49.| That blonde devil.

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"Ehrlichkeit, Opfer, Handel.- 1850"

Onestà, sacrificio, commercio dal 1850.

Le lettere arrugginite sovrastano l'entrata dello Stabilimento lasciandosi corrodere dall'umidità, sono incrostate di polverina rossa e appena visibili circondate da quei mattoncini a vista e cemento scrostato.

Lancio un'occhiata profonda a Chad, si stringe nelle spalle sorseggiando il suo caffè.

Ha tra le mani la mia cartellina verde e una pila di fotocopie, abbiamo fatto il giro di biblioteche ed archivi chilometrici per scoprire qualcosa di più sull'eredità di quella misteriosa Elisabeth B., abbiamo cercato in libri polverosi e in annali un nome comune e forse perso nell'oblio della memoria: i Departements Stores.

Eppure la sede centrale di questa catena di fabbriche è sempre stata sotto i nostri occhi, è bastata una piantina della città dello scorso secolo per riconfermare quella che ora ci sembra una certezza: lo Stabiliento con i suoi graffiti, con le sue stanze colme di macchinari era in origine una fabrica di cotone.

Chad dispiega una cartina della struttura su di un barilotto accantonato fra erba e cerchi di ferro, spazzatura e bombolette spry.

<<Non troveremo mobilio, hanno sgombrato tutto.>> aggiunge tamburellando le dita sugli uffici principali, dove probabilmente si svolgeva tutto il materiale burocratico e si amministrava l'economia, traducendo la produzione di cotone in soldi.

Questo può sembrare un buco nell'acqua, non abbiamo alcuna carta firmata, alcun nominativo.

Alzo lo sguardo su quella distesa di calcinacci e crepe in muri che si reggono su come per miracolo, cosa potrà nascondere questo apparente stato di abbandono?

Qui un giorno trascorreva le proprie giornate una donna che conosceva mia madre, con la quale mia madre condivideva probabilmente più di un segreto e le avventure di mezza estate, una signora che avrebbe voluto conoscermi.

<<Scoprimmo un paio di cose io e Juss, lui conosceva questa struttura come le sue tasche. Se non sbaglio era un portasigari, aveva delle incisioni all'interno ma non posso assicurarti granchè.>>

Incontro il suo sguardo crucciato, sembra star recuperando un paio di ricordi.

<<Dove è, ora?>> chiedo.

Potrebbe esserci una speranza?

<<Chi?>> abbassa lo sguardo timidissimo mentre prende ad arrossire, e in realtà non posso biasimarlo: sa perfettamente della situazione precaria fra me e Juss, degli alti e bassi e forse della mia voglia di averlo più vicino.

<<Il porta sigari.>> rispondo con falsa disinvoltura.

Non credo di voler coinvolgere Justin in questa situazione, ultimamente sembriamo distanti come pianeti e ancora come pianeti conduciamo vite parallele, diverse e impossibili da immaginare o comparare.

<<Fu difficile ripararlo, credo lo abbia buttato.>> scrolla le spalle.

Merda.

Nota il mio malumore, probabilmente lo percepisce come il risultato della distanza abbissale fra me e Juss eppure si sbaglia: sto cercando di salvare un po' del mio passato, non sarà Justin con i suoi capricci a fermarmi.

Non avevo intenzione di chiedergli una mano, meglio così.

Volto le spalle a quella che doveva essere una fonte di ricerca, questo Stabilimento è più vuoto delle mie speranze e non c'è nulla che possa creare ponti con mia madre, nulla che anche lontanamente possa rifarsi al suo vissuto.

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