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Non ricordavo di provare tutta questa soggezione e imbarazzo in compagnia del mio capo, nemmeno l'ultima volta che ero stata costretta a dormire sobria al suo fianco.


Insomma, si trattava di un giovane ragazzo affascinante che poteva attrarre chiunque non sapesse ancora bene cosa il suo carattere riservava.


Però sentirmi in imbarazzo anche solo nel camminare a qualche metro di distanza non era quello che mi aspettavo quando aveva accettato di portarmi con sé.


Forse era proprio a causa del suo attuale abbigliamento.
Non mi era mai capitato di vederlo vestito in modo diverso da elegante, e il nero che si abbinava al colore dei suoi capelli gli donava assolutamente troppo per i miei gusti.


"Rimani a guardare o entri?" la sua voce roca richiamò la mia attenzione, e deglutì dopo aver realizzato di essere rimasta a fissarlo troppo a lungo.


Annuì ed entrai nella casa, sentendo lo scatto della serratura chiudersi subito dopo alle mie spalle.


Senza degnarmi di uno sguardo andò a posare la sua giacca di pelle sull'appendiabiti e si sedette sul divano, sospirando esausto mentre appoggiava la schiena allo schienale.


"Sohyun," interruppe il silenzio nuovamente e lo osservai mentre teneva gli occhi chiusi in una posizione rilassata.


Posai la borsa sul bancone della cucina affianco a me e mi incamminai verso il divano, fermandomi proprio davanti a lui.


Rimasi in silenzio ad occhi chiusi ed incrociai le braccia, aspettando che mi dicesse il motivo per il quale mi aveva chiamata.


"Jimin—"


Prima che potessi lamentarmi mi afferrò velocemente il polso tirandomi a se, facendomi atterrare in grembo a lui e scontrandomi contro il suo petto.


Finalmente alzò il capo e aprì gli occhi, le sue labbra che presero la forma di un ghigno mentre mi guardava divertito, probabilmente a causa del mio improvviso imbarazzo.


"Voglio un massaggio," disse poi, posando entrambe le sue mani ai lati dei miei fianchi e inclinando il capo di lato aspettando una mia reazione.


Lo guardai con un'espressione mista tra la confusione e la perplessità, per poi osservare lentamente ed esitante i vari luoghi in cui poteva voler un massaggio.


"Non lì," ridacchiò quando iniziai ad abbassare le sguardo, prendendo entrambe le mie mani e portandole sulle sue spalle, "qui."


Arrossì leggermente, sentendomi in imbarazzo per aver reso un gesto così tanto comune in uno più...sessuale.


Non appena iniziai a muovere le mie dita contro la sua muscolatura, lui portò nuovamente la testa all'indietro con gli occhi chiusi, espirando esausto.


"C'è qualcosa che non sai fare?" mormorò ad un tratto cogliendomi di sorpresa, e scrollai le spalle d'istinto, dimenticando per un attimo l'imbarazzo della situazione.


"Non sono tanto brava a cucinare," risposi senza pensarci troppo, e vidi le sue labbra curvarsi in un sorriso mantenendo gli occhi chiusi.


𝐓𝐎𝐗𝐈𝐂 𝐋𝐈𝐏𝐒 - 𝐏. 𝐉𝐦Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora