Alicia in doccia canta senza ritegno mischiando quanto più possibile lo spagnolo all'inglese, capitare in stanza con lei è stata una di quelle esperienze che ti aiutano a comprendere quanto una persona possa essere diametralmente opposta da quella che sembra.
Confusionaria, chiassosa, sono tutti aggettivi che le si ricamano addosso senza che quello di brava studente abbia tempo di scivolare via.
Questo Hotel è un tuffo negli anni cinquanta di cui non comprendo il perché, New York è stupenda oltre le tende color caramello di questa stanza.
Rovisto nella valigia cercando di ritrovare il book fotografico da consegnare domani, credo sia stato sotterrato dalla miriade di vestitini che Alicia mi ha obbligato a portare.
Ha fatto esplodere casa mia, letteralmente.
Eppure dovrei ringraziarla perché è grazie a questo suo essere caldo e solare che i giorni di convalescenza di Justin non sono stati attesa, è grazie ai suoi frappè alla frutta e al semipermanente che ho fatto pulizia di sensi di colpa.
La notte fotte ma quello, quello è un altro discorso.
Una cartellina verde speranza trafugata dalle cianfrusaglie di zia mi sorride dal fondo della valigia, la butto sul letto senza cura.
La Grande Mela risulta essere nostalgica stasera: segretamente odio dover essere lontana da casa con Justin ritornato ad essere il solito rompiscatole.
Sono state giornate in palestra, dove più che fare guardava gli altri sollevare pesi e sudare eppure a lui va bene così addirittura trovava sensato litigare con me, dire che a lui faceva bene quell'aria sebbene il medico gli avesse ripetuto più e più volte che per un mese buono avrebbe solo dovuto riposare.
Aperte le imposte non mi resta che trascinare sul balconcino la poltrona imbottita relegata all'angolo della stanza, è maledettamente bella questa distesa di lucine rosse e blu e supera di gran lunga il fascino di Los Angeles.
Mi lascio cadere su quella scomoda seduta respirando polvere, avrà gli anni di questa struttura ma va bene così basta una sigaretta per ammutolire la scomodità.
Devo ammettere che fa freddo, che questo pigiama di pail non protegge dalle note gelide di questo inferno e che devo accucciarmi tutta pur di conservare un briciolo di calore.
"Lettere."
Ricalco la scrittura di zia, non ricorda questo particolare eppure il pennarello indelebile cita chiaramente tale scritta.
Cosa posso mai ricordare?
Sono stati giorni di corsa, litigate con gli infermieri e corse all'ospedale. Lo rifarei.
La molla è consumata, credo debba essere stata usata tantissime volte questa cartellina.
Questo stage garantito dalla scuola dovrebbe premiare le ragazze più talentuose, coloro che impressioneranno la commissione di esaminatori potranno posare per un'importante rivista di moda.
Mi ritrovo così a voler sfogliare le varie fotografie per la centesima volta sempre meno convinta di quello che sto facendo, quasi fosse un impegno preso e dal quale non si può sfuggire.
Decido di scostare la molla sempre più assorta dal rumore assordante della città e meno negli acuti di Alicia, sempre più persa nei bagliori delle scie delle auto e meno dal tremolare della lampada di là.
Certa di ritrovarmi davanti a delle foto devo correggermi.
Una decina di piccole buste già aperte dalla carta dorata e l'inchiostro sbiadito su di indirizzi dalle belle grafie femminili, biglietti sgualciti e odore di vecchio.

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Shadows
Fiksi PenggemarUn amore scelto e voluto da due persone vulnerabili, il destino in accordo con un passato truce. Una vita di eccessi, di litigi, di dipendenze emotive dove amare è ferirsi reciprocamente, volersi a tal punto da possedersi senza remore, scambiando c...