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"Quindi il signor Park ti ha chiesto di accompagnarlo alla cena" ripetè per la millesima volta mia madre mentre finì di acconciarmi i capelli.


Non avevo detto a mia madre che Jimin aveva la mia età, chissà come avrebbe reagito e cosa mi avrebbe detto poi, sicuramente si sarebbe fatta di quei film mentali come se dovessi finirci a letto per forza.


"e lo ha comprato lui questo vestito?" chiese tirando fuori il vestito rosso scuro dalla scatola, ancora da indossare.


"Si," risposi esausta "é ricco, te l'ho già detto tante volte," le ricordai nuovamente alzando gli occhi al cielo, "sicuramente ne spende anche di più per un semplice vestito."


Feci uscire dalla stanza mia madre per mettermi il vestito, e non appena lo infilai la richiamai dentro per chiudere la zip sulla schiena.


"ti sta benissimo," mi guardò quasi con le lacrime agli occhi, probabilmente non aveva ancora realizzato il fatto che io stessi indossando un vestito così costoso.


Scesi al piano di sotto e non appena mi arrivò il messaggio da Jimin salutai la mia famiglia, ridendo all'espressione perplessa e scioccata di mio padre.


Mia madre mi seguì fino all'ingresso per fare le solite raccomandazioni.
"divertiti alla cena," mi disse lasciandomi un bacio sulla guancia, "e stai attenta," mi rammentò per poi lasciarmi uscire.

Salì nei posti dietro di una macchina differente da quella di stamattina, e mi ritrovai seduta affianco al ragazzo che dovevo accompagnare alla cena.

"ti sta proprio bene questo vestito" si morse il labbro e scrutò da capo a piedi l'abito da lui stesso comprato che stavo indossando, "ho scelto bene," sorrise alzando lo sguardo e incrociando il mio, "come sempre."


Restammo in silenzio per tutto il viaggio, e alla fine Jimin diede indicazioni all'autista  per parcheggiare, accordandosi con lui su quale orario avesse dovuto venirci a riprendere.


"Eccoci arrivati," disse dopo qualche minuti scendendo, passando dal mio lato per aprirmi la portiera e porgendomi la mano per aiutarmi a scendere.


Un po' titubante per il gesto inaspettato, afferrai la mano ed uscì tenendomi il vestito per evitare di calpestarlo o rovinarlo in qualche modo.


"qui ci sono solo ricchi sfondati," mi sussurrò all'orecchio mentre ci avviciniamo all'entrata, provocandomi brividi che viaggiarono lungo la mia schiena, "perciò comportati come tale e fai come faccio io" mi prese a braccetto mentre camminiamo al fianco di altri invitati che stavano entrando nella sala proprio come noi.

"nome?" chiese un cameriere all'entrata, probabilmente per assicurarsi che non ci fossero intrusi alla festa.
"Park," rispose il ragazzo al mio fianco con un tono fermo e deciso, stringendo gli occhi non appena notò che l'uomo stava impiegando troppo tempo per trovare il nome nella lista.


"I suoi genitori non saranno presenti?" chiese l'uomo alzando lo sguardo e sorridendo, probabilmente avendo riconosciuto il suo cognome e la sua famiglia.


"Sono in giro per business," replicò Jimin ricambiando lo sguardo, e l'uomo si inchinò leggermente lasciando lo spazio per entrare e indicandoci la sala interna già riempita di invitati.


Entrammo nella sala e vidi tutti uomini e donne d'affari, proprio come aveva detto Jimin, persone estremamente ricche.
Fantastico. Chi sa come si ci comporta da ricchi ora?


"Park Jimin?" una donna sorridente, forse sulla cinquantina, si fermò davanti a noi, salutando cortesemente e rivolgendomi una breve occhiata prima di voltarsi nuovamente verso di lui, "come mai qui?"


"sostituisco i miei genitori, sono in viaggio per affari" ricambiò il saluto, senza mollare la presa su di me e facendo un passo per avvicinarsi ancora di più.


"E lei?" chiese la donna rivolgendosi a me, "mi è nuovo il tuo volto," aggiunse sempre sorridendo.


Jimin sembrò esitare per un istante prima di rispondere "è la mia ragazza" come se niente fosse.


Pur essendo consapevole del falso e che probabilmente aveva detto così solo per non destare sospetti, persi un battito alla sua affermazione e mi trattenni dall'urlare.


"Oh, benvenuta allora," aggiunse per poi lasciarci per andare da quello che deduco fosse suo marito.


Dopo aver preso due bicchieri di champagne ci dirigemmo verso gli stessi ragazzi che avevo già avuto modo di vedere l'altra volta nella stanza del locale con lui.
A loro volta erano accompagnati da due ragazze, vestite altrettanto eleganti e avvinghiate alle loro braccia.


"Oh Jimin," esclamò Taehyung, con un ghigno sul volto prima di terminare la frase, "vedo che hai portato una ragazza con te" mi salutò sorridendo e bevendo un sorso dal suo bicchiere.


"come mai hai portato qui Sohyun?" chiese Jungkook, sicuramente più sobrio del biondo al suo fianco.


"è la mia ragazza" disse Jimin, con un tono apparentemente seccato, mentre i due ragazzi si guardano stupiti dalla frase del loro amico.

𝐓𝐎𝐗𝐈𝐂 𝐋𝐈𝐏𝐒 - 𝐏. 𝐉𝐦Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora