9.|Quietness.

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4 a.m

Richiudo la porta alle mie spalle ciondolando a vuoto il capo, mi gira terribilmente la testa non avrei dovuto bere così tanto.
È successo tutto così in fretta, non saprei come raccontarlo.
Il semiraccolto si disfa completamente lasciando ricadere i boccoli castani sul mio volto distrutto, il mascara è colato e potrei sembrare un piccolo panda.
Il vestitino striminzito che ho indosso è sudaticcio, decido di disfarmene indossando una maxi t-shirt di quelle comode in cui sembri perdertici.
Non ho voglia di struccarmi, la cabina fa su e giù scossa dalle onde ed io finisco con il gettarmi sul letto di pancia, affogando in un mare di lenzuola bianche.
Chiudo le luci osservando l' oblò sporco dal quale si vede l'oceano nero petrolio.
Che staranno facendo gli alti?
Ho lasciato il resto del gruppo oramai ubriaco fradicio, colmo di gente che ballava e sbroccava contemporaneamente, di gente che gridava da prua a poppa senza un apparente senso.
Gli occhi mi si chiudono oramai da soli, sono dannatamente stanca.

Da numero sconosciuto:
Apri.

Lo schermo del cellulare si illumina seguito da suono secco mostrandomi l'anteprima di un messaggio.
Il numero sconosciuto mi incuriosisce, credo possa essere qualcuno che semplicemente ha sbagliato.

Da numero sconosciuto:
Sono talmente ubriaco che minchia non riesco a parlare. nemmeno. un messaggio.

Rido di gusto al messaggio insensato con tanto di faccina random, è una situazione davvero strana potrebbe essere chiunque.
"Parlare un messaggio"
Il numero è straniero, i messaggi sono scritti in lingua inglese ed io avrei già qualche sospetto.

Da numero sconosciuto:
Cosa cazzo. mi ridi? Apri✈️

Io:
Devi andare in aeroporto? Sì?

Prendono a picchiare violentemente alla porta, il baccano è assurdo ed addirittura avverto porte spalancarsi e persone gridare contro qualcuno.
Sveglierà tutti.

<<Non me ne fotte un cazzo.>> sbraitano al di là della porta, segue una colluttazione nella quale volano improperi di ogni tipo.
Non appena il silenzio avvolge il corridoio e i passi si affievoliscono fino a diventare porte richiuse m'accosto alla porta.
Mi inginocchio per terra cercando di non far rumore, di non essere scoperta.

I respiri pesanti di Juss dall'altro capo sembrano placarsi, delle volte sgranchendosi le ossa emette qualche flebile sussurro.
Posso immaginarmi il suo petto scosso dalla voglia di ossigeno, e le mani sugli occhi come i bimbi che hanno paura del buio o dei temporali.
Come i bimbi che spiano dalle manine appena aperte sul mondo.
E se gli avessero fatto del male?

Mi decido a spalancare la porta, piano piano quasi timorosa della sua reazione.
In primo momento sembra spaesato, con quegli occhi grandi si tira indietro strisciando sul pavimento sporco poi , incupito lo sguardo, decide a tirarsi su.

Perché sembriamo cercarci solo ed esclusivamente da ubriachi?

<<Stronza.>> sbotta sondando il mio corpo con quelle iridi color caramello.
Afferra il bavero della mia t-shirt portandomi alla sua altezza, è uno sguardo dannatamente profondo e misterioso e forse oserei dire violento ma è talmente tanto suo da caratterizzarlo.

Osserva per bene il mio volto perso stringendo ancora un po' la stoffa, ha le nocche bianche per lo sforzo.
Tento in tutti i modi di riportare giu l'orlo della mia maglietta che imperterrito risale su, credo goda di questa mia situazione perché prende a morderai le labbra con insistenza: non ha controllo da brillo, forse è migliore.
Non saprei, io...
Io non lo conosco.

Sogghigna lasciandomi andare, i nostri respiri possono di nuovo separarsi.

Entra senza chiedere permesso, semplicemente spintonandomi il più possibile lontano dalla sua persona.
Ha dei modi di fare talmente scorbutici dal rendermi nervosa nel giro di pochi istanti, è la sicurezza con la quale crede di poterti dominare che riesce a renderti odioso il suo caratterino.
Si disfa della maglia rivelando il petto colmo di ombre ed inchiostro, appiattisce i cuscini, disordina le lenzuola poi, con tutta la calma del mondo, si lascia andare sul mio letto voltandosi di spalle.

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