"Luxury Ocean Resort, suit 189. Sabato sera. "
Lena tenta nuovamente bussando con più insistenza, la musica dall'altro capo è a dir poco assordante e le probabilità che i nostri tentativi non risultino vaghi sono assai inferiori.
La mora scuote i suoi folti capelli neri, trucidandomi con un'occhiata: non faccio che storcermi le mani pensando al peggio, rovinando per l'apprensione il trucco che ha diligentemente eseguito sul mio bel faccino.
La porta in mogano si spalanca quel poco che basta a mostrare un volto perplesso, contornato da capelli rossicci.
Il ragazzo magrolino cambia radicalmente espressione, tende una mano imbarazzato mentre prende ad arrossire sino alla punta dei capelli.
<<Piacere, Chad Scott.>>
Spiegare la situazione diventa ancora più difficile, eppure egli sembra ricordarsi di me.
"E' con me che ha parlato al telefono, ed è a me che deve ringraziare", sostiene scortandoci con molta calma nel salottino già colmo di gente.
A mano a mano che si avanza la folla diviene insostenibile, eppure mi ritrovo a gettare sguardi curiosi ovunque: io quel volto me lo ricordo bene, eppure dubito che Justin possa anche vagamente ricordarsi di me.
A Lena l'ambiente piace, sembra essere già su di giri mentre sorseggia una prima birra offertaci dal rosso.
Finiamo con il ritrovarci a pochi passi dal bancone di quello che doveva essere un cucinino funzionale, il pavimento intorno a noi è cosparso di bicchieri colmi di sostanze colorate.
Chad si dimostra essere un ragazzo simpatico e socievole, ha degli occhi molto espressivi e l'abitudine di strofinarsi il naso importante non appena nota d'aver fatto una gaffe.
E' genuino, penso.
<<Buonasera, bellezze.>>
L'ennesima battuta di Chad rimane a mezz'aria e nel mentre un paio di occhi blu notte prendono a fissarci da sotto il balcone, mi sporgo stupita cercando di trattenere un sorriso.
Il moro finisce con lo sbatterci davanti un paio di bicchieri colmi di ghiaccio, dice di chiamarsi James Smith.
È stupendo il modo in cui prendiamo a conversare, sembra quasi che i ragazzi riescano ad integrarci nel gruppo senza volerlo.
Passiamo così le prime ore della serata tra un cocktail, qualche ballo distratto, a fare le sentinelle nel corridoio per evitare i richiami dalla Hall, quattro chiacchiere sul fatto che io sia italofrancese e Lena messicana, e tante o forse troppe risate.
In realtà qui si balla un po' dove ti pare, non c'è una pista né tantomeno spazio bisogna semplicemente sciogliersi e nel farlo non vergognarsi degli sconosciuti che in massa fanno altrettante cose insensate.
Al quinto shot non riesco più a coordinare i movimenti, le luci soffuse si addizionano al fascino dei faretti blu che adombrano la stanza e per un po' la testa prende a girarmi vorticosamente.
<< Io sono...sto bene...>> il mio tono di voce è estremamente flebile, cerca di lasciarsi indietro gli sguardi insistenti come se assottigliandosi si assottigliasse anche la mia fisicità, fino a scomparire.
Un paio di ragazzi circondano me e Lena facendoci perdere di vista per qualche istante, raggelo nell'avvertire mani sconosciute su di me.
Probabilmente va di mezzo il fatto che io non sia lucida, che percepisca tutto a rallentatore anche e soprattutto le mie stesse decisioni.

STAI LEGGENDO
Shadows
FanfictionUn amore scelto e voluto da due persone vulnerabili, il destino in accordo con un passato truce. Una vita di eccessi, di litigi, di dipendenze emotive dove amare è ferirsi reciprocamente, volersi a tal punto da possedersi senza remore, scambiando c...