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Un'ora.
Ancora esattamente sessanta minuti e poi daremo inizio ad un avere propria guerra.
Non ho voglia ne tantomeno lo stomaco di pensare a quanto sangue verrà versato, a quanti corpi cadranno a terra inermi, in attesa di ammuffire, cullati da un sonno eterno.
Scott è stato molto chiaro al riguardo, anche se il tono di voce lasciava trasparire il sentore di un dubbio.
"Nessuna pietà", ha detto in un sol fiato.
Chi sta dalla parte del diavolo a sua volta rientra nella categoria dei demoni e questa volta non ci dovrà essere alcun tipo di compassione da parte nostra.
Con queste parole, l'alpha ha decretato carta bianca, ora ognuno di noi ha il diritto, quasi il dovere di uccidere ogni cacciatore che ostacolerà il proprio cammino.
Abbiamo bisogno che il piano funzioni,anche se così non lo definirei.
Non è una strategia studiata nei minimi dettagli, solo una brutale e sostanzialmente silenziosa vendetta.
Sicuramente, meno ci facciamo notare, meno attireremo l'attenzione di quello che a tutti pare il boss finale, meglio è.
La prima cosa che dovremmo fare è salvare Corey.
Arrivati a quello che speriamo sia il luogo di ritrovo dei cacciatori, ci suddivideremo in piccoli gruppi e ognuno di questi perquisirà un magazzino.
Una volta trovato il ragazzo invisibile lo porteremo alla clinica da Deaton, sperando che riesca a curare le probabili ferite che riporterà.
Aspetteremo al massimo qualche ora, sperando che la Monroe non si accorga dell'assenza del suo ostaggio e che non richiami a comando tutte le sue truppe con l'obiettivo di attaccarci, poi andremo a cercarla, probabilmente tornando nello stesso luogo.
Se Corey non riporterà danni troppo gravi al suo corpo e si sentirà abbastanza in forze potrà accompagnarci nella nostra impresa, altrimenti rimarrà sotto il controllo severo e vigile del veterinario.
Nella seconda parte del piano ci accompagnerà anche il signor Clifford.
Una volta scovata sua figlia li lasceremo conversare, nella speranza che quest'ultima sia appunto disposta ad un confronto e che, una volta riscossa dalle parole del padre, stipuli un trattato di pace a favore di tutti quanti.
In caso contrario ci attaccherà e noi saremo costretti a difenderci.

Ora mi trovo sul terrazzo, che ormai è diventato il mio posto preferito del loft di Derek e l'unico dove riesco a trovare un po' di tranquillità.
Tranquillità si fa per dire, dato che in questo momento la mia mente continua a propormi le infinite possibilità che potrebbero susseguirsi tra esattamente quarantatré minuti.
Ho un brutto presentimento al riguardo, tanto che tra i vari futuri che sto immaginando, pochi sono quelli in cui ne usciamo vincitori.
Il tempo non aiuta di certo.
Grandi nuvole grigie coprono completamente il cielo, oscurando il mio caro e amato sole.
Sono passati due giorni dall'episodio della cartina rivelatrice, giorni governati da un clima sereno e temperature relativamente calde, incontrastate fino ad ora.
A mezzogiorno il meteo ha annunciato di un possibile temporale verso sera e così a quanto pare sarà.

<<Nervosa?>>
Sobbalzo, spaventata dalla materializzazione di Theo al mio fianco.
<<Tu no?>> chiedo, pur sapendo essere una domanda futile, poiché anche se lo fosse e so che è così, non lo ammetterebbe mai, neanche sotto tortura.
Durante il discorso del nostro alpha, ho potuto notare una certa crepa nell'armatura della chimera riaprirsi, potevo quasi vedere coi miei stessi occhi ricordi scomodi farsi spazio nella sua testa.
Lui ha già avuto modo di sperimentare l'assassinio in passato e certamente non è stato un atto a portarlo all'apice della serenità.
Questo è un atto che impedisce la realizzazione della pace interiore, che perseguita il sonno e che crea dubbi e rimorsi che divorano l'anima.
Non ho mai ucciso una persona e probabilmente non ho la minima idea di quello che potrebbe realmente comportare, ma sono sicura che la morte non porta la più totale felicità, soprattutto per chi viene ammazzato contro il suo volere.

<<Pelle dura.>> articola il ragazzo dagli occhi chiari, questi ultimi puntati verso il grigio orizzonte.
<<Serve una pelle molto dura per sopravvivere a queste cose,così eviti di ferirti troppo.>> si spiega, quasi leggendomi nella mente.
Ci sono tante cose che vorrei chiedergli, ma non ho intenzione di invadere la sua privacy, dato che conosco la riservatezza che ci tiene a mantenere sull'argomento della sua vita personale, così rimango sul vago.
<<Come fai a superarlo? Come può una persona come me uccidere un suo simile, senza rimanere schiacciata dalle emozioni?>> chiedo iniziando a mia volta ad osservare le case lontane.
<<Non può, non puoi.>> risponde semplicemente, facendomi avvicinare all'orlo dello sconforto più totale.
<<Tu come hai fatto?>> domando con ancora un briciolo di speranza.
<<Ti sembro per caso una persona normale? Una come te?>> ribatte ridendo amaramente.
<<Ho avuto anni per prepararmi insieme ai dottori del terrore, esperti in questo campo, prima di uccidere un essere vivente. Posso confermare che sono stati anni sprecati. Niente ti può preparare ad un peso come quello e niente ti può preparare a quello che succederà dopo. Per saperne di più devi fare due chiacchiere con la tua coscienza; sei disposta a sopportare gli incubi e le notti insonni? Sei disposta a rivivere ogni singolo giorno della tua vita quello stesso opprimente e macabro episodio?>>
Non ho neanche il tempo di riflettere che continua.
<<Non serve che tu risponda, poiché anche se fossi convinta di potercela fare, ti assicuro che non è così.>>

In Another WorldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora