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"non riusciremo mai a pagarle in tempo," affermò una voce tremante e femminile che solitamente era ferma e decisa per comandare casa.


"Avremo ancora più debiti" continuò coprendosi gli occhi e facendo risentire i suoi singhiozzi in tutta la casa.  


"Ce la possiamo fare" cercò di rassicurarla mio padre, tentando di posargli una mano sulla spalla per confortarla, ma la ritirò non appena la donna si alzò di scatto.


"E come credi che riusciremo a pagarle?" alzò il tono di voce in modo da farsi sentire più chiara "sono stata licenziata di nuovo!" urlò tornando a piangere.


Mio padre si avvicinò cautamente e la abbracciò da dietro, sussurrandole parole dolci per cercare di confortarla il più possibile.


Questa situazione si stava ripetendo da ormai troppe settimane per essere contate, e più andavamo avanti più peggiorava.


Quella settimana erano arrivate due lettere in cui venivamo informati del ritardo di ben oltre due mesi con i pagamenti.


"Sohyun non riesce a trovare un lavoro e io vengo licenziata ogni mese!" si lamentò senza mai smettere di urlare.


Non riuscivo a sopportare quella situazione, i miei genitori non guadagnavano abbastanza soldi per arrivare a fine mese e io non venivo accettata in nessuna azienda nel quale facevo un colloquio.


Presi la mia giacca ed uscì di casa, recandomi nel bar infondo alla via, che ero ormai solita frequentare da anni.


Il mio migliore amico lavorava lì tutto il giorno, e ci andai perché sapevo che era in servizio e poteva darmi dei consigli buoni su cosa fare.


"ciao Sohyun!" mi salutò calorosamente accompagnando la sua voce con un sorriso.
"come mai qui a quest'ora?" disse dando un'occhiata all'orologio appeso in fondo alla sala ancora visibile dal bancone degli aperitivi.


"é arrivata un'altra lettera" sospirai sedendomi sullo sgabello li vicino e osservando Minhyun pulire i bicchieri con un panno grigio.


"è la seconda questa settimana"
Abbassai lo sguardo e iniziai a giocare nervosamente con le mie dita.


Potei sentire lo sguardo di Minhyun su di me, come se stesse cercando la frase giusta per tirarmi su di morale, come faceva sempre.


"e il tuo colloquio di venerdì?" chiese speranzoso.
Minhyun era il mio migliore amico fin dalle elementari e aveva da sempre sperato il meglio per me, tanto che, quando gli offrirono il lavoro al bar, non voleva accettare perché aveva paura di non poter passare più tempo con me.


Fortunatamente lo avevo convinto, e ora poteva permettersi un appartamento tutto suo con il salario che riceveva a fine mese.


"non sono stata presa" cercai di non apparire troppo delusa poiché sapevo che altrimenti si sarebbe preoccupato troppo.


"mi dispiace tanto" disse fermandosi di fare quello che stava facendo per un secondo.


"Mi scusi," un ragazzo dai capelli neri sulla ventina si avvicinò al bancone prendendo posto non tanto distante da me, "potrei avere un bicchiere di birra?" chiese togliendosi gli occhiali da sole, rivelando un viso ben curato e degli occhi a mandorla scuri.


Se non fosse stato per la situazione tragica in cui mi trovavo, mi sarei sicuramente soffermata di più sui suoi dettagli e avrei reagito diversamente ai suoi lineamenti attraenti.


Si voltò verso di me e mi sorrise, notando che lo stavo osservando.
Non appena Minhyun finì di servirlo tornò da me e continuò con la pulizia dei bicchieri.


"sarei disposta a fare di tutto pur di trovare un lavoro," sbuffai prendendo in mano uno dei bicchieri vuoti posati sul bancone, rigirandolo tra le mie mani come se fosse una palla di cristallo in cui cercare la soluzione.


"di tutto?"
La voce maschile al mio fianco mi sorprese, e voltandomi notai il ragazzo di prima guardarmi intensamente con quei suoi occhi scuri.


Rimasi immobile e in silenzio, non sapendo cosa rispondere al suo insolito intervento nella conversazione tra me e il mio migliore amico.


"posso aiutarti io se vuoi un lavoro" mi sorrise rendendomi fin troppo confusa, ma speranzosa nel trovare un'occupazione.


"Tieni," prese dalla sua tasca un foglietto, simile ai bigliettini da visita, "ti aspetto domani sera all'indirizzo scritto qua sopra."


Non mi diede neanche il tempo di rispondere e lasciò la banconota sul bancone, recuperando la sua giacca per poi infilarsela e uscire dal locale.


Mi voltai verso Minhyun riguardando il bigliettino nero che mi era appena stato dato.


Forse avevo trovato un lavoro.

𝐓𝐎𝐗𝐈𝐂 𝐋𝐈𝐏𝐒 - 𝐏. 𝐉𝐦Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora