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Una settimana è passata e della Monroe nessuna traccia.
Abbiamo installato degli antifurto nelle rispettive abitazioni, preso le precauzioni necessarie e atteso un possibile attacco.
Ormai io vivo con Theo nella casa sul lago, anche se lui continua a dormire sul divano.
Ora sono seduta sul molo, ad osservare quello scuro pozzo d'acqua.
Le piccole onde, provocate da una leggera brezza, mi infondono un'insolita calma e il riflesso della mezzaluna sullo specchio d'acqua fa sembrare questo posto un incanto.
Lo dipingerei per poi incorniciarlo, sempre se ne fossi capace.

Theo mi raggiunge prendendo posto di fianco a me, facendo scricchiolare le vecchie assi di legno al suo passaggio.
<<Tutto bene?>> mi chiede tranquillo.
<<Non capisco...>> rispondo pensierosa, continuando a tenere lo sguardo fisso sul magico paesaggio.
<<Già, neanche io capisco perché sei qui a fissare il lago alle due di notte.>> esclama lui facendomi ridacchiare.
<<Io intendevo, che non capisco perché non sia successo ancora niente. Io l'ho vista!>> articolo riferendomi alla visione avuta riguardate la Monroe.
<<Lo so, ti credo. Ma un po' di tranquillità non fa male a nessuno, no?>> tenta di rassicurarmi.
Annuisco, cercando di sembrare convinta, ma altro non sono che enormemente turbata.
Quello che ho visto era reale, fin troppo.

<<Ho bisogno di farti una confessione.>> dico cambiando argomento.
Lui alza un sopracciglio, guardandomi dubbioso.
<<È da un po' di notti che faccio degli strani sogni.>>
<<Di che tipo?>> domanda lui sempre più corrucciato.
<<Immagini sfocate principalmente. Ho riconosciuto la Monroe e osservato altri uomini, ho visto anche molte armi, grandi mappe di Beacon Hills e... Credo di averlo visto.>>
<<Chi?>> chiede in un sussurro.
La sua curiosità si ingrandisce man mano che vado avanti a parlare.
<<Lui, il ragazzo. Lo vedo solo di sfuggita, mai per intero, ma sono sicura che sia lui.>> concludo, tornando con lo sguardo rivolto verso il lago.
<<Non so bene cosa dirti...>> confessa lui.
<<Ma una cosa la so per certo: dobbiamo dirlo agli altri, soprattutto a Deaton, è lui l'esperto in questo campo.>>
Annuisco nuovamente, questa volta un po' più convinta, consapevole che quella sia la scelta più ragionevole.

<< Beh, dato che tu ti sei fidata di me, sento il dovere di ricambiare.>> esclama a un certo punto, rompendo il silenzio che si era andato a formare.
Lo guardo confusa, cercando di prepararmi ad una possibile confessione.
<<Ho letto da qualche parte che parlare fa bene, quindi...>>
<<Non sentirti costretto, non sei obbligato a farlo.>> lo rassicuro, posandogli incerta una mano sul braccio.
Lui mi guarda con occhi sinceri e un dolce sorriso sulle labbra, che a dirla tutta non si addice per niente al suo personaggio, ma contro ogni aspettativa lo fa sembrare ancora più bello.
Andiamo, non sono mica stupida, sono consapevole di essere circondata da ottime presenze.
<<È proprio questo che mi piace di te.>> mi confida con enfasi.
<<Sei gentile, rispettosa non che rispettabile. E poi sei sincera.>>
Probabilmente lo assalgono i ricordi del passato, perché il suo bel sorriso svanisce.
Poi, con lo sguardo rivolto verso il cielo scuro, inizia a parlare.
<<Anche io come te sogno ogni notte. Da quando sono uscito dall'inferno, lo stesso incubo mi perseguita. Inizia sempre allo stesso modo: mi sveglio in una fredda cella d'obitorio e subito mi coglie il panico. Devo fermarmi e respirare profondamente diverse volte prima di riuscire a muovermi. Una volta riacquistata la ragione, esco da quella stretta prigione, solo per ritrovarmi in un'altra, ovvero il Memorial Hospital di Beacon Hills. Solitamente, mi aggiro cauto per i vari corridoi per diversi minuti, prima di incontrarla. Mia sorella è sempre lì che mi aspetta e una volta che la avvisto, so di non avere più scampo. Le prime volte iniziavo a correre, provavo a scappare o a liberarmi dalla sua presa ferrea in qualunque modo, ma ormai non credo abbia più senso. Mi sono rassegnato al fatto che lei mi raggiungerà sempre e comunque e in una sola mossa mi strapperà letteralmente il cuore dal petto, ma che ci posso fare, effettivamente è di sua proprietà. L'ultima cosa che vedo prima di svegliarmi, è la sua mano che lo stringe, ancora vivo e pulsante, un'immagine alquanto raccapricciante, dato che mi sveglio urlando tutto sudato nel cuore della notte.>>
L'ultima parte la pronuncia ironicamente, per alleggerire un po' la tensione, ma mi sembra abbastanza difficile farsi una risata dopo un racconto del genere.
<<Mi dispiace.>> dico sinceramente dispiaciuta, stringendo le dita attorno al suo braccio.
<<Quando l'ho... uccisa... da allora non c'è giorno in cui non pensi a lei.>>
I suoi occhi lucidi mi provocano una tale tristezza che non posso fare a meno di abbracciarlo.
Inizialmente rimane rigido, ma poi avvolge le sue braccia intorno alla mia vita, stringendomi a sua volta.
La sua faccia si nasconde nell'incavo del mio collo, mentre sussurra un flebile "grazie", a voce così bassa che credo quasi di essermelo immaginata.

<<Che cosa state facendo?>>
Questo piccolo momento di intimità viene interrotto da Liam, che per qualche oscuro motivo si trova alle nostre spalle, braccia incrociate e piede che tamburella senza sosta la prima asse di legno del molo.
<<Ci stavamo abbracciando. Geloso piccolo lupo?>> lo schernisce la chimera.
<<Sta zitto Reaken.>> risponde lui arrossendo visibilmente, facendomi ridacchiare.
<<Perché sei qui?>> domando poi tornando seria.
<<Dobbiamo andare da Deaton, dice di avere una risposta.>>


Ci catapultiamo alla clinica alla velocità della luce e appena entrati veniamo accolti anche da Scott e Lydia
<<Ben arrivati.>> ci saluta il veterinario, ma prima di poter continuare, viene malamente interrotto dall'alpha.
<<Deaton sa come sei arrivata qui.>> esclama ad alta voce, facendomi prendere un colpo.
<<Non è certo, è solo un'ipotesi.>> ribatte l'uomo di colore, facendoci successivamente sistemare attorno al tavolo di metallo, dando inizio alla sua spiegazione.
<<Come promesso, ho fatto molte ricerche al riguardo, trovandone alcune decisamente interessanti. Vari studiosi inglesi sostengono che non siamo soli nell'universo, ma non per una possibile presenza di extraterrestri e alieni. Potrebbero esistere altri luoghi, popolati da altrettante persone, esseri umani per lo più, di cui noi non siamo a conoscenza. Peterson Clifford afferma un'azzardata teoria, che si basa unicamente sull'immaginazione. In poche parole, se noi crediamo fermamente in qualcosa, quella si avvera.>>
Mi volto ad osservare gli altri e posso affermare che questo discorso non fa altro che confonderci.
<<E questo cosa dovrebbe centrare con me?>> domando poi, alzando un sopracciglio.
<<Suppongo che, se etichettiamo come veritiera questa teoria, dobbiamo prendere in considerazione l'esistenza di altri luoghi, che potremmo denominare come universi paralleli, che si formano partendo da un pensiero condiviso da più persone.>>
<<Quindi ciò che penso, che non esiste nel nostro mondo, potrebbe crearsi materialmente, diventando reale in un'altra dimensione?>> chiede Lydia, che sembra l'unica ad aver afferrato totalmente il concetto.
Nel mio cervello intanto si formano domande su domande, ma nessuna di queste riesco a zittirla con una risposta.
<<E come ha fatto Elisa a finire qui?>> domanda Liam corrucciato, grattandosi il capo.
<<Certe persone hanno una maggiore stabilità e vastità di pensiero. Magari, concentrandoti troppo su di noi, su questo posto, il tuo pensiero ha creato una sorta di realtà parallela, catapultandoti nella nostra dimensione.>> cerca di spiegarsi Deaton.
Mi guardò intorno spaesata, il respiro pesante, la vista offuscata.
È tutto così confuso da farmi girare la testa, infatti svengo.


<<Buongiorno fiorellino.>>
Apro gli occhi, mugugnando qualcosa di incomprensibile anche alla sottoscritta.
Caccio un urletto quando scopro di essere in braccio a Theo, intento a salire con cautela le scale della casa sul lago.
<<Che stai facendo!?>> chiedo agitata.
<<Ti porto a letto.>> risponde lui con la più totale naturalezza.
Ciò vuol dire che mi ha trasportato dalla clinica fino a qui.
Per quanto tempo sono rimasta svenuta!?

La chimera apre la porta della mia stanza con un leggero calcio, senza badare alle mie proteste, dopodiché mi posa delicatamente sul materasso.
Sembra così rilassato, eppure non sono mica un peso piuma.
<<Ah, probabilmente Liam dormirà qui. Scott gli ha chiesto di tenerti d'occhio.>> mi informa e nonostante mi sia appena svegliata, un'ondata di sonno mi coglie all'improvviso.
Faccio uno strano verso di consenso misto ad uno sbadiglio, per poi sdraiarmi completamente.
Questo letto è così comodo!
<<Bene, io vado. Se hai bisogno di qualcosa sono di sotto.>>
<<Ok, grazie mille.>> articolo, ricevendo in risposta l'accenno di un sorriso, poi se ne va, chiudendo la porta della camera alle sue spalle.

Sono ancora abbastanza confusa dalle parole di Deaton.
Troppe informazioni da rielaborare, troppe questioni in sospeso e troppe teorie da valutare e in questo momento non ho la forza, ne la minima voglia di risolvere questo rompicapo, perciò chiudo gli occhi, nella mera speranza di addormentarmi il prima possibile.

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