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Un respiro immenso si fa spazio fra le mie labbra mentre esco da un sonno profondo.
Il mio cervello ancora indolenzito dalle poche ma buone ore di sonno appena concluse.
Non ho mai dormito così bene da quando sono qui.
È da più di un mese che le mie notti sono tormentate, incubi e visioni mi impediscono di riposarmi a dovere, tenendomi vigile e rigida per tutte le ore in cui il buio ricopre la città.
Solo quando vedo spuntare i primi raggi di sole, quando l'immenso cielo inizia schiarirsi, segnando l'inizio di una nuova giornata, quando finalmente non rimango la sola pienamente cosciente, quando almeno una delle persone presenti in questa casa si sveglia, solo allora posso rilassarmi, facendomi travolgere da una famelica stanchezza, che da troppo tempo non viene sfamata.
Eppure, questa mattina mi sento stranamente riposata, pur ricordando di essere entrata in fase rem verso le tre di notte.
Non sento il solito soffio freddo sulla pelle, che rigorosamente mi fa tremare, riportandomi alla realtà.
Anzi, mi sento avvolta da un piacevole tepore rincuorante.
Eppure non riesco a percepire di essere coperta, anche solo da un sottile strato di lenzuolo candido.
Man mano che miei sensi si risvegliano, posso denotare particolari che solitamente di primo mattino non sono presenti.
Non sono sdraiata sulla solita superficie soffice del mio materasso, ne la mia testa è poggiata sul mio solito e morbido cuscino.
L'aria intorno a me è caratterizzata da un profumo nuovo, ma gradevole, che ricorda casa, l'odore della dolce e familiare foschia milanese.
Mi concentro sull'udito, non volendo ancora aprire gli occhi per mettere fine del tutto a questa gradevole sensazione di calore, ma sono costretta a farlo quando distinguo un lento respiro oltre al mio.

Ora che sono lucida ricordo alla perfezione cosa è accaduto.
Semplicemente io e Giacomo siamo rimasti svegli a chiacchierare del più e del meno fino alle tre di notte, finendo per addormentarci insieme sul divano in salotto.
Ricordo che mi ha confessato della mancanza verso i suoi genitori, di avere 18 anni, ovvero uno in più di me e di studiare in un liceo linguistico.
Abbiamo discusso tranquillamente delle nostre preferenze, come ad esempio i colori: il suo colore preferito è il verde, ma di una tonalità scura, come di un bosco invernale, il mio invece è il bianco, come la purezza, come le ali di un angelo, come la neve candida.
Ha affermato che a suo parere, la neve che ricopre un bosco invernale di abeti e pini costituisce un quadro di una bellezza rara.
Come i miei occhi.
Eravamo così assonnati da sembrare ubriachi, ubriachi dalla vita, che non ho dato peso alle sue parole, ai complimenti riguardo ai miei occhi, che potrebbero diventare il suo nuovo colore preferito.
Continuava a ripetere di non aver mai visto un azzurro così freddo da parer grigio.
Il colore della pioggia, lo ha definito.
Non gli è mai piaciuta la pioggia, ma ha detto che per me potrebbe anche fare un'eccezione.

Sono così persa fra i recenti ricordi formati, che inizialmente non mi accorgo di una mano sulla mia testa che mi accarezza amabilmente.
Lunghe dita affusolate che si intrecciano ai miei capelli troppo scuri per essere definiti biondi, così delicate ma lo stesso tempo decise. Deglutiscono forte, troppo imbarazzata per poter alzare lo sguardo. <<Buongiorno.>> mi saluta il moro con voce roca e assonnata, voce che mi fa solo turbare maggiormente, per l'inconsueto fatto che la trovi così gradevole.
E sexy, fottutamente sexy.

Mi alzo di scatto, cercando di non badare al lieve giramento di testa causato dal movimento improvviso.
Mi avvio verso la cucina, con l'intenzione di preparare la colazione per distrarmi.
Intanto uno strano dialogo dagli ancora più strani argomenti trattati si fa luogo dentro di me.
"Elisa, no. No, no e ancora no. Prima di tutto ricordati della situazione in cui ti trovi, ovvero sei situata in un universo parallelo con il rischio giornaliero di un possibile decesso. Poi ricordati che quel ragazzo è stato l'artefice di molti dei problemi che hai dovuto affrontare, tra cui l'essere rapita e quasi torturata. Conclusione: penso proprio che non sia il caso di innamorarsi."

Innamorarsi è una parola grossa. Ammetto di affezionarmi molto facilmente a chiunque, ma amare qualcuno...
Non sono mai stata innamorata, non per davvero almeno.
Ho avuto certo la mia buona dose di ragazzi, ma non sono mai stata legata da sentimenti profondi con una persona che non fosse un mio familiare o qualche amico stretto.
Chissà se i miei vecchi amici si ricordano ancora della mia esistenza...
<<Crepes?>>
Sobbalzo, non per questa semplice domanda, piuttosto per la materializzazione dell'alta figura di Giacomo al mio fianco.
Annuisco, ponendo altro impasto semiliquido che ho precedentemente preparato al centro della padella piatta di metallo e stendendolo con una spatola da cucina apposita, facendogli prendere una forma tondeggiante sufficientemente decorosa.
<<Prendo la marmellata.>> enuncia, indirizzandosi verso la dispensa in alto vicino al frigorifero.
<<Da quando le crepes si mangiano con la marmellata!?>> esclamo indignata.
<<Sono pienamente d'accordo con Elisa.>> dichiara Scott entrando in cucina e in seguito salutandoci con un semplice "buongiorno".
Senza aggiungere altro, preleva un grande barattolo contenente una golosa sostanza cioccolatosa, parente lontana della mia cara e amata Nutella e se la stringe al petto, sorridendo e appoggiandosi alla penisola in marmo.
<<Malia?>> domando io per rompere il silenzio.
<<Ancora dorme, non ho il coraggio di svegliarla. L'ultima volta che ci ho provato mi ha quasi azzannato un braccio.>> ricorda ridacchiando.
È proprio felice per il ritrovo della sua ragazza.
<<Sai...>> comincia rivolgendosi a me con il tono di chi sa di avere la colpa.
<<... ieri mi sono arrabbiato molto, cosa che di solito non faccio ti assicuro, anche per una confessione che mi ha fatto Theo. Sai, quella storia del proiettile modificato...>>
Annuisco, comprendendo a pieno.
<<E poi avevamo appena ritrovato Malia, così mal ridotta e->>
<<Ehi!>> lo interrompo, vedendo i suoi occhi lucidi.
Mi allontano un attimo dal piano cottura, posizionandomi di fronte all'alpha.
<<Non c'è motivo per essere tristi. L'abbiamo ritrovata, è qui con noi ora. Non permetteremo più che venga portata via e solo il signore sa cosa oserei fare a chiunque tentasse di provarci.>>

Un sorriso dolce si fa largo sul suo volto e dopo aver pronunciato un flebile "grazie", mi stringe in un forte abbraccio ristoratore.
Mi appoggio al suo petto sentendo i battiti regolari del suo cuore.
Il cuore di un ragazzo che viene costantemente messo alla prova.
Un cuore che più volte si è spezzato e tutte le volte, questo gentile e coraggioso ragazzo dai capelli scompigliati ha ricomposto, pezzo per pezzo, ogni singolo giorno, senza mai arrendersi.
Ho sempre stimato molto Scott McCall per la sua determinazione e ogni giorno, le sue azioni e le sue parole me ne danno la conferma.
Questo momento molto diletto e toccante però, viene interrotto da un basso ringhio di gola, proveniente dall'unica altra persona presente in questa stanza.
Sì, decisamente non mi innamorerò mai di quell'idiota di Giacomo.

In Another WorldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora