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Harry e Ron erano perplessi, al contrario di Hermione; prima di capire a fondo il significato della filastrocca, la rilesse parecchie volte.

«È collegata all’altra.» dichiarò. «Dov’è?»

«L’ho tenuta io.» mormorò Harry.

Fatto un pratico Incantesimo d’Appello, la prima filastrocca fu lì, insieme all’ultima che avevano ricevuto.

«Leggiamo quella che abbiamo ricevuto prima,» propose Ron, «poi l’altra.»

Che sia così,
Egli sarà
Dove tutti son come lui,
curan fastidi altrui
Lo troverai laggiù,
Dove importante è di più.

«Ora la seconda.»

Luci assai accecanti,
Person del bene amanti,
La tavola imbandita,
La cena servita,
Pacchi colorati,
Auguri abbozzati.

«Questo misterioso mittente ci sa fare con le poesie, le filastrocche e queste cose qua.» ammise Ron, ammirato. «Ma non ne capisco il significato.»

«Hermione, intervieni tu, per favore» fece Harry, spontaneamente. Lei sorrise.

«Davvero non l’avete capito?» ridacchiò lei, divertita. «Natale. È il Natale.»

«E perché questa poesia parla del Natale?» domandarono in coro Harry e Ron. Hermione abbozzò un sorriso.

«Qualcosa accadrà nell’Infermeria della scuola, a Natale.» Era raggiante.

«Ma non avevi detto...»

«In effetti, avevo detto che il mittente voleva far sapere a Smith dove si trova, ma mi sbagliavo.» confessò. «Vogliono incontrarsi, loro. Nell’Infermeria, a Natale. In primo luogo, l’ho compreso poiché nell’Infermeria, abbiamo controllato, non c’era alcunché di sospetto. In secondo luogo, l’ho capito leggendo questa lettera.»

«Sei geniale.» disse Ron, a fior di labbra. Hermione arrossì violentemente.

Harry parve quasi arrabbiato, ascoltando la spiegazione dell’amica. Lei lo notò e pretese una spiegazione.

«Io ho fatto il mio dovere. Cosa c’è che non va?» domandò lei, assumendo un tono di superiorità. Lui la fissò.

«Per Natale... I miei programmi erano diversi.» spiegò prontamente Harry, con serietà. «Io, Ginny, a casa, soli. Non io, voi e Ginny, a scuola, in vostra compagnia. Senza offesa.»

«Ti possiamo capire... Ma, francamente, preferirei in ogni caso tenervi d’occhio, a te e mia sorella.» ammise Ron. Scoccò un’occhiataccia a Harry, di seguito tornò a guardare Hermione, divertita. Poi, tutt’e tre, scoppiarono in una fragorosa risata.

Harry, in un batter d’occhio, capì che avrebbe dovuto cercare Ginny e chiederle scusa. “Pensa che Smith sia innocente? Perfetto, è liberissima di farlo.” pensò lui. “Non voglio perdere quel tesoro di ragazza per una sfacciataggine.”

E fu proprio in quell’attimo che si ricordò che tutto ciò poteva essere legato a Smith.

«Il Misterioso Mittente e Smith perché si vogliono incontrare proprio a Natale?» domandò Harry, curioso.

«Immagino che semineranno un po’ di caos rovinando la festa.» Harry e Ron erano sempre più sorpresi dalle capacità della loro amica, o fidanzata, per il rosso. Riusciva a collegare piccoli e insignificanti dettagli per ottenere una soluzione credibile e ragionevole. Succedeva sempre, non solo in quel periodo di strani eventi.
L’acuta mente di Hermione, nel tempo, non cambiava.

«Sei geniale, lo sai, vero?» domandò Ron. La ragazza, ancora una volta, arrossì.

«Spero solo d’essere d’aiuto.»

Harry realizzò che i suoi due amici si amavano tanto, troppo. Anche lui amava qualcuno. Ginny. Ginny era una ragazza coraggiosa, testarda, forte e amabile. Perciò Harry l’amava.
E questi, senza neanche pensarci, uscì dalla Stanza delle Necessità con un’unica necessità, una che la Stanza non gli avrebbe fornito. Ginny.

Chiederle scusa.

Ron e Hermione non lo fermavano. Avevano assistito al litigio e sapevano perfettamente cosa voleva fare il loro amico.

~

Harry attraversò frettolosamente il corridoio. Si scontrò contro un’altra persona.

«Mi dispiace. Sono di fretta.» fece lui, senza neanche prestare attenzione a chi aveva incontrato. Ben presto riprese a camminare.

«Anch’io. Cerco il signor Potter.»

Harry riconobbe quella voce. Una voce flebile, in quel momento. Ma pur sempre melodiosa.

Corse verso la donna che aveva parlato e, senza esitazione, la baciò. Aveva già assaporato quella labbra morbide che sapevano di fragola. Aveva già immerso le sue mani nei capelli di lei.
Aveva già avuto il piacere di toccarle i fianchi mentre la baciava.

Lei aveva già fatto passare le braccia sotto le ascelle di lui per tenerselo stretto.
Lei aveva già scontrato le sue ciglia contro le lenti degli occhiali di lui.
Lei aveva già baciato quelle labbra così carnose. Più e più volte.

«Scusa.» fece Ginny, appena si staccarono. «È venuto a mancare in circostanze orribili, e io... Io lo nomino in una conversazione senza capo ne’ coda.»

Harry capì a chi si riferiva la sua fidanzata. A Sirius. L’aveva nominato, durante la loro litigata, e ciò aveva ferito tantissimo Il Ragazzo Che È Sopravvissuto. Ma la cosa che più gli dispiaceva era non aver rispettato l’opinione di Ginny su Micheal Smith.

«Non devi dispiacerti. Io ti ho urlato contro perché ho un’opinione differente dalla tua e... Non me lo perdonerò facilmente.»

Entrambi borbottavano, entrambi sorridevano a fatica, tenendosi per mano.

«Ti amo.» fece a un tratto Harry.

«Risolviamola così,» propose Ginny, «l’uno rispetta le opinioni dell’altra e viceversa.»

Harry annuì, poi baciò Ginny. Fu un bacio veloce, un bacio a stampo, non un bacio con la lingua. Lei si dimostrò felicemente sorpresa.

«Io penso che dovremmo andare a pranzare, invece.» Ron sbucò da dietro l’angolo. Trascinava Hermione per mano. «Non vi pare?»

Harry e Ginny si mollarono la mano nell’esatto istante nel quale incrociarono lo sguardo di Ron.

«Uhm, sì, è una buona idea.» fece Ginny, incerta.

Ron e Hermione si voltarono e cominciarono a incamminarsi verso la Sala Grande.

Harry e Ginny, in seguito a quell’evento, si fissarono per alcuni fugaci istanti e si baciarono.

Risolviamola cosìDove le storie prendono vita. Scoprilo ora