33.| "You will be mine."

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<<Sei pronta ad entrare?>> chiede Alicia con un sorriso delicato stampato in volto, lo nasconde bene eppure dentro sta tremando.

Alzo gli occhi per incontrare il palazzo di fronte a noi, avverto una vertigine che mi destabilizza.
Il rumore delle posate ed il tintinnare dei calici si unisce allo sbuffare dei motori dietro noi, è tutto elegante nel complesso eppure so quanto questa serata sia informale.

L'ambiente è piuttosto intimo, un italiano non rischierebbe mai di trovarsi fuori luogo oppure stupito, tutto rimanda alla nostra nazione persino l'aria che si respira.

<<Entriamo.>> annuncio brusca, sono oramai in balia del nervosismo e starmi a contatto significa giocare con il fuoco.

Il maitre ci accoglie caloroso, noto subito l'accento napoletano ed allora incomincio un'animata conversazione in italiano.

Alicia non capisce granché, contorce il viso in facce buffe tanto da strapparmi una risata, noto i suoi occhi azzurrini vagare alla ricerca dei volti da noi conosciuti tuttavia ignoro concentrandomi sui miei tacchi vertiginosi.

L'omino fa da cicerone senza troppi problemi facendoci attraversare ,sotto gli occhi di tutti, il grande salone alla cui estremità se ne sta il piano lavoro del pizzaiolo con tanto di forno.

Il profumo di sugo, il calore della brace e l'impasto che volteggia in aria sembrano volermi donare il benvenuto, farmi sentire un po' più a casa e meno estranea.

Il tutto richiama ad un'osteria di quelle degli anni successivi al dopoguerra, fa subito casa della nonna ed io mi ritrovo a lodare Lucas ed il suo sesto senso.

I ragazzi hanno prenotato perché ansiosi di rivedermi, non mi hanno fatto scegliere granché eccetto il menù.
Pizza è stata l'unica cosa che mi è scivolata di bocca, non desidero altro.

Ultimamente non amo andare in posti affollati, preferisco di gran lunga posti tranquilli dove passare inosservata probabilmente perché molti mi fissano, ho lo sguardo della ragazza malaticcia e depressa.
Che bella società, eh? Guardare e commentare, questo è l'hobby di molti.

<< La mia ragazza.>> grida Chad dal fondo di una tavolata, una distesa di coperti.
La tovaglia a quadretti e le brocche d'acqua affiancano bottiglie di vino dalle più svariate forme, hanno pensato proprio a tutto!
Il mio migliore amico ha le braccia spalancate e gli occhi lucidi per l'emozione.
Corro a salutarlo, sprofondando in lui, la cui stretta è  calorosa e familiare.

Perché migliore amico? Perché c'è stato così tanto negli ultimi mesi, è stato un appiglio in così tante situazioni e la sua sensibilità è riuscita sempre a toccarmi nel profondo, senza volerlo lui entra in me e mi rivoluziona.

Fischi, applausi e urla mi circondano, in pochi minuti vengo investita da una carica di abbracci e baci.
Respiro il profumo di compagnia e di estate, non sono più un ricordo sbiadito all'orizzonte: loro sono qua, sono una delle poche cose che mi sono rimaste.

<<Ci sei mancata, ragazza.>> commenta James con quella sua voce profonda e gli occhi di un blu sempre più profondo.
Sono sempre stata molto timida nei suoi confronti, non lo conosco granché ma mi è decisamente mancato.
La sua figura muscolosa spinge davanti me quella tremante e titubante di un biondo, il mio biondo.

Il mio sguardo scorre timidamente  sulla figura di Justin che se ne sta di fronte a me nel suo completo bianco, con tanto di camicetta nera tempestata da piccoli pois bianchi.

Morde il labbro non appena i miei occhi raggiungono i suoi, quindi finalmente si decide a salutare.

Vengo avvolta nel suo abbraccio e nelle note del suo profumo simultaneamente, è una prigione da cui è difficile uscire o forse dalla quale non voglio uscire.

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