24.| Borderline.

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Saranno passati quattro giorni, quattro maledettissimi giorni da quel disastro.
Tutto è cambiato dopo la fuga di Justin nel cuore della notte come un ladro quale è.
Non sono più uscita, ho evitato il gruppo ed il mattino seguente ho confessato tutto a Chad, l'unico a cui ho permesso di venire a casa i giorni seguenti per tenermi un po' di compagnia.

Ho cercato una risposta, ho provato con tutta me stessa a scagionare Justin da una simile colpa ,quella di aver nuovamente tradito la mia fiducia, ma non ce l'ho fatta.

Non ce l'ho fatta perché tutto remava contro: mi ha esplicitamente fatto capire di aver giocato, di non provare nulla per me.
So di avere colpe anche io: non avrei dovuto concedergli tanta confidenza, non avrei dovuto farmi baciare in qualsiasi momento lo desiderasse ma devo ammettere a me stessa di essere stata attratta da lui e di esserlo tutt'oggi.
Il fatto che lui mi avesse finalmente accettata, così come ero prego e difetti mi ha ingannato.

Mi ha saputa sfruttare, come del resto sempre.
Tra le tante cose che davvero non mi riesco a spiegare vi è la poca sensibilità dimostrata ovvero il fatto che mi abbia fatto sentire inadatta, sporca e sbagliata proprio in un momento così delicato.
Mi sono sentita una puttana.
Le lacrime cominciano ad affacciarsi ma io le caccio dentro, sono in macchina con zia e la cosa risulterebbe imbarazzante.

Mia zia Margaret in questi giorni è strana avrà notato il mio stato d'ansia: ha cancellato riunioni di lavoro e mi ha scarrozzata per tutta la città pur di non farmi sentire sola e triste.
Ciononostante non ha chiesto niente, non credo dubiti di Justin e la conferma arriva presto.
<<C'è qualcosa tra te e il biondino, eh?>>
Commenta parcheggiando alla perfezione, i suoi occhi celeste chiaro sono sereni al contrario dei miei.
<<Ma no! Non pensarlo neanche.>>
Fingo un sorriso, lei imbocca tutto come previsto.

Strano, vero? Il dolore non fa rumore, ti logora dentro con una costanza e una violenza che parlano solo al tuo cuore.

Scendo, sbatto la portiera più forte del previsto ma non commenta dopotutto ha smesso di farlo da un po'.
Tutto cambia nell'arco di un secondo.
Dal fare l'amore a farsi la guerra è un attimo. 

<<Tesoro, non appena vuoi che ti venga a prendere chiamami.>>
Lancio a malapena uno sguardo in sua direzione, mi limito ad annuire.

Così, sistemando le mani nella felpa di Justin procedo.

Mi manca.

Stupido a dirlo ma è così, dopotutto il suo profumo è l'unico che io riconosca a primo impatto e la sua voce, beh, quella è registrata nella mia mente al pari delle tabelline.

Fa caldo, sto morendo di caldo ma questa è l'unica cosa che frugando nella mia camera ho trovato e vedendola mi ha ridonato il buon umore.

Può sembrare strano ma sono ancorata ad un ricordo di lui e sebbene sia un lui ideale voglio
ricordarlo così.

Mi viene difficile cancellare tutte quelle buffe conversazioni, ancor di più i baci quindi mi rinchiudo in un universo a parte.

Non posso negare di essere completamente presa da lui: mi è successo tante altre volte di innamorarmi durante le vacanze, in posti impensati ma mai il tutto è stato più complicato di questo.

Il marciapiede è affollato come sempre, mi guardano tutti con le loro facce da gente seria ed impegnata mentre io sono solo un'adolescente persa che concentra di tanto in tanto lo sguardo sulle sue converse di tela bianca consumate.

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