La campanella della ricreazione trilla ed io scatto sull'attenti liquidando Alicia con un gesto frettoloso della mano, devo affrontare questa situazione e Justin da sola.Faccio tre rampe di scale di corsa, non avverto minimamente gli improperi e gli spintoni perché troppo ansiosa di riscoprire quale emozione lui possa suscitarmi una volta faccia a faccia.
Ho intenzione di parlare in maniera matura, di confrontarmi con lui e di comprendere cosa siamo in grado di costruire assieme.
Mi sono trasferita in America ad Agosto e mai ho desiderato rincontrarlo come oggi.
Tante volte sono stata in procinto di chiamarlo, tante altre avrei voluto mandargli un messaggio ma sono stata frenata perché pensavo fosse inutile, un po' sciocco ma soprattutto covavo molta insicurezza.
Ora invece, ora che ho scoperto di essere così vicino a lui senza minimamente saperlo potrei cercare di "riaggiustare le cose" ed affrontare decisivamente il concetto coppia.
Non so, probabilmente si sarà scordato di me e di tutto ciò che è stato, ma non posso rimanere bloccata nel passato o peggio sospesa tra mille "se" o "forse".
Mi precipito all'aria aperta correndo a perdifiato verso il parco che circonda i dormitori, nello stesso punto i cui ieri si è esibito.
Mi hanno detto che le operazioni di smantellamento sono andate a rilento, che la pioggia li ha sorpresi durante il week-end e quindi oggi sarebbero stati nuovamente alle prese con i rimasugli di quel concerto meraviglioso.
Non si può riprodurre il battere incessante del mio cuore né l'emozione che si è fatta largo in me stamattina: in qualsiasi corridoio ed in qualsiasi aula si sussurrava il suo nome ed io ero lì, quasi assente come trascinata a fondo da una mareggiata di ricordi.
Venerdì sera sono ritornata all'attico di zia in metropolitana, assieme ad Alicia un po' brilla e fuori di sé ma non m'è pesato.
Non mi è pesato aiutarla a scendere le scale, non m'è pesato lanciare sguardi di fuoco a quei pervertiti che girano lì fuori, era come se la mia mente stesse rimuginando lontana, come se fosse sgombra da ogni contatto con l'esterno.
Il viaggio è stato un tremendo monologo interiore, avrei voluto sottrarmi da tutto ciò ma la solitudine e l'immagine di Justin sempre lì, indelebile non hanno aiutato.
Che mi importava delle gallerie e del buio intorno a noi? Che mi importava delle risate di Alicia? Pensavo a quanto fosse buffo il mio destino, quanto ancora potesse esserlo e come dannata dovessi essere per ricevere colpi alle spalle pur non volendo lottare.
Domenica ho dovuto allontanare il cellulare dalla mia traiettoria per impedirmi di chiamare Chad, Lucas o chi per loro e quindi ho preferito riflettere sulla situazione.
Sarebbe stupido chiedermi quanto tempo sono rimasta a guardare il soffitto, quanto cioccolato io abbia mangiato e quante volte abbia messo il muso fuori di casa per alleggerire un po' l'atmosfera, perché non risponderei.
"Non lo so", questa frase era ed è incisa sulle pareti oscure della mia psiche e nulla, nulla può coprire un graffito simile.
Oggi è lunedì ed io sono qui come oramai di routine vestita di nero, sigaretta in tasca e litigata dietro l'angolo con Scooter, il quale continua a ripetermi che questo mio modo di vestire non funziona.
"Patience." Su quel collo la scritta, e quella scritta un rimando ad una qualità che mi compone, il mio anelito vitale.
Nel momento in cui il verde si spalanca intorno a me sosto per prendere del fiato ed osservare, da lontano, una decina di figure che si muovono intorno ad un mastodontico palco portando di qui e di lì attrezzi, come se fossero piccole formiche.

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Shadows
Fiksi PenggemarUn amore scelto e voluto da due persone vulnerabili, il destino in accordo con un passato truce. Una vita di eccessi, di litigi, di dipendenze emotive dove amare è ferirsi reciprocamente, volersi a tal punto da possedersi senza remore, scambiando c...