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Esattamente, triplo aggiornamento per farmi perdonare per la mia lunghissima assenza...
Godetevi il capitolo e ricordatevi di votare e commentare!

-𝙸𝚊𝚎♡







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Uscì dal bagno una decina di minuti dopo, lasciando passare prima solo la mia testa per controllare la stanza.

Jimin era sdraiato nel letto e con gli occhi rivolti verso il cellulare che teneva tra le mani.
Si era cambiato in una maglia a maniche corte nera e del pantaloni larghi del medesimo colore.

Presi un profondo respiro e mi incamminai verso l'armadio, prendendo un appendiabiti e sistemando il mio vestito in modo che non si rovinasse.

Mi avvicinai al bordo libero del letto e tirai il cuscino più all'esterno possibile, rannicchiandomi e cercando di occupare il meno spazio possibile.

A pancia in su giurai di poter sentire il suo sguardo attraversare i vestiti e bruciarmi la pelle sottostante.

Iniziai ad osservare la parete in alto, mentre giocavo con le dita dal nervosismo.
Ero sicura che quella notte non avrei chiuso occhio.

Sentii il materasso muoversi al mio fianco, mentre con la coda dell'occhio vidi il moro girarsi lateralmente nella mia direzione.

Non osai guardarlo negli occhi.
«sai che non mordo vero?» disse sorreggendosi il capo con la mano destra.

Annuì e finalmente mi voltai, non preparata per affrontare il suo sguardo.
Il colore dei suoi occhi era più cupo del solito mentre l'espressione sul suo volto era contornata dal solito ghigno.

Mi fermai ad osservare le sue labbra, così morbide e soffici, ma capaci di diventare più aggressive di quanto una donna possa mai immaginare.

Quanto sono invitanti.

Scossi la testa al pensiero, e alzai lo sguardo rendendomi conto di essere stata colta in fragrante nel contemplare le sue labbra.

Un rapido calore invase le mie guance e sperai che non avesse dato origine al solito colore misto tra il rosa e il rosso.

«puoi» interruppe il silenzio, senza muoversi minimamente dalla posizione in cui era.
Lo guardai e probabilmente mi trovò confusa, poiché proseguì senza attendere una mia risposta.

«quello che stai pensando» aggiunse, avvicinandosi leggermente a me, il suo volto sempre più vicino al mio.

Deglutì, ed ero certa che mi avesse sentito perché scoppiò in una leggera risata.
Si sdraiò nella mia stessa posizione, mentre il suo sguardo cadde sul soffitto della stanza.

Rimasi ad osservarlo mentre era in silenzio.
Non riuscivo a capire cosa passasse per la mente di questo famoso ragazzo ricco.

Si era comportato relativamente bene con me all'inizio della serata, e poi aveva completamente cambiato aspetto: era come se gli avessi fatto qualcosa senza saperlo, dato che era sparito e una volta ritrovato, mi aveva trattato come un oggetto.

Ora che eravamo di nuovo insieme e da soli, la sua personalità attraente era tornata più forte di prima, e del cattivo umore sembrava non esserci più traccia.

«organizzate spesso party così?» chiesi spostando lo sguardo dal ragazzo, cercando di rompere la tensione che sembravo percepire solo io.

«ogni qualvolta c'è la necessità di farsi pubblicità» scrollò le spalle con aria indifferente «pubbliche relazioni insomma» aggiunse poi.

«posso dedurre che tu non abbia mai partecipato ad un party del genere prima d'ora» disse voltandosi verso di me.

Ridacchiai ma senza spostare lo sguardo.
«ti sbagli» sospirai «mia zia fa parte dell'alta società e prima di avere figli mi portava con sé per sfoggiarmi ai suoi rivali» spiegai, mordendomi il labbro per contenere la rabbia nel ripensare a quei momenti.

«ma non ho bisogno di tutto questo» dissi mentre con il braccio indicai la stanza intera, riferendomi alla ricchezza in generale.

«che vuoi dire?» chiese aggrottando la fronte mentre osservava i miei gesti.

«non ho bisogno di andare nei locali in cui quelli come voi vanno» risposi, e notando il suo sguardo mi resi conto di aver detto qualcosa di un po' troppo eccessivo.

«quelli come noi?» chiese senza mutare espressione, e per un attimo pensai si fosse innervosito per il commento da me fatto.

«n-non intendevo proprio dire voi-» mi corressi nella speranza di rimediare.

«però l'hai detto» interruppe, senza mai distogliere lo sguardo dal mio «ti dev'essere successo qualcosa di brutto perché tu abbia questo risentimento nei nostri confronti» disse sottolineando la parola 'nostri'.

Sospirai e annuì.
«mi riferivo a quei ricchi, viziati e bei giovani imprenditori» alzai di nuovo lo sguardo, mordendomi il labbro e sperando di non averlo irritato troppo.

Non sembrava per niente arrabbiato oppure era semplicemente molto bravo nel nascondere quello che pensava.


«per il ricco e bello posso confermare» replicò con un ghigno, mentre si leccava le labbra «viziato non posso assicurartelo»

Lo guardai e ridacchiai, guadagnando anche un sorrisetto da parte sua.

𝐓𝐎𝐗𝐈𝐂 𝐋𝐈𝐏𝐒 - 𝐏. 𝐉𝐦Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora