Capitolo 62.

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Mi sveglio improvvisamente.
Apro leggermente gli occhi e mi accorgo di essere ancora in macchina. La mano di Jace è sulla mia coscia, credo non l'abbia tolta neanche per un attimo.
Non emetto alcun suono, dalla mia bocca non esce nemmeno una parola.
Non ho voglia di parlare, di affrontare conversazioni che non mi porteranno da nessuna parte.
Per quanto ho dormito? Un'ora? Cavolo, sembra che io mi sia addormentata per un intero giorno.
Questo mio cambio d'umore mi spaventa, solo adesso sto realizzando ciò che mi è successo, ciò che continuerà a capitarmi.
Scappa: è ciò che continua a ripetere la mia voce interiore.
Scappa: è ciò che mi ripeto io.
Sì, ma dove?
Non posso fidarmi di nessuno, nemmeno di chi credevo fosse un amico, nemmeno di chi pensavo fosse un posto sicuro.
Jace mi ha salvata molte volte, si è preoccupato per me e mi ha amata come nessuno aveva mai fatto prima, eppure adesso sono in uno stato talmente confusionale che il cervello mi prega di non fidarmi, di andare lontano.
Il cuore urla, piange, è rotto. La domanda che mi pongo da quasi un anno è "perché sta succedendo tutto questo proprio a me?". Sarà perché da piccola in chiesa fingevo di cantare le canzoncine insieme al pastore? O perché non mi piaceva andare alle sue festività? Mi stai punendo per una cosa così infantile e insensata, Dio?
Stronzate, avrò fatto qualcosa di più grosso. Non riesco a fare mente locale. Non ho mai ucciso nessuno, non mi sono mai drogata, ho bevuto alcool questo sì, chi non lo fa?
Ho avuto pieni voti in quasi tutte le materie, aiutavo una madre alcolizzata in preda alle sue crisi matrimoniali, ho subito abusi e violenze di ogni genere da parte di un sadico malato di mente. E dopo tutto questo, per me non è ancora finita?
Non vuoi prendermi con te, però continui a voler farmi soffrire. Cosa cerchi di ottenere? Dove vuoi spingerti? Le gambe non mi reggono più, Dio, io sto crollando, e anche se lentamente, sto pur sempre crollando.
Sento scivolare una lacrima, la lascio lì, non l'asciugo.
Un'altra, ed un'altra ancora si fanno spazio sul mio viso, bagnandolo tutto.
Cazzo, perché devo piangere sempre?
Un nodo in gola sale piano fino a bloccarmi il respiro. Tiro su con il naso attirando l'attenzione di Jace che si volta nella mia direzione. Sento il suo sguardo su di me, nonostante abbia gli occhi chiusi.
Se non li apro magari pensa che io stia dormendo.
Accosta su una stradina e spegne il motore della macchina.

"Allyson svegliati! Stai facendo un incubo!" Grida scuotendomi con la sua grande mano.

"Non è un incubo, è la mia vita." Dico incrociando le mie pupille con le sue.

"Da quanto sei sveglia?"

"Non da molto. Dai torniamo a casa."

"Prima mi dici perché stavi piangendo, vuoi un po' d'acqua? Qui dietro dovrei averne un po'" si slaccia la cintura e cerca una bottiglietta nei sedili posteriori. "Eccola quì, è nuova"

"Grazie." Tolgo il tappo e ne bevo un lungo sorso, mi ci voleva.

Lui mi guarda in attesa di risposte che non ci sono.
Secondo te perché diavolo sto piangendo? Perché magari ho una vita di merda? Perché non ce la faccio più a vivere in questa dannata maniera? Svegliati Jace, se sono stata felice per delle ore non significa che mi sia dimentica di tutto ciò che ho subito.

"Non so perché stessi piangendo, forse è un attimo la realizzazione di tutto. Possiamo tornare a casa? Voglio distendermi sul letto e non pensare più a niente."

Sì certo, non pensare a niente. Che stronzate sto dicendo?
Se mi butto sul letto i pensieri verranno a divorarmi non lasciando più niente di me.
È quasi notte fonda, cosa si potrebbe fare se non dormire?
Rifletto nel mentre Jace riaccende la macchina per proseguire il rettilineo su cui si è interrotto.

Salvata dalla strada - un destino a due facce.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora