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<<La smetterà prima poi di piovere?>>
Giacomo guarda nuovamente fuori dalla piccola finestra, constatando anche con la vista il continuo e ripetitivo ticchettio delle gocce d'acqua sul tetto del piccolo capanno da pesca in cui ci siamo rifugiati nuovamente, in attesa che il temporale finisca.
<<Ci avranno dati per dispersi.>> ridacchio io, riferendomi al mio branco.
È da ormai più di un'ora che ci troviamo bloccati qui, in attesa di uno schiarimento da parte del cielo, ma il temporale non ha mai dato il minimo segno di cessare.
È da più di un'ora che stiamo discorrendo in tutta tranquillità, evitando con cura i precedenti argomenti assai scomodi.
Parliamo del più e del meno e ad ogni frase scopro qualcosa di nuovo in più su questo bel ragazzo... perfido, intendevo perfido.
<<Fammi spazio.>> mi ordina, cercando come me di sdraiarsi sul piccolo letto.

Rimaniamo così per qualche minuto, in silenzio, ad osservare il soffitto in legno, l'uno accanto all'altra.
<<Tu vorresti tornare indietro?>> mi chiede quasi in un sussurro.
<<A casa intendo, la tua vera casa.>> specifica.
Apro la bocca per rispondergli, ma da essa non esce altro che fiato caldo, le parole risucchiate dei pensieri.
<<Non lo so.>> ammetto.
Mi manca la mia famiglia, la mia casa, i miei vecchi amici.
Mi manca la mia nebbiosa città natale, mi manca la mia pianola mezza rotta, su cui tanto le mie dita da autodidatte hanno lavorato, componendo e rivisitando decine di canzoni e mi manca vedere la rosea alba dai finestrini dell'autobus che utilizzavo per andare e tornare da scuola.
Mi manca la normalità e in un certo senso la monotonia della mia vecchia vita, che non assomiglia minimamente a questa.
Qui le mie giornate sono scosse da grandi ondate di frenesia e agitazione, a volte accompagnate da folle divertimento, altre volte dal più totale rammarico.
Qui sono disposta di artigli, denti affilati e sensi sviluppati.
Ho un branco, formata da persone, o meglio dire essere splendidi, da cui difficilmente riuscirei a separarmi.
In più ho un nemico da sconfiggere, motivazione più grande per non poter abbandonare precocemente i miei amici.

<<Già.>>
La voce di Giacomo mi riporta a galla dal fiume di pensieri contorti che fluisce senza sosta nella mia testa.
Sospiro, voltandomi sul fianco sinistro, ritrovandomi di fronte al muro e chiudo gli occhi, la stanchezza che inizia a farsi sentire.
Prima di cadere in un sonno profondo però, cullata dalle dolci braccia di Morfeo, posso giurare di aver udito il moro sussurrare.
<<Non penso che riuscirei a lasciarti comunque.>>


<<Ehi bella addormentata, svegliati! Ha smesso di piovere.>>
Mi rigiro sul materasso mugugnando, stringendomi un po' di più nella morbida coperta marrone.
Non ricordavo di averla utilizzata prima di addormentarmi e arrossisco all'idea che Giacomo si possa essere preoccupato per me.
Il rossore però svanisce in un lampo, tramutandosi in terrore, quando sento delle forti braccia circondarmi.
<<L'hai voluto tu.>> esclama ghignando il moro per poi sollevarmi, facendomi immediatamente sentire la mancanza del mio caldo giaciglio.
<<Mettimi giù!>> urlo ormai completamente sveglia, mentre vengo fatta fluttuare bruscamente da una parte all'altra della stanza.

Dopo svariati richiami, la mia richiesta viene finalmente accettata e con un'incredibile delicatezza, che non credevo il ragazzo possedesse, vengo depositata nuovamente sul letto.
Subito scatto in piedi e inizio a schiaffeggiare rapidamente il mio assalitore, impegnato in una fragorosa risata.
Senza che riesca ribattere mi ferma le mani, posizionandole poi intorno alla sua vita e attirandomi in un abbraccio.
<<La mia piccola guerriera...>> mi prende in giro, continuando a ridacchiare.
Solo quando si rende finalmente conto delle sue azioni e delle sue parole alquanto compromettenti si stacca, mascherando l'imbarazzo con qualche colpo di tosse.

<<Quanto ho dormito?>> domando per cambiare argomento, impegnandomi nel ridonare al letto un aspetto decente.
<<Qualche ora.>> dice alzando il braccio, per poter avere la conferma dal suo orologio da polso nero.
<<Sono le due del pomeriggio passate annuncia infine, aprendo la porta del capanno ed insieme usciamo da quel luogo dalle strane influenze.
Lo seguo, nella speranza che sia a conoscenza della via del ritorno.

In Another WorldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora