Capitolo 65. FINALE

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Oggi non può che essere un giorno stupendo, tralasciando Jace che è da mezz'ora che urla da fuori la porta del bagno dicendo che devo muovermi.
La giornata promette bene, c'è un cielo sereno e un sole che splende raggiante in tutta la sua bellezza.
Mi vesto velocemente, metto un filo di trucco ed esco fuori sbuffando pesantemente.

"Sono pronta, contento?" Mento sapendo di avere i capelli ancora completamente bagnati.

Lui mi guarda spazientito e con un espressione da "ma chi vuoi prendere in giro?"

"Hai ancora tutti i capelli bagnati." Dice corrucciando la fronte.

"Lo so, ma continui a mettermi fretta allora esco così e se mi ammalo è solamente colpa tua.". Mi mordo l'interno della guancia per non scoppiare a ridere e continuare la mia recita da vittima indifesa.
Mi siedo sulle sue gambe e gli do un bacio sulle sue labbra che sanno come sempre di menta, ed io adoro così tanto questo gusto.

"Dai vai ad asciugarli, per dieci minuti in più non succede nulla"

Lo guardo confusa. Sta dicendo sul serio? Mi ha messo tutta quella fretta da quando mi sono svegliata senza farmi neanche fare colazione e ora dice che possiamo ritardare?

"Stai scherzando, spero."

"Non vorrei che tu ti ammalassi, pasticcino." Mi strizza l'occhio ed io mi alzo spingendolo sul letto, facendolo così cadere con la schiena sul materasso.

Vorrei saltargli addosso e riempirlo di baci e coccole, un po' come ogni volta che lo vedo. È il mio cuore, il mio amore, il mio sole che splende anche nelle giornate di pioggia, e stargli lontana diventa davvero difficoltoso, soprattutto quando mi guarda con quegli occhioni dolci e felici.

"Fra quindici minuti sono pronta per cui non bussare alla porta insistentemente perché tanto non ti do retta." Dico facendogli la linguaccia e una smorfia da bambina indispettita, lui di tutta risposta ride e scuote la testa.

Mi dirigo nuovamente verso il bagno ed accendo l'asciugacapelli. Mi aiuto con una spazzola per essere più veloce e renderli più o meno lisci e non gonfi e mossi come un cespuglio.
Mi riguardo allo specchio e noto che mi sono dimenticata di mettere il rossetto, per cui siccome ci ho messo dieci minuti a finire la mia piega, utilizzo i restanti cinque per il rossetto e per aggiungere un po' di ombretto per rendermi più presentabile agli occhi delle persone che incontreremo durante la nostra giornata di shopping.
Sistemo il caos che ho combinato e corro a mettermi il cappotto, i guanti e la sciarpa.

"Non ti fai mancare nulla eh" Dice sottovoce pensando che io non l'abbia sentito.

"Dovresti coprirti bene anche tu, non siamo mica in estate. Poi se ti prendi il raffreddore o la febbre non pensare che sia io a curarti." Dico puntandomi l'indice addosso come una maestrina che sgrida i suoi alunni perché non le danno ascolto.

"Non ho bisogno delle tue cure." Risponde secco facendomi sistemare in un secondo i guanti.

"Ah no?" Domando io con tono presuntuoso, lo so che ha bisogno di me. Ogni volta che gli uomini hanno poche linee di febbre sembra che abbiano bisogno di essere ricoverati in ospedale, e poi ci siamo noi donne che potremmo pure vomitare per tre ore filate e non chiederemmo aiuto a nessuno.

"No."

"Bene, allora vedremo quando mi supplicherai di prepararti qualcosa di super buono per aiutarti a tornare in sesto."

Senza rispondermi si gira e dall'armadio tira fuori un berretto nero di lana, che non credevo nemmeno possedesse. A dire il vero non so di molte cose che possiede, mi sorprende sempre.

Salvata dalla strada - un destino a due facce.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora