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Sospirai mentre osservai la mia figura allo specchio.
"Credo che così possa andare"


"Credo anch'io"


Dalla porta della camera alla mia destra entrò mio padre osservandomi dalla testa ai piedi.
"Dove vai vestita così?"


Mi rigirai verso lo specchio e finì di sistemarmi i capelli con l'arricciacapelli, "ho trovato un lavoro."


Anche se non ero effettivamente sicura che il posto fosse mio (qualunque lavoro fosse, dato che non avevo ancora avuto modo di scoprirlo), dovevo fare di tutto per renderlo mio.


"apprezzo tantissimo il tuo aiuto," si avvicinò sorridendomi dolcemente "e sono fiero di avere una figlia così" mi abbracciò, e potei sentire tutto l'affetto che aveva da darmi in quel suo piccolo gesto.


"dove sta andando Sohyun unnie?" sbucarono tre teste dalla stessa porta in cui mio padre era entrato meno di cinque minuti fa, correndo per la stanza e saltando sul letto divertiti.


"Vado al lavoro," affermai sorridendo e raggiungendoli per salutare tutte le piccole pesti che abitavano in questa casa.


Salutai mia madre, presi la giacca e recuperai le chiavi della macchina prima di uscire di casa.
Tirai fuori dalla tasca il bigliettino che mi era stato dato e mi avviai verso il luogo di incontro.


Non capivo per quale motivo mi aveva chiesto di incontrarci così tardi, ormai era buio e quasi tutti i negozi erano chiusi, tranne quelli aperti 24h su 24.


Lo trovai un'orario piuttosto insolito per fare un colloquio, dato che la maggior parte a cui avevo partecipato era stati svolti in mattinata.


"dovrebbe essere qui" diedi voce ai miei pensieri controllando che la via scritta sul cartello corrispondesse a quella sul foglio.
Dopo aver controllato recuperai la borsa e mi diressi verso il marciapiede in cui si trovava il locale.


Da fuori sembrava un qualsiasi bar o pub, dipinto con colori scuri e solo due luci che illuminavano l'insegna con su scritto il nome del locale.
Toxic Lips.
Un nome un po' insolito per un qualsiasi locale.



Aprii la porta ed entrai.
Subito un odore di fumo misto ad alcool invase le mie narici e la nausea iniziò a farsi sentire.
Le luci soffuse di tutti i colori più scuri della scala cromatica e la musica a palla determinavano l'atmosfera di questa sala, che era troppo piccola per i miei gusti.


Avanzai fino al primo bancone, cercando di non tossire troppo spesso, e nonostante non fossi abituata a quell'odore, ci riuscì.


"Buonasera, signorina" una voce maschile da dietro il bancone mi accolse con un nomignolo che mi fece venire la pelle d'oca, a cui chiaramente non ero abituata.
"cosa le posso servire?"


"mi può dire dove si trova—" ricontrollai il nome scritto sul foglietto, "—Park Jimin?"


Non appena pronunciai il suo nome, il barista alzò un sopracciglio e assunse un'espressione sorpresa.
"Park Jimin?" ripetè il nome come per chiedere conferma, "perché lo cercate?"


"sono qui per un colloquio," spiegai, e dato il posto lo feci per ricordarlo più a me stessa che a lui.
"un colloquio?"
Rise e poi mi fece cenno di seguirlo.


Cosa c'era di divertente? Dato il posto, era un po' insolito fare un colloquio qui, ma non avevo scelto di certo io il luogo.
Non avrei mai scelto un posto del genere.


Passammo tra la folla di gente che ballava e si strusciava l'uno sull'altro, aprendo una porta che finì in un corridoio con più stanze all'interno.


Si fermò davanti a una porta infondo al corridoio e bussò aspettando una risposta suppongo, di colui che stava all'interno.


"Jimin, c'è qualcuno per te" disse, dopo la risposta di qualcuno dall'altra parte e dopo aver aperto la porta.


Si girò verso di me e mi fece cenno con il capo di entrare nella stanza.
Speravo di essermi liberata dell'odore nauseante nella sala, ma lo ritrovai nuovamente in questa stanza.


"Oh sei arrivata finalmente"
Una voce familiare mi accolse non appena entrai nella stanza, e lì vidi Park Jimin, vestito elegantemente mentre sul suo volto un ghignò si stava lentamente formando.

𝐓𝐎𝐗𝐈𝐂 𝐋𝐈𝐏𝐒 - 𝐏. 𝐉𝐦Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora