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Potevo considerare il pranzo un vero successo.
Nonostante per la maggior parte del tempo c'era stato un silenzio imbarazzante tra me e Jimin, il cibo era assolutamente squisito.


Non mangiavo così bene da anni, e se avessi avuto abbastanza soldi da spendere in svaghi sicuramente questo posto se ne sarebbe preso una grossa parte.


Si, adoravo il cibo. Forse si poteva considerare l'unica vera certezza nella mia vita.


Mi ero persino trattenuta e avevo mantenuto le buone maniere che le persone di alto rango utilizzavano mentre mangiavano.
Altrimenti avrei finito tutto il piatto in pochi minuti.


"Scegli quello che vuoi," disse Jimin facendomi alzare gli occhi dalla carta dei dolci che stavo scrutando, "ci saranno altre occasioni per assaggiarne altri."


Annuí obbediente e il ragazzo di fronte a me chiamo il cameriera per l'ultima volta, ordinando solo il dessert che avevo preso io.


Il quel momento mi sentì esageratamente golosa e guardai l'uomo allontanarsi, pentendomi di essere ceduta alla tentazione dello zucchero.


"Tu non prendi niente?" Chiesi tornando con lo sguardo su Jimin, un po' delusa e sentendomi troppo esposta.
Forse ero esagerata, ma mi dava fastidio essere l'unica ad ordinare, anche se si trattava di amicizie intime.


"Non mi piacciono tanto i dolci," rispose scuotendo la testa e buttando lo sguardo sul telefono che vibrava nell'angolo del tavolo.


"Oh, okay," mi morsi il labbro abbassando lo sguardo e giocherellando con le dita, tipica abitudine che avevo quando mi trovavo in una situazione in cui non sapevo cosa fare.


Ma l'attenzione di entrambi fu ben presto rivolta verso la provenienza di un colpo di tosse.


"Oh, ma guarda chi si rivede," un ghigno apparve sul volto del ragazzo e strabuzzai gli occhi, sorpresa nel vederlo proprio di fronte a noi.


Mi voltai per un attimo verso Jimin e notai la sua mascella serrata, mentre le sue mani chiuse in pugni erano saldamente posate sul tavolo.


"Mr. Park e—" incrociò il mio sguardo e rabbrividì, sentendo subito il bisogno di distogliere il mio, "—Sohyun."


"Cosa vuoi Taeyong?" chiese con un tono spaventosamente serio Jimin, guadagnando di nuovo l'attenzione del ragazzo in piedi.


"Volevo solo passare a salutare e vedere come sta Sohyun," scrollò le spalle e mi rivolse un sorriso che ignorai completamente.


"Non credo spetti a te preoccuparsi di lei," rispose il mio capo, inclinando la testa leggermente di lato e alzando un sopracciglio, assumendo un'espressione ovvia.


"Tranquillo Park, non sto ancora cercando di rubartela," portò le mani avanti in segno di difesa e ridacchiò, mentre percepì la tensione aumentare tra i due ragazzi.


Jimin era visibilmente irritato e seccato dalla sua presenza, e io non ricordavo di averlo mai visto in uno stato tanto avanzato.


"Comunque, ho sentito che state insieme," disse rivolgendosi di nuovo a me e questa volta alzai lo sguardo, fissandolo inespressivamente negli occhi.


"Sai se proprio hai bisogno di soldi puoi scegliertene uno migliore—"


Prima che potesse finire la frase un tonfo mi fece sobbalzare e sgranai gli occhi non appena vidi Jimin afferrare il colletto di Taeyong.


"Se ti azzardi a dire un'altra cosa—"


"Perché aspettare? Hai paura che abbia paura di te e corra tra le braccia di un'altro?"


Jimin serrò la mano in un pugno e senza perdere tempo lo scaraventò contro il volto del ragazzo che teneva fermo con l'altro braccio.


Mi coprì la bocca con le mani e mi guardai attorno notando gli occhi di tanti altri clienti puntati sulla scena che stava dando loro spettacolo.


"No Jimin, fermati!"


Mi avvicinai velocemente alle spalle di Jimin e gli afferrai il braccio con cui aveva già tirato numerosi colpi, facendolo voltare e incontrando il suo sguardo furioso.


Rimase a fissarmi per qualche secondo prima di lasciare andare il ragazzo che si appoggiò al tavolo vuoto alle sue spalle, nel tentativo di rimanere in piedi.


"Avvicinati a lei un'altra volta e sei morto," fu l'ultima cosa che disse prima di afferrare la giacca con il telefono e in seguito la mia mano per trascinarmi fuori dal locale.


Rimasi in silenzio cercando di elaborare l'accaduto fino al parcheggio, ma poi mi bloccai di colpo facendo fermare anche Jimin sui suoi passi.


Si voltò verso di me ancora con lo sguardo furioso ma corrugò la fronte confuso.


"N-non possiamo andarcene cosí!" Balbettai pentendomi di aver attirato la sua attenzione e sperando di non averlo fatto arrabbiare ancora di più.


Non sembrò capire la mia preoccupazione ma si mosse verso la parte del volante per aprire la portiera della macchina.


"Non abbiamo pagato—" iniziai a parlare indicando il ristorante alle nostre spalle ma venni subito interrotta.


"È mio questo posto, me lo farò mettere in conto," sospirò e sbloccò la macchina, salendo sul suo sedile mentre rimasi ancora qualche secondo ferma prima di raggiungerlo.


Ok, ora tante cose erano più chiare.
Il posto migliore in tutto il locale, la premura del cameriere e il motivo per il quale aveva detto che ci sarebbero state tante altre occasioni.


"Adesso sali in macchina," mi ordinò risvegliandomi dai miei pensieri, e feci come disse sbattendo la porta subito dopo.

𝐓𝐎𝐗𝐈𝐂 𝐋𝐈𝐏𝐒 - 𝐏. 𝐉𝐦Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora