Il battelo scivola sulle acque calde di una Miami spenta, l'una di notte si spalanca nell'oscurità facendo tremolare appena qualche stella.
Sono così piccole e delicate viste da qui, da queste vetrate sporche sembrano quasi affogare nei nostri boccali di birra e fra il rosso del marmo per terra.
Una pioggia di brillantini ci bagna sovrastando le urla del dj, addosso sento mani che non mi appartengono e la voglia di respirare di nuovo fuori da questa calca di copri sudaticci e corpi che si sfiorano.
Ballo e rido sbronza, così fottutamente felice di nulla di importante e su di giri per qualche tiro di sigaretta aspettando l'alba.
Le labbra dello sconosciuto di fronte a me anelano alle mie, sono rosse e carnose ma soprattutto maledettamente vicine.
Sembrano volermi attrarre nel loro raggio di azione così vermiglie a contrasto con la carnaggione bianca e il ciuffo moro che ricade morbido lungo la mandibola.
Si avvicina al mio collo, gioca con la bratella del vestito infilandoci una sigaretta, è così malizioso e tentatore il suo approccio.
Le nostre mani si separano, indietreggia fra la folla camminando all'incontrario solo per non perdere di vista il mio di sguardo.
Non so come, non so perchè mi ritrovo a rincorrerlo.
Man mano che la folla lo risucchia dentro avverto l'incessante necessità di rincorrerlo, di poter sorreggere ancora una volta quelle iridi color buio.
L'ho notato dall'inizio di questa serata alternativa, quando facevo a botte con il mal di mare e lui era seduto al bancone con una chitarra affianco e lo sguardo basso pronto ad evitare il mio; sarà stato che ero troppo nervosa ed infondo lui era troppo misterioso, siamo finiti con il cercarci nella folla e ballare insieme fin quando ce n'era.
Non so nemmeno il suo nome, so solo che c'ha delle ciglia lunghe e i polpastrelli così levigati che quando non sono intendi a giocare con il giubbotto di pelle ti sfiorano disegnandoti la pelle d'oca addosso.
Spalanco le vetrate venendo a contatto con la notte, rabbrividisco tutta nel momento in cui il vento mi colpisce appena sopra la bocca dello stomaco: il vestitino di seta color carne scopre le mie gambe adattandosi perfettamente ad ogni mia forma.
<<Sapevo che m'avresti cercato.>>
Lo sconosciuto mi rivolge le spalle, la giacca di pelle è consunta e screpolata sembra quasi avere più anni di colui che la porta.
Lo raggiungo poggiando i gomiti sulla ringhiera, sotto di noi si spalanca la scia dell'imbarcazione con le sue acque bianche.
Gli porgo la mia sigaretta, quella che aveva appoggiato sulle mie spalle e lui dal canto suo l'accende senza remore imboccandomela con una delicatezza fuori dal comune.
<<Joshua.>> si presenta accartocciando fra le sue mani l'orlo del mio vestito, segue con gli occhi ogni cicatrice della mia pelle per poi farsi ancora un po' più vicino.
Ha degli occhi profondi, oserei dire quasi calamitali.
<<Belle.>> sorrido mordendomi un labbro con violenza, vederlo così vicino accende un fuoco dentro me così difficile da domare eppure così debole per poter durare più di una notte di bravate.
Intinge l'indice nel suo bicchiere di birra, gioca con i fianchi dell'oggetto di vetro per poi portare la sua mano a contatto con le mie labbra.
Vi passa il liquido inumidendole, lasciando che la mia lingua raccolga quel poco di alcol che può guadagnarsi.

STAI LEGGENDO
Shadows
FanfictionUn amore scelto e voluto da due persone vulnerabili, il destino in accordo con un passato truce. Una vita di eccessi, di litigi, di dipendenze emotive dove amare è ferirsi reciprocamente, volersi a tal punto da possedersi senza remore, scambiando c...