23.

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«arrivederci e la ringrazio per la presenza» Jimin salutó l'ennesima persona uscente dal portone enorme d'ingresso della villa.

La cerimonia stava giungendo alla fine e alcuni degli invitati se ne stavano già andando via.

Si avvicinò la signora Choi con suo marito, e mentre lui non mi degnò neanche di uno sguardo e si rivolse al diretto festeggiato, la donna si fermò davanti a me e mi sorrise.

«è stato un piacere riverderti» una dei pochi che si rivolsero a me in quella serata dandomi del tu.
«con una figura importante come Mr. Park una donna che apparisse insieme a lui era proprio quello che gli serviva» aggiunse aggrappandosi al braccio destro del marito.

«una donna di alto rango per un uomo di alto rango» terminó, rivolgendomi quello che mi sembrò il sorriso più falso che avessi mai visto in tutta la mia vita.

Decisi di risponderle con lo stesso falso sorriso, aspettando impazientemente di vederla sparire nella sua lussuosa limousine.

«lo so,» disse il ragazzo affianco a me, guardando verso la macchina mentre il rumore del motore si allontanava «è molto poco sopportabile» si voltò nella mia direzione e i suoi occhi indecifrabili mi fissarono per qualche secondo.

Distolsi lo sguardo, e iniziai ad osservare il pavimento, mentre il vento che fino ad ora non avevo percepito iniziò a farmi tremare.

«se hai freddo puoi tornare dentro» affermò dopo qualche secondo di silenzio, facendomi voltare nuovamente verso di lui.
«in quanto ragazza del festeggiato mi sembra doveroso accompagnare all'uscita» risposi, e lui si focalizzò su un punto lontano nel cielo.

«hai ragione» sospirò e senza preavviso sentii un materiale ricoprirmi le spalle.
Jimin si era tolto la giacca per porgerla a me per coprirmi.
«g-grazie» dissi, trovando notevolmente strano il fatto che fu il suo primo gesto veramente gentile nei miei confronti.

«lo faccio solo perché se ti ammali non puoi più lavorare» bofonchiò, stampandosi un sorriso in volto, pronto a salutare i prossimi ospiti in partenza.

Lo osservai mentre cambiava espressione e cercai di analizzare la frase che aveva appena detto.
Mi convinsi che non c'era motivo di rimanerci male, poiché effettivamente ero qui per il mio lavoro e nient'altro.
E comunque non che io avessi sentimenti per lui.




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Alla fine rimasero solo Taehyung e Jihyo, che stavano chiacchierando con i Mr. e Mrs. Park.
Jimin sospirò vedendoli ancora impegnati in una conversazione, e si avvicinò con le mani in tasca, probabilmente con l'intenzione di farla terminare.

Guardò il rolex che teneva stretto al polso e rivolse un sorriso ai quattro presenti.
«sono le tre passate e domani bisogna essere presenti in ufficio presto, per accogliere la stampa» puntualizzò all'amico, mentre lui annuiva.

«allora noi andiamo» entrambi salutarono inchinandosi leggermente e con una stretta di mano tra Taehyung e il padre di Jimin.
Jihyo mi salutò con un veloce abbraccio e corse verso il suo ragazzo che si trovava già alla porta.

«le cameriere hanno già preparato la vostra camera» cercai di contenere tutto il mio stupore.
Era assolutamente impossibile che la stanza fosse composta da due letti singoli, il che significava che avrei dovuto dormire assieme al ragazzo al mio fianco.

«la colazione è stabilita per domani alle 7» concluse la madre, salutandoci con un sorriso e trascinando il marito verso il corridoio congiungente al resto della casa.

Jimin si avviò e lo seguì a qualche metro di distanza, cercando di fare il meno rumore possibile con i miei tacchi.

Dopo aver camminato per qualche minuto, alzai gli occhi sentendo una porta aprirsi.
Il ragazzo mi guardò, facendomi segno con la mano di entrare nella stanza.

La stanza era estremamente decorata, sulle tonalità di rosso e viola, contornata da divanetti e un tavolino in legno ricoperto da un tessuto dello stesso colore di quello del letto.

Dall'altra parte della stanza, una porta segnalava l'entrata del bagno patronale, anch'esso con delle poltrone.

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«io starò qui allora» dissi posizionando la mia pochette sul lungo divanetto.
Jimin che aveva appena aperto l'armadio, mi guardò attraverso lo specchio sull'anta e scosse il capo divertito.

«sei sicura?» chiese togliendosi la cravatta e slacciandosi la camicia «il letto é molto più comodo» scrollò le spalle e si sfilò l'indumento, come se nella stanza fosse solo.

«i-io mi cambierò in bagno» farfugliai arrossendo, e abbassai lo sguardo cercando di raggiungere il bagno il più in fretta possibile.
Una mano davanti a me mi bloccò il passaggio e alzai lo sguardo, facendo viaggiare i miei occhi dal suo torso nudo fino al suo sguardo.

«oh andiamo-» ghignò mordendosi il labbro «non sarebbe la prima volta che ti vedo nud-» gli tappai la bocca prima che potessi finire e lo fulminai con lo sguardo.

Mi morse delicatamente il palmo della mano, facendomela ritrarre immediatamente.
In un attimo aprì la porta e mi catapultai nel bagno, richiudendomela dietro prima che potesse reagire.

«allora ti aspetto nel letto» una voce soffocata ridacchiò dall'altra parte delle mura.
Sospirai appoggiata con la schiena contro la porta in legno e iniziai a cambiarmi.

𝐓𝐎𝐗𝐈𝐂 𝐋𝐈𝐏𝐒 - 𝐏. 𝐉𝐦Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora