"Batteria scarica."
Il telefono lampeggia ad intermittenza, perde i sensi in pochi istanti ed io mi ritrovo a maledire Justin ed i suoi messaggi alle cinque del mattino.Con occhiaie sotto gli occhi, libri sbagliati in borsa e due ore di sonno varco la soglia della LA Art Accademy.
Posano tutti uno sguardo sulla mia mia figura, nessuno è intenzionato a risparmiarmi una dose di imbarazzo giornaliero.
<<Ragazzina, hai lo zainetto aperto.>> il bidello Patrick scuote il capo a più riprese, ha gli occhi ridenti e l'espressione di chi si è gustato una tazzina di caffè in compagnia dell'amore della propria vita.
Io, no.
Lascio scivolare lo sguardo pigro sulla sua tuta blu e lo scanso senza neanche accennare ad un buongiorno, non se la prenderà sa benissimo come sono fatta.
Da Chad:
Il solito al distributore?Roteo gli occhi lasciando cadere lo zaino a terra, avrei voglia di dormire un po', di affondare nella morbidezza del piumino bianco e non emergere mai più.
Nel momento in cui sbatto l'anta dell'armadietto ho un sussulto, direi un buongiorno alternativo.
<<Cosa diamine ci fai qui?>> domando ad Alicia, avremmo dovuto incontrarci a lezione o perlomeno così avevamo concordato.
Non ho voglia delle chiacchiere di prima mattina, delle ansie senza fine, di discorrere sul test di biologia.
Serenità, vorrei solo questo.Resta in silenzio, un silenzio assordante che mi rende subito nervosa.
<<Quindi?>> sbotto impaziente, si da il caso che io stia facendo di tutto per arrivare in orario e non beccarmi l'ennesimo rimprovero.
Sono sempre in corsa, sempre sospesa tra il minuto di più e quello di meno guadagnandomi le occhiatacce di vari professori.
Precipitarsi in classe con i capelli arruffati dal vento, il trucco sbavato e l'espressione da perfetta imbambolata non aiuta.
<<Non ti arrabbierai, vero?>> domanda titubante, passa lo smartphone da mano a mano nel vano tentativo di calmarsi.
È visibilmente preoccupata, non fa che sbiancare ogni due per tre portando quegli occhi celesti il più possibile lontano dai miei.
Finalmente la sua mano tremante porge l'arma del delitto, è il cellulare color oro dalla luminosità molto bassa.
Leggo e rileggo un paio di righi, più vado avanti più non comprendo.
La guardo interdetta, tutti i miei sensi sono scollegati: per quanto voglia collegare i neuroni non si avviano.
<<Cosa è questo?!>> domando a gran voce, incurante dei curiosi.
La mia vita sta diventando un gioco, se lo avessi saputo avrei mischiato io stessa le carte.
<<Insomma, mi senti?>> incalzo fermando momentaneamente lo scorrere delle sue mani.
La mia presa deve essere dolorosa, una smorfia si dipinge appena sul suo volto sebbene lei non accenni a lamentarsene.
<<È..È in pa..pa..lestra.>> balbetta.
Lascio scivolare via la mia mano oramai arrossata per lo sforzo, i sensi si intorpidiscono ma lascio correre soprappensiero.
Alzo il passo ripercorrendo il corridoio, gli studenti sono un continuo turbinare sulla linea dell'orizzonte mentre io vestita di nero attraverso la parata della vita.
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Shadows
FanfictionUn amore scelto e voluto da due persone vulnerabili, il destino in accordo con un passato truce. Una vita di eccessi, di litigi, di dipendenze emotive dove amare è ferirsi reciprocamente, volersi a tal punto da possedersi senza remore, scambiando c...