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Approfittai del momento per fare un giro veloce dell'attico, in attesa del ragazzo che era uscito ancora una volta per una chiamata urgente.


Percorsi un piccolo corridoio dalle mura grigio chiaro splendente e osservai brevemente i quadri appesi per donare un po' di colore e eleganza artistica, proprio come tutti gli altri nel resto dell'appartamento.


La porta infondo al piccolo corridoio era già completamente aperta, e in pochi secondi mi ritrovai a bocca aperta nell'ammirare la maestosa camera da letto.


Con le vetrate che fornivano una fenomenale vista sulla città come nel salotto, il letto matrimoniale dalle lenzuola bianche candide si trovava al centro della stanza, un ulteriore quadro al disopra della sua testiera.


Fino a qualche mese fa non avrei mai pensato di ritrovarmi in un posto tanto bello e costoso, al fianco di un ragazzo bello e miliardario, nei panni della sua finta ragazza.


Un lavoro che avevo accettato senza neanche conoscerne i dettagli mi aveva portato tanto aiuto economico, ma altrettanto scompenso morale.


Sapevo che le cose si stavano complicando per me, i miei sentimenti e la difficoltà nel conviverci.
'Non farai questo lavoro per tutta la tua vita, devi solo sopportare questo momento per avere un futuro migliore,' cercai di auto convincermi che non sarebbe durata per sempre.


Non volevo assolutamente ammetterlo.
Se ammettessi a me stessa di provare sentimenti per un ragazzo che mi stava solo usando, sarebbe la fine.


"La camera é sicuramente la stanza migliore di questo attico," la voce familiare alle mie spalle mi distolse dai miei pensieri e annuì lievemente, non togliendo lo sguardo dal panorama.


Con pochi passi Jimin si avvicinò a me e cinse le sue braccia attorno a me, poggiando dopo poco il suo mento sulla mia spalla destra.


Chiusi gli occhi per qualche secondo ma non potei controllare i brividi che mi percossero, che anche il ragazzo sembrò percepire poiché nel riflesso del vetro lo vidi ghignare.


"Dovresti prepararti per la cena di stasera," esordì dopo pochi istanti silenziosi, lasciando un bacio sulla guancia prima di staccarsi e mettere le mani in tasca, "tutto il necessario è sul tavolo nel soggiorno, sono ancora impacchettati perché sono arrivati pochi minuti fa,"


Annuì e mi incamminai verso il soggiorno, ignorando il più possibile il suo sguardo fisso su di me.




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"Ma dov'è il sapone," borbottai tra me e me cercando nei cassetti del bagno con una mano mentre con l'altra tenevo stretto l'asciugamano che mi copriva.


"Merda, qui non c'è," sbuffai rassegnata e mi morsi il labbro inferiore, seccata mentre posai lo sguardo sulla porta chiusa del locale in cui mi trovavo.


"Devo uscire di qui sperando che non sia in camera," mormorai e mi avvicinai lentamente alla porta, cercando di sbirciare dalla serratura per capire se in camera c'era la sua presenza.


Niente. Perfetto, ho la via libera.
Ruotai la chiave il più piano possibile e aprì la porta altrettanto lentamente, facendo fuoriuscire inizialmente solo la mia testa.


Una volta assicurata che il ragazzo non fosse veramente presente nella stanza sospirai e uscì completamente dal bagno, andando a cercare nel vestiario accanto alla stanza dei possibili prodotti per la doccia.


"Ma dove cazzo—"
"Stai cercando questo?"
La voce alle mie spalle mi fece voltare di scatto, e spalancai gli occhi non appena i miei occhi incrociarono quelli di Jimin, a torso nudo appoggiato allo stipite della porta con una bottiglietta azzurra in mano.


"Si, proprio quello," risposi ironica, fingendo un sorriso e annuendo mentre lui distolse lo sguardo.


"Tieni allora," scrollò le spalle e cercai di mantenere un'espressione il meno confusa possibile, avvicinandomi mentre pregavo al mio sguardo di non soffermarsi sui suoi addominali.


Non appena allungai la mano per afferrare la bottiglia, lui la portò dietro la sua schiena, rivolgendomi un ghigno a me noto.
"Voglio qualcosa in cambio però,"


Aggrottai la fronte e incrociai le braccia, assicurandomi di tenere stretto l'asciugamano attorno a me.
"Cos'è, un gioco da bambini?"
Il suo sorrisetto non scomparve e sembrò ignorare completamente la mia battuta.


"Va bene," sbuffai e mi avvicinai al suo volto, lasciando un bacio veloce nella speranza di ottenere quello che mi serviva, "è questo quello che—"


Prima che potessi finire mi interruppe poggiando nuovamente le sue labbra sulle mie, questa volta mettendo la mano libera dietro all mia testa per intensificare il tutto.


Con l'altro braccio mi avvicinò ancora di più a se, facendomi scontrare con il suo petto e schiudere le labbra, cosa di cui approfittò per inserire ancora più passione in quel momento.


Dopo qualche minuto lo respinsi con una mano, mentre con l'altra sistemai il panno che si era abbassato, lasciando ancora più visibile la scollatura.
Questa volta fu lui ad alzare il sopracciglio confuso, senza togliere la presa su di me.


"Devo farmi la doccia," dissi pensando al fatto che non avrei avuto abbastanza tempo a disposizione per cambiarmi.
"Facciamola insieme allora,"


Realizzai troppo tardi per reagire, nel mentre mi aveva già sollevato e mi stava già trascinando verso il bagno.
"Ma rischio di perdere tempo—" cercai di spiegare non appena mi posò nel locale, girandosi per avviare l'acqua.


"Non mi importa se arriviamo in ritardo," mi interruppe di nuovo, avvicinandosi e fermandosi a pochi centimetri da me,
"Per te posso arrivare in ritardo,"


Si lanciò di nuovo sulle mie labbra, facendo scivolare con le sue mani l'asciugamano che mi aveva coperto fino ad ora. Portai le mie mani sulla sua cintura per slacciarla e si staccò qualche secondo per abbassare i jeans, lasciandoli cadere sul pavimento lucido.


Entrammo entrambi nella doccia, rimanendo in parte sotto il getto d'acqua mentre lui prese per primo il necessario per lavarmi.
Chiusi gli occhi lasciando che le sue mani viaggiassero sulla mia pelle nuda, accarezzandola mentre con le sue labbra lavorava sul mio collo.




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𝐓𝐎𝐗𝐈𝐂 𝐋𝐈𝐏𝐒 - 𝐏. 𝐉𝐦Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora