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La villa sfavillante sulla parte più alta della collina era visibile persino dalla città, con le sue luci colorate e il cancello d'entrata dorato illuminato.
Nel parcheggio una serie di macchine erano già sistemate, tutti modelli che senza dubbio richiedevano un valore nel portafoglio sopra al comune.


Ringraziai la guardia che mi porse la mano per scendere dalla macchina di fronte all'entrata, e alzai leggermente la gonna lunga dell'abito per evitare che si incastrasse nei tacchi delle scarpe.


Jimin passò al mio fianco e avvolse con il suo braccio destro il mio fianco, mentre ci incamminammo lungo la scalinata che portava all'ingresso della villa.
Rimasi quasi a bocca aperta nell'osservare i dettagli delle decorazioni e il giardino perfettamente curato attorno.


"Non ti avevo ancora portato in un posto del genere, vero?" chiese ridacchiando il ragazzo al mio fianco, e scossi il capo dopo aver rivolto lo sguardo verso di lui.
"Sapevo ci fosse gente tanto ricca ma non pensavo mi sarebbe mai capitato di entrare in una delle loro ville," commentai sentendolo espirare rumorosamente.


"Sta tutto nella gestione dei propri affari," scrollò le spalle guardandosi intorno prima di fare l'ultimo passo in cima alla scalinata, "il proprietario di questo posto è sicuramente ricco, ma—"


"—è comunque meno ricco di te," lo interruppi per finire la frase con un ghigno sulle labbra, mentre sembrò quasi sorpreso di sentire un commento positivo a suo favore, "tu rimani il migliore, non é cosi?"


Mi staccai dalla sua presa e feci qualche passo in più verso le guardie davanti al portone, girandomi soltanto per fare l'occhiolino al ragazzo che era rimasto impalato ad un paio di metri di distanza.


"La prego di annunciarsi," una dei due uomini attirò la mia attenzione con un voce roca e profonda, fissando la lista che teneva in mano.


"Sono—"
"Park Jimin e Park Sohyun," intervenne subito Jimin, afferrando la mia mano per mostrare che fossimo effettivamente insieme.
Il buttafuori annuí e si inchinò, facendoci segno di entrare e proseguire dritto.


"Park?" chiesi quasi sottovoce nell'orecchio del ragazzo al mio fianco, mentre continuammo a camminare, sentendo la musica sempre più forte.
"Ti sei già dimenticata di quello che pensano gli altri su di noi?" replicò rivolgendomi una breve occhiata che mi fece rabbrividire.


Rimasi in silenzio e mi concentrai sul numero di persone che già erano presenti nell'atrio.
Le mura chiare e le decorazioni in vetro e d'oro conferivano un aspetto maestoso alla stanza, fornendo solo un'anteprima di quello che ci ritrovammo nel salone enorme pieno di gente.


Erano tutti vestiti eleganti, alcune ragazze con acconciature favolose mentre gli uomini discutevano con un bicchiere di champagne in mano.
Senza dubbio lo stesso tipo di celebrazioni a cui avevo già partecipato le altre volte.


Una voce familiare attirò l'attenzione di entrambi, facendoci voltare verso il ragazzo che si avvicinò a noi con un sorriso enorme sul suo volto.
"Jimin! Non vi aspettavo più,"
Hoseok? Cosa ci faceva lui lì?


"Vedo che sei sorpresa di vedermi qui," disse ad alta voce facendomi pentire di non aver nascosto prima la mia incredulità.


"Jimin non mi aveva detto che ci saresti stato anche te," spiegai con un sorriso imbarazzato mentre vidi con la coda dell'occhio il ragazzo nominato sorridere divertito.
In un attimo realizzai il motivo della sua presenza, e mi trattenni dall'assumere un'altra espressione scioccata.
"Sei tu il proprietario di questo posto?"


"Forse si o forse no," scrollò le spalle mentre Jimin sembrò riattivarsi a quelle parole.
"Dai Hoseok, diglielo," non smise di sorridere nemmeno dopo aver pronunciato quelle parole, e mi sentii come se mi stessero prendendo in giro.


Hoseok mi guardò nuovamente e alzò il calice che teneva nella mano sinistra, sospirando prima di spiegare, "mi piacerebbe," scosse la testa pronunciando le ultime parole, "ma non sono io il proprietario di questo posto,"


Alzai un sopracciglio confusa e rivolsi un'occhiata al ragazzo moro, per cercare di capire quanto fosse vero quello che mi era appena stato detto.
"Questa è proprietà dei Jeon," disse finalmente Jimin, frase alla quale corrugai nuovamente la fronte.


"Jeon, come Jeon Jungkook?" chiesi per sicurezza ed entrambi annuirono.
Mi guardai in giro in cerca del vero proprietario del posto, sperando di trovare anche la sua ragazza, in modo tale da poter parlare con qualcuno di simpatico per tutta la serata.


"Se li stai cercando non ci sono," riattirò la mia attenzione il moro, recuperando un bicchiere dal vassoio d'argento con cui passò uno dei camerieri, "hanno ben pensato di dare una festa mentre sono in viaggio d'affari, quindi c'è solo il cugino in rappresentanza,"


Oh, questo si che è un peccato.
Annuí e ascoltai parte della conversazione che iniziarono i ragazzi, fingendomi interessata alle attività di cui parlarono mentre mi guardavo intorno.
Ad un certo punto mi allontanai per andare a prendere da bere dopo aver informato entrambi, incamminandomi verso il bancone in mezzo alla folla di gente.


Afferrai uno dei bicchieri appena riempiti dal cameriere e appoggiai le labbra al vetro, facendo scorrere parte del liquido mentre i bracciali d'argento al polso tintinnavano.


"Oh, salve," una voce maschile mi colse di sorpresa, facendomi voltare di scatto verso la sua provenienza.
Mi ritrovai di fianco un ragazzo alto con i capelli scuri, indossava uno smoking grigio mentre teneva tra le mani un bicchiere identico al mio.


"Mi scusi, ci conosciamo?" chiesi cortesemente, inclinando il capo leggermente mentre cercavo di capire se avessi già visto il suo volto da qualche parte.
"Non ancora," sorrise e fece un breve inchino prima di continuare a parlare, "sono Kim Namjoon e stavo pensando che una ragazza bella come lei non dovrebbe ritrovarsi a prendere da bere da sola,"


"Oh no ma io non sono da sola—" ricambiai il sorriso e cercai di spiegare, ma la solita voce familiare mi interruppe prima che potessi concludere.
"Lei è qui con me," Jimin si posizionò al mio fianco, facendo scivolare il suo braccio attorno al mio bacino mentre posò un bacio sulla mia tempia senza porre fine al contatto visivo con il ragazzo davanti a noi.


"Ah, Park Jimin," il ragazzo strinse le labbra pronunciando il suo nome e incrociò il mio sguardo fingendo un sorriso, "dovevo aspettarmelo," concluse con un breve inchino prima di scusarsi ed andarsene.


Rimasi in silenzio per qualche secondo prima di staccare Jimin dal mio fianco e riprendere a sorseggiare lo champagne.
"Non gli stai molto simpatico eh?" dissi ironicamente incrociando le braccia, e lui mi guardò per poi scrollare le spalle.


"Nel mondo degli affari è più facile trovare persone a cui non si sta simpatici, che il contrario."

𝐓𝐎𝐗𝐈𝐂 𝐋𝐈𝐏𝐒 - 𝐏. 𝐉𝐦Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora