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Guardai Jimin lanciare furente la giacca sul bancone della cucina mentre rimasi immobile davanti alla porta d'ingresso, non sapendo cosa fare.


Era sicuramente il momento sbagliato per dire qualcosa di inappropriato, quindi dovevo scegliere accuratamente le mie parole se volevo aprire bocca.


Si passò una mano tra i capelli nervosamente e inclinò la testa all'indietro, chiudendo gli occhi ed espirando rumorosamente.


Mi morsi il labbro e feci qualche passo verso di lui, ma non mi degnò di alcuno sguardo, probabilmente era troppo occupato a pensare ad altro.


Alzai la mano esitante e la posai sulla sua spalla, un gesto che solitamente funzionava con le persone per aiutare a tranquillizzarle.


Nel momento in cui posai la mano sulla stoffa fine della sua camicia si voltò, fissandomi intensamente con quegli occhi scuri e lo sguardo serio.


"Non preoccuparti troppo di quello che ha detto," riuscì a dire dopo poco, sentendo la pressione che il suo sguardo provocava su di me.


"Si trattava di me, non c'è bisogno che te ne—" prima che potessi finire fui colta di sorpresa dal suo movimento brusco che mi fece ritrarre la mano.


"Stai dicendo sul serio?" Chiese con un tono aggressivo e feci un passo indietro, spaventata dal suo improvviso atteggiamento.


"D-dico solo c-che ha parlato di me—"


Sbatté un pugno sul bancone che mi fece sobbalzare, risuonando in tutta la stanza per poi riportare un breve silenzio prima di parlare.


"È proprio questo che non capisci," Alzò il tono della voce e si voltò nuovamente verso di me, un'espressione furiosa mentre rimasi in silenzio per paura di dire cose che lo avrebbero fatto infuriare ancora di più.


"È perché ha parlato di te!" Ringhiò scuotendo il capo violentemente, e raddrizzandosi con le mani ancora appoggiate al bancone.


Corrugai la fronte confusa ma percepì comunque le mie gambe tremare.


Stava dicendo che era furioso per quello che Taeyong aveva detto su di me?


"Io non—" mi morsi il labbro non volendo più aggiungere niente e iniziai a fare un passo indietro, dirigendomi verso la porta.


"Allora io vado," mormorai abbassando lo sguardo a voltandomi verso l'uscita.


Nel momento in cui feci per aprire la porta, sentì una forte presa sul polso libero che mi fece voltare nuovamente e incontrare il volto di Jimin a pochi centimetri dal mio.


In un attimo mi ritrovai le sue labbra premute contro le mie in un bacio violento ma passionevole, e chiusi gli occhi d'istinto ricambiando non appena sentì le sue muoversi.


Si staccò dopo alcuni secondi e posò la fronte contro la mia, tenendo gli occhi chiusi mentre i nostri respiri già instabili si mischiavano rumorosamente.


"Non mi piace sentire che parlino di te, tantomeno parole inappropriate," sussurrò e deglutì nervosamente, ancora più confusa sul motivo per il quale si stava comportando così stranamente dolce con me.


"I-io non—" cercai di formulare una frase che avesse senso ma fu inutile, i miei pensieri erano troppo confusi e la vicinanza con il ragazzo non aiutava.


"Shh," sussurrò posando un dito contro le mie labbra e con un ghigno giá visibile sulle sue, "non è delle tue parole che ho bisogno adesso."


Posò il suo sguardo nuovamente sulle mie labbra e si avvicinò, ma gli coprì la bocca con la mano prima che potesse eliminare la distanza tra i nostri volti.


Alzò lo sguardo e corrugò la fronte, allontanandosi di nuovo con un'evidente espressione confusa e quasi seccata.


"Mi dispiace ma devo assolutamente tornare a casa, i miei genitori saranno preoccupati dato che non hanno mie notizie da ieri," strinsi le labbra e abbassai lo sguardo sentendo il suo fisso su di me.


"Va bene," fu l'unica cosa che disse per poi andare a recuperare le chiavi e offrirsi per riaccompagnarmi a casa.



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"Tu sei completamente fuori di testa!" sbraitò mia madre a pochi centimetri dal mio volto, facendomi indietreggiare con le mani poste in avanti in segno di difesa.


"Mamma, te l'ho detto che il mio lavoro ha orari particolari—"


"Lavoro?" Si voltò e andò verso il tavolo della sala sul quale un giornale era posato al centro, e lo prese furente tornando difronte a me.


Non appena i miei occhi videro la foto in prima pagina, sospirai sapendo quello che stava per uscire dalle sue labbra.
"Per quale motivo ci hai tenuto nascosta la vostra relazione?"


"Ma non è come pensi—" mi interruppi non appena realizzai di non poter andare avanti.


Come potevo dirgli che non stavamo insieme e che lo aveva fatto solo per il pubblico? Solo per un suo beneficio personale?
Se i miei genitori avessero saputo la verità probabilmente non mi avrebbero più lasciato uscire per anni.


"E allora cos'è? Perché non credo la foto sia falsa, dato che si trova in prima pagina e dato che vi abbiamo visti anche al telegiornale ieri," il suo tono della voce si era abbassato ma dalla sua espressione capivo perfettamente che era ancora ugualmente arrabbiata.


"Noi...non volevamo renderlo pubblico proprio per questo," mi morsi il labbro indicando il giornale, sperando che la mia bugia potesse calmarla e risultarle credibile.


"Avresti potuto dirlo almeno a noi," sospirò dopo alcuni secondi di silenzio abbassando lo sguardo e vidi i muscoli del suo volto rilassarsi, "non lo avremmo detto a nessuno."


"Mi dispiace," mormorai incontrando di nuovo il suo sguardo, adesso più preoccupata che arrabbiata.


"Anche se non tanto d'accordo in merito a questa relazione, non posso far altro che sperare che ti tratti bene," un lieve sorriso si spaziò sul suo volto, e mi trattenni dal chiederle per quale motivo non sarebbe stata d'accordo.


"Si, non ti devi preoccupare mamma."

𝐓𝐎𝐗𝐈𝐂 𝐋𝐈𝐏𝐒 - 𝐏. 𝐉𝐦Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora