14.

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Lo sguardo di Jimin s'incupì in un attimo, mentre si posò sulla mano del ragazzo affianco a me.


La sua presa stava ancora tenendo saldamente il mio fianco, fregandosene altamente del moro che la fissava.


"cosa cazzo stai facendo?" chiese a denti stretti alzando lo sguardo, pugni serrati lungo i fianchi.
Le nocche stavano pian piano diventando sempre più bianche e le vene iniziavano ad intravedersi più del solito.


Senza rendermene conto iniziai a ridacchiare, con l'alcool che m'impediva di captare il pericolo e la rabbia nelle parole del mio capo.


"volevo divertirmi anche io" dissi guardando Taeyong, per poi abbassare lo sguardo verso la sua maglia semitrasparente.


Con non so quale coraggio, riuscì a prendere il controllo della mia mano destra e posarla sul petto del ragazzo al mio fianco, cercando di disegnare dei cerchi immaginari.


"non puoi mica divertirti solo tu" dissi facendo il labbruccio e distogliendo lo sguardo, incrociandolo nuovamente con quello di Jimin.


Senza neanche cercare di controllare la sua forza, il ragazzo difronte a me mi prese per il braccio e mi strattonò verso di lui, facendo mollare la presa a colui che fin'ora mi teneva al suo fianco.


"non ti azzardare mai più a toccarla" aggiunse in tono minaccioso, portandomi bene al suo fianco ma senza togliere lo sguardo da Taeyong.


"chi sei per dirmi una cosa del genere?" lo provocò l'altro, probabilmente iniziando ad innervosirsi anch'esso.
Nonostante la sbronza che mi ero appena presa e che sicuramente non avevo ancora avuto modo di passare, riuscivo a percepire la tensione nell'aria.


"non è mica tua" disse Taeyong, con un ghigno sul volto non appena incontrò nuovamente il mio sguardo.
Oso solo immaginare quello che avrebbe desiderato farmi in questo momento.


"e invece è di mia proprietà" terminò Jimin, stringendo la presa e provocando un leggero lamento da parte mia.
In un attimo si girò e cominciò a camminare verso la stessa stanza in cui ero entrata la prima volta, trascinandomi con sé.


Una volta dentro mi spinse verso uno dei divanetti e mollò la presa, in modo da avere le mani libere per chiudere la porta a chiave.


Si voltò nuovamente verso di me, il suo sguardo che bruciava su di me.
Era decisamente infuriato e non sembrava interessargli lo stato in cui ero.


Nonostante i pensieri confusi e la testa che girava, decisi che sarebbe comunque stato più saggio rimanere in silenzio, per evitare di provocarlo ulteriormente.


Ma il silenzio non sembrava aiutare a calmarlo e lui stava sicuramente aspettando impazientemente una mia spiegazione.
Finalmente riuscì ad incrociare il suo sguardo, notando gli occhi rossi per la rabbia e il volto più serio che avessi mai visto.


Il suo stato mi spaventava, non riuscivo a capire quello che voleva o quello che aveva intenzione di fare.
"cosa cazzo ti è saltato in mente" disse con un tono di voce molto più calmo di quanto mi sarei mai aspettata.


Si passò una mano tra i capelli e rivolse per un secondo lo sguardo al soffitto sospirando, come se volesse far fuoriuscire una parte della rabbia che lo stava invadendo.


"non puoi fare quello che vuoi" dissi dopo qualche secondo, ottenendo nuovamente la sua attenzione e la sua confusione.
Alzó un sopracciglio e assottigliò gli occhi, probabilmente non capendo dove volevo arrivare.


"sarai pure il mio capo, ma non sono di tua proprietà" aggiunsi alzandomi, serrando i pugni e cercando di mantenere un tono stabile e determinato "non puoi dirmi sempre quello che devo fare, faccio quello che voglio e basta"


Inclinò leggermente la testa, mettendo le mani nelle tasche e con un ghigno stampato sulle sue labbra.
Con due passi si avvicinò pericolosamente a me, lasciando solo pochi centimetri di distanza tra i nostri visi.


A tale distanza riuscì a sentire il suo forte profumo, uno di quelli che ti faceva perdere la testa non appena ti invadeva le narici.
Il mio battito inizió ad accelerare, le mie mani che cominciavano a sudare per l'agitazione data dalla situazione in cui mi ero messa.


"ah si?" ghignò, spostando il suo sguardo prima sulle mie labbra e poi nuovamente nei miei occhi.
Lentamente cominciò ad avvicinarsi e d'istinto chiusi gli occhi, aspettando quello che sarebbe dovuto succedere.


E invece di posare le sue labbra sulle mie, le avvicinò al mio orecchio, e con il solito ghigno e tono stuzzicante mi fece rabbrividire alla frase che pronunciò.


"allora dimmi tu quello che vorresti fare"

𝐓𝐎𝐗𝐈𝐂 𝐋𝐈𝐏𝐒 - 𝐏. 𝐉𝐦Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora