a cadere in fiocchi fitti e spietati, con quella caparbietà un po' dispettosa che impediva allo sguardo di allontanarsi e alla mente di viaggiare oltre il ripido profilo della scogliera, capirono che quella notte non sarebbe stata affatto breve per loro. Erano in trappola, e non c'era nessun luogo dove nascondersi, non avevano alcun riparo dalla neve, dal gelo che non accennava a ritirarsi, dal silenzio che si propagava da quel luogo solitario riempiendo i loro cuori stanchi.
Nonostante questo, però, c'era qualcosa nel bianco della neve che li faceva ben sperare: era uno spettacolo così suggestivo che era impossibile non rimanere incantati. I ciuffetti d'erba che ancora si vedevano stavano sparendo poco a poco. Le macchie di quel verde stinto che sapeva di morte, di tempi di splendore ormai andati, stava sparendo sotto la coltre di neve fresca, anche se per vederlo era necessario sbattere più volte le palpebre per liberarsi dei fiocchi di neve che si incastravano tra le ciglia.
Queenie guardò Jacob che, nonostante il gelo, era caduto in un sonno profondo vicino al fuoco. Nello sguardo della strega c'era una tenerezza così pura che sembrava far tremare debolmente l'aria con la sua dolcezza. Tolse il cappotto e, cercando di placare il tremore delle sue spalle, lo usò per coprire Jacob: aveva lasciato il resto dei suoi vestiti nella sua valigia, che a quell'ora probabilmente era da qualche parte sul fondo del mare, quel cappotto era tutto quello che le rimaneva e preferiva fosse Jacob a usarlo: i No-Mag si ammalano molto più facilmente. Newt la vide e un'idea gli balenò nella mente, così allungò una mano per fermarla.
— Aspettami qui — le disse, prima di aprire la valigia ed entrare, senza dare altre spiegazioni.
Gli bastò scendere tre gradini della scala, subito fu investito da un calore che gli parve quasi insopportabile, dopo aver passato tanto tempo al freddo. Per un attimo fu tentato di trascorrere la notte lì, ma non potevano abbassare la guardia, non dopo l'avvertimento di Emily. Erano infreddoliti, ma non stupidi, sapevano bene che era necessario fare un piccolo sforzo e rimanere vigili. Tuttavia Newt sapeva anche che la situazione a quel punto poteva solo peggiorare, e rischiavano tutti di morire assiderati, perciò aprì tutti i cassetti e gli sportelli che si ritrovò davanti, cercando qualche coperta di riserva. Ricordava di averne, ma aveva dimenticato dove. Quando terminò la sua ricerca il capanno era immerso nel disordine più totale, e Newt si ritrovò tra le mani nient'altro che una coperta di lana grande abbastanza per coprire a stento una persona. Sarebbero riusciti a farsela bastare, anche perché l'alternativa era svegliare Dougal per prendere la sua coperta preferita, e anche il solo aver preso in considerazione quella soluzione fece sentire Newt terribilmente in colpa. Diede un'ultima occhiata alla mensola sopra la scrivania, ma non trovò nulla che potesse in qualche modo tornargli utile, così tornò da Queenie, trattenendo il fiato e stringendo i denti quando fu costretto ad affrontare il contatto con l'aria gelida.
— Fammi capire, tu avevi delle coperte e lo dici solo adesso?— Queenie urlava con tutte le sue forze per sovrastare il boato del vento, che si era fatto più insistente.
— Scusa, non mi era venuto in mente! — gridò Newt, sistemandole la coperta sulle spalle.
— E tu cosa farai? — protestò Queenie, rifiutando la coperta e restituendola a malincuore a Newt. —Non ti lascio al freddo!
— Penso che dovremmo organizzare dei turni di guardia, così gli altri due potranno riposare nella valigia almeno per un po' — propose Newt. — Fa caldo, lì!
— Resto io per prima — si offrì Queenie, riavvolgendosi nella coperta. — Ho molto a cui pensare, non credo che riuscirei a dormire in questo momento. Porta dentro Jacob, povero caro, ha la pelle d'oca!
Newt non ebbe la forza di protestare. Prese Jacob di peso e se lo caricò, non senza una certa difficoltà, sulle spalle, poi i due sparirono nella valigia.

Quando Queenie svegliò Newt per dargli il cambio sembrava non essere passato più di qualche istante. Era così stanco che non aveva nemmeno realizzato di essersi addormentato. Sbadigliò rumorosamente, guardandosi intorno con aria un po' disorientata, poi prese la coperta che Queenie gli porgeva, farfugliò una specie di ringraziamento e uscì. Si aspettava di essere attanagliato ancora una volta da quella morsa gelida, invece realizzò con piacere che l'aria si era leggermente riscaldata. Se non altro, non nevicava più. Gli dispiacque di aver lasciato la povera Queenie a fare il turno di guardia nelle ore più fredde della notte, ma era così stanco che non si era nemmeno reso conto di quanto fosse stato ingiusto. Si ripromise di prestare più attenzione la notte successiva. Newt si strinse più forte nella coperta e si lasciò cadere sulla neve fredda, che cancellò dai suoi occhi quell'espressione assonnata. Non aveva mai visto della neve così morbida, era proprio come lo zucchero che sua madre metteva sui dolci quando era bambino, gli venne quasi voglia di assaggiarla. Rimase immobile per un tempo che parve interminabile, poi si decise a rialzarsi e fare qualcosa di utile. Non gli venne in mente nulla. Non c'era niente che potesse fare in quel luogo deserto, così si limitò ad aggirarsi nei dintorni senza una meta precisa, esplorando quella distesa che sembrava sempre identica a se stessa. Era buffo, quel paesaggio era così monotono che a ogni passo sembrava non avanzare mai. Non avrebbe saputo dire con certezza per quanto tempo avesse camminato, né quanto fosse arrivato lontano, tuttavia presto il cielo sopra di lui si colorò di rosa. Le nuvole assunsero tenui sfumature di arancione mentre il sole sorgeva. La neve stava iniziando a sciogliersi lentamente come se fosse arrivata per Newt, Queenie e Jacob la fine di un'ardua prova, come se volesse premiarli per averla sopportata e averle fatto compagnia per tutta la notte. Sembrava brillare sotto quei tenui raggi dai bagliori rosati. Era uno spettacolo magico, meraviglioso, uno di quelli che Newt non avrebbe mai rivisto in tutta la sua vita. Si ritrovò a pensare che forse a Tina sarebbe piaciuto, anche se non lo avrebbe ammesso: "è troppo romantico, per me!" avrebbe protestato, ma in realtà sarebbe rimasta a guardare fino alla fine. Avrebbe voluto condividere quella vista con lei, in quel momento.
I suoi pensieri furono interrotti da una specie di proiettile bianco che sfrecciò proprio vicino al suo orecchio, mancandolo per un pelo, per poi andarsi a schiantare poco più in là.
— Oh, caro, l'hai mancato! — disse una voce.
— Te l'avevo detto che dovevamo mirare un po' più a sinistra! — rispose l'altra.
Newt impiegò una frazione di secondo a capire, ma quando si girò era già troppo tardi, e un'altra palla di neve lo colpì in pieno.
— Voi, razza di delinquenti! — non seppe bene cosa lo spinse a parlare in quel modo, o a scoppiare a ridere poco dopo, né tantomeno per quale motivo si ritrovò a lanciare una palla di neve contro Queenie e Jacob, e poi un'altra, un'altra e un'altra ancora, ma qualunque cosa fosse gli piaceva. Sospettava si trattasse di divertimento, ma erano anni che non aveva tante occasioni per lasciarsi andare e divertirsi, nascosto dietro il suo muro di timidezza, quindi non ne era sicuro.
La battaglia di palle di neve infuriò per buona parte della mattinata sulla scogliera canadese. Newt, Queenie e Jacob sembravano tre bambini, a vedere la loro spensieratezza, nelle loro risate c'era quella dolce nota che gli adulti sembrano voler seppellire in tutti i modi, felici di vivere senza mai un sorriso, mai un po' di colore. I tre avevano vissuto così troppo a lungo, e quell'improvvisa esplosione di energia fu per loro un momento di liberazione e di sfogo. Qualche volta fa bene andare oltre gli schemi.
Poi però soggiunse la stanchezza. Crollarono sulla neve, ancora ridacchiando, troppo stanchi per continuare, si calarono di nuovo nei loro pesanti panni da adulti e iniziarono a porsi il problema di come attraversare l'oceano.
— Potremmo utilizzare una Passaporta — propose Newt. — Tina sa come... oh — si bloccò di colpo ricordando che Tina non li avrebbe aiutati quella volta. Era dura andare avanti senza la mente del gruppo.
— Ma voi magici non potete sparire da un posto e riapparire in un altro? — chiese Jacob, non capendo esattamente dove fosse il problema.
— Sì, ma è pericoloso Materializzarsi in luoghi così lontani, — gli spiegò Queenie, — c'è il rischio di Spaccarsi
— Che alternative abbiamo? — disse lui, che evidentemente non aveva mai visto una persona Spaccata e non si rendeva conto del pericolo.
— Forse dobbiamo solo aspettare... — azzardò Queenie, incapace di pensare a un piano migliore.
— E a cosa servirebbe? — intervenne Newt. — Di certo l'aiuto che cerchiamo non cadrà giù dal cielo!

Appena qualche secondo dopo, l'aiuto che cercavano cadde giù dal cielo.

Tu cerca di non farti investigare (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora