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Silenzio.
Un silenzio incombe intorno alla mia persona e una brezza fredda mi solletica la pelle scoperta dai vestiti, provocandomi dei brividi fastidiosi.
Il lago è di un blu acceso e si staglia immenso davanti a me e alberi inclini al cambiamento, con l'arrivo dell'autunno, lo circondano su ogni sponda.
Le prime foglie secche iniziano a galleggiare sulla superficie limpida, lievemente animata dal leggero vento e il tramonto di una tonalità aranciata che si riflette sull'acqua completa il paesaggio mozzafiato.
Amavo i tramonti, mi piaceva, durante le vacanze estive, sedermi in riva al mare ad ammirare il sole, condannato tutti giorni a calare.
Ma in questo momento non riesco a lasciarmi andare, non riesco a lasciar vagare liberamente i miei pensieri verso questo spettacolo offerto dalla natura.
La mia mente è sommersa da dubbi e incertezze, forti e pressanti, che riescono a sovrastare ogni mio pensiero frivolo.

Ho sempre cercato di convincermi che le persone non sono cattive, sono semplicemente non istruite alla bontà, oppure hanno subito a loro volta azioni brutali, che le hanno indirizzate nel comportarsi alla stessa maniera.
Ma ora, ora tutte le mie certezze, tutte le mie convinzioni sono messe in dubbio.
A tutto ciò a cui prima mi ispiravo, a tutti gli ideali a cui precedentemente facevo riferimento.
Sono state tolte le fondamenta alle mie credenze e non possono fare altro che crollare.
E tutto questo accade grazie ad una sola persona, una donna la cui indole malvagia danneggia tutto ciò che le sta intorno.
Una donna le cui azioni comportano solo ingiustizia e sofferenza e il suo nome è Tamora Monroe.

Sento scricchiolare le assi di legno del piccolo molo su cui sono adagiata e una figura familiare si siede al mio fianco.
<<È finito l'effetto del veleno?>> domando, anche se so per certo che è così, oppure non si troverebbe qui ora.
<<Già.>> mi risponde lui con un risolino sghembo.
Mi volto nella sua direzione, mossa altamente errata da parte mia.
Giacomo è seduto tranquillamente, le lunghe gambe lasciate a penzolare giù dal molo.
Il volto è incorniciato dalla luce del sole, o almeno di quel che ne rimane e sempre quella sua luce provoca un bagliore sommesso nei suoi occhi scuri.
E mentre si passa una mano fra i capelli, con l'intento di sistemare un ciuffo ribelle, non posso fare a meno di pensare a quanto sia bello e diamine, questo non aiuta affatto.

Torno con lo sguardo al paesaggio di fonte a me, rilasciando un lungo sospiro.
<<Ti sei persa una bella scena sai? Il ragazzo che penso si chiami Liam ha dichiarato davanti a tutti di amare un certo Theo e quest'ultimo, dopo aver udito il breve discorsetto ha rovesciato un'intera brocca di succo di frutta sul tappeto del salotto. La rossa ha iniziato a sbraitargli contro come una furia.>> conclude ridacchiando.
Era ora che quei due mettessero alla scoperta i propri sentimenti, ma non è questo l'argomento che suscita maggiormente interesse in me in questo momento.
<<Perché sei ancora qui?>> gli domando seria, cambiando argomento.
<<In che senso?>> chiede lui confuso.
<<Perché non sei ancora andato via? Saresti potuto scappare tranquillamente da una decina di minuti a questa parte, invece sei qui a subirti il mio malumore e ad ascoltare le minacce di morte da parte dei miei amici.>>
Il ragazzo torna a fissare davanti a se con aria pensierosa.
<<Voglio vendicarmi della Monroe.>> dichiara in fine.
<<Noi non ci vendichiamo, noi proteggiamo chi non può farlo da se.>>
Citando il motto degli Argent modificato mi fa venire alla mente il ricordo di Allison.
Lei non ho mai potuto incontrarla per davvero, ma sono sicura che sia stata una brava persona e questo flusso di pensieri mi porta inesorabilmente a Malia.
Non mi capacito di come sia ancora in vita.
L'ho vista morire fra le braccia di Scott ed è stata una scena molto triste e raccapricciante e non concepisco come ora stia tranquillamente dormendo al secondo piano della casa.
Ricordo che la chimera mi aveva accennato a questa piccola eventualità.
A Theo avevano sparato con un proiettile modificato, in grado di arrestare il battito cardiaco senza far decedere completamente il soggetto colpito.
Ho sperato fosse accaduta la stessa identica cosa con la coyote, ma sapevo in fin dei conti essere una speranza vana e ben presto anche la chimera si era arresa all'idea.
Malia era morta, il suo corpo trasportato all'obitorio all'interno di un ospedale con un'ambulanza e successivamente rinchiuso in uno di quegli scompartimenti di metallo.
Tutti abbiamo potuto assistere a questo funereo scenario, eppure l'abbiamo ritrovata viva e vegeta, anche se un po' ammaccata, all'interno di un caveau di una banca.
È stato magnifico e inquietante allo stesso tempo.

<<Voglio comunque aiutarvi.>> annuncia Giacomo riscuotendomi dai miei pensieri.
<<Il vostro intento, in fine dei conti, è di liberarvi della Monroe e in un modo o in un altro io voglio dare una mano.>>
Posso capirlo.
Dopo quello che gli ha fatto quella serpe, anche io avrei difficoltà a trattenere i miei istinti omicidi e devo dire che lui ci sta riuscendo egregiamente.
<<Posso ucciderla?>>
Come non detto.
<<Noi non uccidiamo.>> gli rispondo ridacchiando.
Incredibilmente è riuscito a farmi ridere, anche in un momento come questo.
Sto per rispondergli che in realtà a me... a noi, gioverebbe una mano in più, ma poi mi ricordo che ora mi trovo alle dipendenze di un'alpha.
<<Non sono io a prendere le decisioni qui, in più non credo che gli altri ti accetterebbero così facilmente.>>
<<Sicura di non essere tu il capo? Dopo la sfuriata di prima, avresti dovuto vedere le loro facce: li hai lasciati di sasso.>>
Ridacchio con lui a quest'ultima affermazione.
Effettivamente me ne sono andata senza voltarmi indietro, quindi non so che reazioni abbiano provocato realmente le mie parole.
Forse sono stata troppo ostica...
<<E... quando dici che gli altri non mi accetterebbero, intendi che in realtà tu l'hai già fatto?>>
Avvampo completamente rendendomi conto del fraintendimento lasciato trasparire dalle mie parole, ma quando mi volto per ribattere incontro i suoi occhi scuri e penetranti e ogni replica muore nella mia bocca.
Inevitabile questo contribuisce a rendermi se possibile ancora più rossa dall'imbarazzo, così mi giro di scatto nella direzione opposta in cui si trova quell'idiota.
<<Non intendevo questo...>> ribatto in un sussurro, dopo di che lui scoppia a ridere.
Una fragorosa ed effervescente risata di pancia, che fa piegare gli angoli della bocca verso l'alto anche alla sottoscritta.

Scuoto la testa ancora divertita, issandomi in piedi.
<<È meglio se rientriamo, gli altri si staranno sicuramente chiedendo dove diavolo siamo finiti.>>

In Another WorldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora