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Appena metto piede dentro casa, con a seguito Giacomo, il chiacchiericcio sommesso che prima riuscivo ad udire tace del tutto.
I miei amici, il mio branco, è tutto riunito in salotto, le posizioni leggermente variate da quando me ne sono andata.
Gli sguardi guizzano sulla mia persona, mettendomi in soggezione e togliendomi il respiro.
Forse sono stata troppo dura nell'esprimere i miei pensieri, poiché credo che quel discorsetto li abbia scorsi parecchio.
Sto per aprire bocca per scusarmi del mio mancato tatto, ma mi blocco non appena Lydia mi stringe in un forte abbraccio, togliendomi nuovamente il respiro.
<<Vedo che i miei consigli sul farti valere sono serviti a qualcosa.>>  mi sussurra ridacchiando nell'orecchio.
Ricambio la stretta, divertita a mia volta dalle sue parole e rassicurata sul fatto di non aver causato troppi danni.
Da sopra la spalla della banshee posso scorgere Scott sorridermi calorosamente, mimando un grazie con le labbra.
Ricambio il sorriso, ma questo breve momento d'affetto viene interrotto da un mugugno, simile ad un grugnito, proveniente dal fondo delle scale di legno.
Tutti gli occhi sono ora puntati sulla gracile figura di Mason, fermo su uno scalino mentre si stropiccia gli occhi assonnato.
Una volta assecondata l'incredulità del fatto che lui sia finalmente qui con noi, Corey gli si lancia praticamente addosso, facendolo barcollare e attirandolo in un bacio disperato.
Sono costretta a distogliere lo sguardo, mentre si scambiano preoccupazioni reciproche, confessandosi a vicenda quanto si sono mancati, o potrei mettermi a piangere come un bambino.
<<Fanno sempre così?>> mi domanda a bassa voce Giacomo.
<<A volte anche peggio.>> gli confesso io sorridendo.
Finalmente arriva anche il mio turno per degli scambi di effusione e con le braccia finalmente intorno al collo del ragazzo di colore, rilascio un tanto trattenuto sospiro, rilassandomi un po' di più, per quanto la situazione me lo possa permettere.

Il suo aspetto è trasandato, i vestiti malconci, ferite e lividi ben visibili sulle poche parti scoperte del corpo.
È anche molto più magro di quanto ricordassi e ciò fa intendere che non lo abbiano nutrito a dovere.

Una volta esserci assicurati tutti della sua reale presenza, lo facciamo sedere sul divano, Liam e Corey ai lati, mentre noi altri rimaniamo in piedi.
<<Prima di dirvi qualsiasi altra cosa e di attaccare con la mia solita parlantina: grazie.>> articola sorridendo con gratitudine.
<<Sarei sicuramente morto se non mi foste venuti a salvare.>> continua.
<<Avremmo voluto esserci riusciti prima.>> confessa Stiles, l'espressione contrariata sul volto.
<<Beh, Per me l'importante è essere ancora vivo.>> afferma il ragazzo.
Prima di proseguire, il suo sguardo cala e la sua voce si tinge di angoscia.
<<Per quanto vorrei dimenticare tutto, ci sono delle immagini che non potranno mai essere cancellate dalla mia memoria. Ho passato i cinque giorni più brutti della mia vita e sì, ho cercato di tenere il conto delle ore che passavano.>> afferma bloccando sul nascere ogni possibile questione.
<<Mi hanno torturato spesse volte e in modi che voi umani non potete concepire. Hanno cercato di impiantarmi nel braccio una specie di localizzatore credo, ma fortunatamente sono riuscito ad estrarlo prima che l'incisione si rimarginasse.>>
Sospira a quest'ultima rivelazione.
<<Come?>> domanda Giacomo crucciando le sopracciglia.
<<Non credo che tu lo voglia veramente sapere.>> dichiara l'altro con lo sguardo perso nei ricordi e un brivido freddo e consapevole mi fa tremare, passando lungo l'intera spina dorsale.
<<Ehi, aspetta. Io ti ho già visto.>> afferma Mason, scrutando attentamente il ragazzo poco dietro di me.
<<Tu sei arrivato l'altra sera nel caveau, giusto? Mi dispiace amico, certo con me hanno utilizzato una buona dose di violenza e cattiveria, ma con te... Mi stupisco di come tu sia ancora in vita.>> esclama sorpreso.
<<È un lupo mannaro.>> chiarisce Scott.
<<Ed è quel ragazzo.>> aggiunge, calcando sulle ultime due parole.
Mason sembra non comprendere appieno le parole dell'alpha, continuando a scrutare senza ritegno il moro che si trova ancora dietro di me, poi ad un tratto un barlume di lucidità gli attraversa gli occhi.
<<Intendi quel ragazzo?>> domanda, un'espressione di consapevolezza sul volto.
<<Esattamente.>> ribadisce Liam, stringendo calorosamente la spalla del suo migliore amico ritrovato.
<<Va bene, penso di aver bisogno di delucidazioni.>> ammette Giacomo perplesso.


Il buio circonda la città, aiutando le persone a dormire, ma scaturendo in me un timore innato.
Delle morbide coperte arancioni con fantasie floreali mi avvolgono, proteggendomi sommariamente dal famoso mostro sotto al letto.
Non riesco a chiudere occhio, non più almeno.
Mi sono svegliata nel cuore della notte, sudata e spaventata, immagini vivide nella mia mente dell'incubo appena trascorso.
Non so bene quanto tempo sia passato dal mio brusco risveglio, se ore o solo pochi minuti, ma quelle icone continuano a riproporsi attraverso l'anticamera del mio cervello, facendomi rimanere vigile e impedendomi di riaddormentarmi pacificamente.
Così, un'altra notte insonne si prospetta davanti a me.

Cerco di alzarmi dal letto senza fare rumore, non volendo svegliare Lydia, Mason e Corey.
Ci siamo ammassati tutti nelle camere, sistemandoci come potevamo, essendo aumentati di numero.
Il ragazzo invisibile, da vero galantuomo, si è sistemato a terra con una misera coperta a fargli da scudo contro la fredda brezza serale e un piccolo cuscino riempito di piume d'oca, lasciando al suo ragazzo e a noi ragazze il comodo materasso.
Ammiro e sinceramente invidio l'amore e la passione che scorre fra quei due.
Entrambi morirebbero l'uno per l'altro, pur di non farlo soffrire.
Piacerebbe anche a me provare certe sensazioni prima o poi e scaturirle in un'altra persona, si spera più prima che poi.

Scendo gli scalini due a due, raggiungendo la cucina per dissetarmi con un bicchier d'acqua.
Una volta essermi idratata a dovere, mi sposto in salotto e senza precauzioni mi butto a peso morto sul divano, ma mi spavento non incontrando la superficie morbida da me tanto agognata.
<<Ma che ca->>
Cerco la fonte di luce più vicina, trovando e accendendo infine una piccola abat-jour in cima ad un mobiletto di legno a fianco del divano.
La scena mi provoca imbarazzo e divertimento, così mi ritrovo ad arrossire, ridacchiando con una mano davanti alla bocca, mentre Giacomo si dimena sotto di me.
Dopo essersi stropicciato gli occhi li apre lentamente, cercando di abituarsi alla poca luce soffusa presente nella stanza e avvampando non appena si accorge di avermi a cavalcioni.
Imbarazzata, scendo rapidamente dal suo corpo, prendendo posto sulla poltrona vicina e coprendomi il volto.
<<Scusa.>> dico, il suono ostruito dalle mie mani che nascondono l'evidente rossore presente sulla mia faccia.
<<Non avrei sperato in un risveglio migliore.>> articola acidamente.
Un "fottiti" esce naturale dalla mia bocca.

<< Elisa, santo cielo, è luna di notte! Cosa ci fai ancora sveglia?>> domanda mettendosi seduto scompostamente a gambe incrociate.
<<Non riesco a dormire.>> ammetto, l'espressione seria mentre quelle macabre immagini si ripropongono nella mia mente.
Un sorriso dolce compare sulle sue labbra, mentre picchietta con la mano il posto di fianco a se, chiedendomi indirettamente di raggiungerlo e così faccio.
Rannicchio le gambe, avvolgendoci intorno le braccia e appoggiando il mento sulle ginocchia, mentre penso a quanto in realtà la sua indole sia gradevole e di buon animo.
<<Incubo?>> mi domanda consapevolmente.
<<O visione.>> lo correggo.
<<Non so distinguerli.>>
Lo vedo sistemarsi più comodamente con la coda dell'occhio, appoggiando la testa allo schienale, scoprendo completamente il collo.
<<Io non sono da meno. Ogni notte sogno di catastrofi mai compiute, dove sangue e dolore ne sono i protagonisti.>> ammette con occhi velati di tristezza.
<<Sogno spesso anche la mia famiglia. I miei genitori e il mio povero piccolo fratellino, chissà se riescono a cavarsela bene anche senza di me.>>
Gli angoli della sua bocca si piegano leggermente all'insù in un sorriso stanco, ferito.
Lo comprendo appieno, trovandomi nella sua stessa situazione e la voglia di rincuorarlo prevale sulla leggera angoscia ancora presente in me e una mia mano si va a posare su un suo ginocchio.
Il suo sguardo percorre tutto il mio braccio, prima di soffermarsi sui miei occhi.
Non ho idea del tempo in cui rimaniamo così, immobili.
So solo che quando gira la testa per portare la sua attenzione altrove, è come se un pezzo di me fosse rimasto incollato ai suoi occhi, i suoi bellissimi e magnetici occhi scuri come la pece, che riescono a rassicurarmi e ad incutermi timore allo stesso tempo, scombussolando ogni mia convinzione.

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