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<<Qualcuno accenda l'aria condizionata!>>
<<Solo se chiudete tutti i finestrini.>>
<<Ma io ho caldo!>>
<<Appunto per quello accendiamo l'aria condizionata, Liam.>>

Ridacchio, ascoltando in silenzio il piccolo battibecco tra i miei compagni di viaggio.
Siamo in macchina da più di un'ora e Liam, Giacomo e Theo non hanno fatto altro che stuzzicarsi e riprendersi a vicenda.
Inizialmente erano anche scene divertenti a cui assistere, ma la mia valutazione potrebbe variare drasticamente se continuassero così per le prossime tre ore di viaggio che ancora dobbiamo affrontare.

Oggi è una giornata particolarmente calda, così stanno utilizzando anche questo pretesto per il vezzoso piacere di litigare.
<<Elisa, puoi alzare il finestrino per favore?>> mi domanda gentilmente Theo, trattenendo visibilmente una crisi di nervi.
Trovo sia illustre il suo tentato cambiamento.
Si vede che ci sta provando con tutte le sue forze ad eliminare completamente i demoni che regnano dentro di lui, per trasformarsi in una quantomeno affidabile persona.
Sono fiera di lui.

Faccio come mi è stato chiesto e finalmente, una fresca ondata di aria condizionata mi colpisce in pieno volto, facendomi sospirare di piacere.
<<Si può ascoltare un po' di musica?>>
chiedo mettendo praticamente a rischio la mia vita, notando dallo specchietto retrovisore il tic nervoso all'occhio destro della chimera, ma fortunatamente non mi accade niente di male, anzi, Theo addirittura mette in pratica la mia proposta, accendendo la radio su una stazione a caso.
Grazie agli auto parlanti incorporati nel veicolo, inizia diffondersi nell'ormai fresco abitacolo di metallo, la allegra melodia di Can You Do This di Aloe Blacc.
Inizio a canticchiarla e a muovere un piede a ritmo ed improvvisamente mi colpisce la nostalgia.

L'annullamento della realtà era un desiderio che spesse volte mi sono ritrovata a domandare.
A volte trovavo che il rumore provocato dal mondo fosse esageratamente assordante, così mi ritrovavo appunto a desiderare la tranquillità che neppure un eremita sulla punta della vetta più alta di una montagna avrebbe potuto scovare.
Quello che cercavo io era silenzio, come se ogni cosa, anche il più flebile soffiare del vento o la più minuscola delle formiche lavoratrici, si fermasse.
Come se ogni singolo oggetto animato, persona, animale o qualunque cosa potesse provocasse anche il più minimo e solitario ronzio, cessasse di esistere.
Ovviamente tutto ciò era chiaramente impossibile, se non enormemente improbabile e per quanto io mi sforzassi di immaginare una realtà composta unicamente dalla mia persona, anche lei, la mia fervida e smisurata immaginazione, possedeva e possiede tuttora dei limiti, anche se sono stati a dir poco ampliati.
Ogni tanto però riuscivo ad avvicinarmi, anche se di un minimo, alla realizzazione di questo mio sogno proibito.
Mi bastavano un paio di auricolari e della musica di qualsiasi genere trasmessa ad un volume smisurato nelle mie orecchie, tant'è che a volte ho avuto davvero paura che mi si potesse perforare un timpano.

Era un processo che accadeva più spesso di quanto la mia salute avrebbe gradito.
Ogni mattina, quando ancora le prime luci dell'alba erano troppo timide per squarciare l'oscurità  che aveva ricoperto la città per l'intera notte, quando la maggior parte dei fanciulli si faceva ancora beatamente cullare dalle dolci braccia di Morfeo, io mi apprestavo a prendere posto in uno degli svariati sedili verdi dell'autobus che ogni giorno mi trasportava verso la scuola, indossavo i miei auricolari rossi e aprivo l'applicazione della musica presente sul mio cellulare, cercando di scegliere quale canzone in quella fredda mattinata rispecchiasse il mio stato d'animo.
Una volta aver selezionato la prescelta, facevo vagare il mio sguardo sul paesaggio che lentamente scorreva dai finestrini del grosso veicolo.
I minuti che seguivano, utilizzati dal mio autobus per portarmi fino alla giusta fermata, erano i migliori della mia giornata.
Erano il breve lasso di tempo in cui tutto si spegneva, in cui ogni preoccupazione abbandonava il mio corpo, accompagnata dalle dolci note intonate dal cantante in questione.
Una sensazione di pace e serenità invidiabile.
In quel momento, la coscienza della realtà veniva cancellata, facendomi perdere il senso del tempo, facendomi finalmente sentire bene per davvero.
Un po' come Leopardi, il poeta, credevo che l'annullamento dell'io nell'infinito fosse un fatto positivo e tuttora credo si possa definire alla pari di un dono e a mio modesto parere beati saranno quelli a cui questo miracolo verrà generosamente concesso.

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