Per l'ennesima volta in serata ci ritroviamo affianco a dei perfetti sconosciuti, un alone di fumo si sprigiona pigro dalla ceneriera pizzicando appena il volto contratto di Justin.
Il puzzo di vecchi infissi è più triste delle vetrate tempestate di goccioline in pieno Agosto eppure piove di frequente qui a Miami, sembra impossibile non pensarla come una città piangente.
James sbatte l'ultima carta sul tavolo conquistandosi uno sguardo torvo da parte dello sfidante che di fronte a lui tenta di metabolizzare la sconfitta.
La quinta probabilmente in serata.
Sono appena le tre, e le luci soffuse ed i boccali di birra sembrano essere le uniche compagne di serata.
E' tutto così noioso.
Finalmente i ragazzi si disfano dei giubini di pelle, tutti tranne Juss che rimane quasi impassibile a mescolare le carte.
Quelle mani si muovono così velocemente, vellutate come sono potrebbero graffiarsi e sanguinare.
Il volto cupo lo vedi appena, è nascosto nell'incavo del collo della sua bionda.
Lei le siede in braccio stanca, con il broncio e la gonna dall'orlo troppo corto per coprirle le lunghe gambe.
Un'altra portata di boccali sembra salvarci dal sonno, le labbra carnose di Justin si ci accingono da subito.
Non mi stupisco d'averlo conosciuto che era ubriaco, è una routine la sua.
La donna che ci serve indossa probabilmente vestiti tradizinali: il corpetto verde dallo scollo a cuore profondo, le stampe fiabeste dal tocco medievale, la minigonna a balze rosse...
La stessa si piega su di Lucas per domandare qualcosa, si avvicina timida al suo orecchio mentre il resto della comitiva rimane a guardare seria, a bisbigliare come di continuo io faccio con Chad.
Per un attimo incrocio lo sguardo perquistore di Juss, sembrano ridere di me quegli occhi.
Non accenna a spiaccicare parola, volge lo sguardo altrove evitandomi.
Quante personalità può avere questo ragazzo? Quasi mi ci perdo nei ricordi del nostro primo incontro eppure non lo riconosco.
Paradossalmente ora sono qui di fianco a lui conotinuando ad essergli sconosciuta mentre mi affeziono al suo gruppo di amici.
Prende a guardarmi ancora curioso di vedermi assaporare un po' di birra, ed io lo ignoro: è come se volessimo dirci qualcosa senza saperlo fare, così finiamo con il morderci le labbra.
Oramai è matematico.
La musica folkloristica si alza dal fondo del locale, le cameriere affollano la stanza litigandosi le giovani clienti.
Non credevo potesse essere possibile una cosa del genere, è tutto così assurdo.
Veniamo reclutante anche noi, io e Janet.
Lena di per sè è riuscita a sgattaiolare con la scusa della sigaretta trascinandosi dietro quel moro di James.
In poco tempo veniamo cosparse di cipria e lustrini, scortate in una stanza vuota ricca di cianfrusaglie.
L'assenza di specchi ci rende incapaci di poter anche solo percepire cosa stia accadendo realmente, man mano che le altre ragazze vengono avviate al trucco noto con mio grande dispiacere una miriade di palette dagli ombretti fra i più svariati e bizzarri.
Esco da quella stanza che non so più chi sono.
Esco da quella stanza che trovo il buio, il silenzio.
Quando finalmente le luci si alzano i volti dei presenti in sala si ricoprono di risate e sorrisini sarcastici, noi tutte schierate sotto i loro occhi con vestitini striminziti e a dir poco orribili sembriamo più che altro patire una tortura piuttosto che un gioco di animazione.
Da quello che una ragazza mi ha pututo confessare devo avere le labbra scarlatte ed un'ombretto altrettanto colorato sugli occhi, una quindicina di centimetri al posto delle mie amate converse e una specie di corsetto bianco dal quale strasborda il decoltè.
Vengo assegnata al mio tavolo, le cameriere mi ci scortano con i loro falsi sorrisi lasciandomi a malapena il tempo materiale per comprendere quanto stia accadendo.
<<I tuoi occhi!>> sottolinea Chad sfiorando la clip di ciglia finte, ridacchio di fronte al suo stupore.
Forse è vero, forse risalta il verde dei miei occhi così truccata o forse sono solo più impacciata del solito.
Dall'altro lato del tavolo Juss gioca con le nocche, lo sguardo fisso su me.Janet viene trascinata dall'altro lato della stanza, per quanto i suoi occhietti malefici si impegnino a incenerire a destra e a sinistra coloro che la circondano nessuno sembra volerle dare retta.
L'animatore prende a descrivere il gioco, man mano che la voce diventa più squillante io perdo un po' di battiti.
Mi ritrovo a dover coprire con delle bandane lo sguardo dei miei "amici".
Portano al tavolo un vassoio colmo di stranissimi cibi, bevande e pietanze.
Dei cartellini scialbi indicano i vari ingredienti, ne leggo alcuni di sfuggita e mi ritrovo a reprimere un conato di vomito.
Altri sono più comuni, altri astratti...
Anche a Lena tocca assaggiare qualcosa, penso sia una vendetta molto più che dolce.
Man mano che mi avvicino a Justin le gambe sembrano cedere, tremano senza posa come anche le mie mani.
Bendo anche lui ma faccio fatica a comandare i miei movimenti, più volte la bandana è allentata altre gli cade su quel ghigno ironico.
Per l'ennesima volta torno a sfiorare la pelle del suo volto, neanche un accenno di barba.
Mi respinge starnutendo, sono costretta a tenerlo saldo.
Afferrò il suo mento cercando di portarlo più in alto possibile, lo intrappolo fra le mie dita con forza.
Lo sento inalare di scatto, devo averlo colto di sorpresa.
Con il bicchiere colmo di miele sfioro il suo collo, la sua mandibola: nessuno vedrà questo gioco sono tutti bendati ed io avrò modo di fargliela pagare.
Lo terrò sulle spine come lui è stato in grado di tenere me.
Un po' di pelle d'oca affiora sotto i miei polpastrelli, prova a divincolarsi ma incastro la sua nuca fra il mio grembo ed il braccio.
Intrufolo l'orlo del bicchiere fra le sue labbra schiuse ma s'oppone serrando i denti, mi respinge ancora.<<Fai la brava.>> ha una voce maledettamente roca, sento il suo pomo di Adamo vibrare in gola.
Avverto un suono strozzato quindi decido di allentargli il colletto della felpa che è risalito, rabbrividisce.<<Ti stai giocando il passaggio a casa.>> afferra saldamente la mia mano mentre faccio pressione sulle sue labbra, non vuole proprio saperne di bere.
Fa male la sua presa, ma non cedo.
Non posso.<<Perché dovresti accompagnarmi tu?>> domando.
Vorrei che la mia voce fosse sicura ma si incrina, sfuma in un sussurro.
<<Perché mi va.>>
Apre le la labbra e saggia il miele di sua sponte ignorando il mio braccio morto a mezz'aria, facendo pressione.
Facendo da sè.
Non posso imporgli nulla, realizzo.
Lui fa solo quello che gli va.--
SPAZIO AUTRICE.
Allora, ragazze eccomi tornata cosa ne pensate della reazione di Justin? Di Lena e James?

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Shadows
FanfictionUn amore scelto e voluto da due persone vulnerabili, il destino in accordo con un passato truce. Una vita di eccessi, di litigi, di dipendenze emotive dove amare è ferirsi reciprocamente, volersi a tal punto da possedersi senza remore, scambiando c...