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La testa, la mia povera testa dolente.
Apro lentamente gli occhi, sforzandomi di mettere a fuoco alla svelta per capire dove diavolo mi trovi, osservando solo roccia grigia.
Più mi guardo intorno, più mi assicuro di trovarmi in una specie di piccola grotta, con una stretta via d'uscita, l'unico foro da cui entra un po' di luce.
Tento di alzarmi in piedi, ma i miei movimenti vengono limitati da due catene agganciate ai miei polsi, non così corte da immobilizzarmi, ma neanche così lunghe da potermi far compiere qualche passo.
Il massimo che riesco a fare è il raggiungere una posizione eretta.
Strattono il freddo metallo, ma è pesante e per mia sfortuna, l'altra estremità di entrambe le catene è incastonata nella roccia, così le mie possibilità di fuga diminuiscono drasticamente.
Tasto l'interno delle tasche dei pantaloni, alla ricerca di qualcosa di utile, ma non trovo altro che la mia aumentata preoccupazione.

D'accordo, niente panico.
Devo restare calma e lucida per assicurarmi una via di fuga.
Tiro le catene con tutta la forza che possiedo, ma la situazione non varia minimamente.
Guardo a terra disperatamente, ma non vi trovo neanche un sassolino fuori posto.
Solo terra sotto i miei piedi e solo roccia intorno e sopra di me.
Non mi è d'obbligo farmi troppe domande su chi sia stato, dato che so alla perfezione il nome dell'artefice di questo male e anche dei precedenti atti di malvagità ricevuti.
Mi dispiace per Scott e i suoi ideali pacifisti, ma se mai mi trovassi in una situazione favorevole, non ci penserei due volte al saltargli alla gola.

Continuo a guardarmi intorno, nella speranza di vedere qualche particolare che prima non avevo notato, inutilmente.
Ma anche se i miei occhi non mi donano i risultati desiderati, le mie orecchie non mi tradiscono affatto.
Riesco a distinguere dei battiti, oltre al mio, passi svelti che si avvicinano e per istinto indietreggio, maledicendomi per questo movimento guidato dalla paura.
Dall'unica fonte di luce fanno capolino tre uomini, armati fino ai denti e vestiti totalmente di nero.
<<Cazzo, è già sveglia...>> sussurra il più basso all'orecchio di un altro.
<<Che cosa facciamo?>> domanda quello con la barba lunga e folta, sempre a bassa voce.
<<Un'idea ce l'avrei...>> sussurra il terzo, sfiorandosi il mento e sorridendo.
<<Guardate che vi sento.>>
Le mie parole li fanno turbare, ma solo per un momento, poi con un cenno del capo, l'ultimo ad aver parlato se ne va.

<<Dove mi trovo?>> chiedo, cercando di estrapolare qualche informazione utile, ma i due non emettono un fiato.
Stanno semplicemente il più lontano da me possibile, immobili intenti a fissarmi.
Queste non sono persone qualunque, questi sono professionisti, lo capisco soprattutto da come impugnano le varie armi, quindi tanti cari saluti all'idea di estrargli qualche indicazione che mi doni profitto.

Finalmente, dopo quello che mi sembra un tempo interminabile, l'altro uomo ritorna con in mano una boccetta contenente un liquido trasparente.
Senza porsi troppi scrupoli ne versa un'abbondante dose su un coltello da caccia, per poi iniziare ad avvicinarsi a me con cautela.
<<Che cos'è?>> domando preoccupata.
<<Veleno di kanima, questo dovrebbe calmarti per un po'.>> mi risponde il cacciatore con un sorriso beffardo sul volto.
Indietreggio di ancora un passo, ritrovandomi però con la schiena schiacciata contro la parete rocciosa.
<<Su, non avere paura. Mi basta farti solo un piccolo taglietto...>>

Con una prima mossa maldestra, tenta di conficcarmi il coltello nel petto. Fortunatamente riesco a spostarmi, ma essendo ancora legata con delle catene, i miei movimenti continuano perciò ad essere limitati, così senza che possa oppormi, riesce a procurarmi un lieve graffio sul braccio.
Non mi preoccupo di quello, sono sicura che in qualche minuto si rimarginerà totalmente, piuttosto mi inquieta il veleno di kanima che inizia ad entrare in circolo.
Cado a terra senza poter fare altrimenti, ogni muscolo del mio corpo completamente immobilizzato.
<<Visto? Solo un graffietto.>> ridacchia il mio assalitore inginocchiato al mio fianco, intento credo a togliermi le catene.

Una volta percepito il metallo staccarsi dal mio corpo, l'uomo con la lunga barba folta mi solleva, tenendomi in braccio con un alquanto strana facilità.
Poter vedere, poter udire ma non potersi muovere è una sensazione straziante, spero che l'effetto termini alla svelta.
La mia testa si è inclinata verso destra, così riesco a vedere le strade che percorriamo.
Sono viottoli stretti e mal messi, ci sono gabbie di metallo arrugginite e qua e la sbuca qualche pianta.
Sono sicura di aver già visto questo posto, ma non riesco a ricordare con precisione.

Vorrei riuscire a parlare, ma con la lingua immobilizzata come tutto il resto del corpo, riesco ad emettere solo qualche mugugno.
<<Rilassati, siamo quasi arrivati.>> annuncia qualcuno alle mie spalle, probabilmente uno dei tre cacciatori.
Cerco di sforzarmi il più possibile, ma il veleno di kanima funziona egregiamente.
Continuiamo a percorrere questi viottoli sconnessi e cerco di sforzarmi il più possibile per ricordarmi dove io abbia già visto questo posto.
Forza Elisa, ragiona.
Dove hai già visto queste grandi gabbie?
Inizio a mugugnare non appena riesco a darmi una risposta sensata.
La lingua torna a muoversi e la mascella la accompagna, così finalmente posso tornare a parlare.
<<Lasciatemi andare!>> urlo, provando a riabilitare qualche altro muscolo, ma l'unica altra parte del corpo che riesco a muovere sono le dita della mano sinistra.
<<Ben arrivati. Iniziavo ad annoiarmi.>>

Ogni mio possibile tentativo di ribellione si blocca non appena sento quella voce.
<<Portatela dentro.>>
Finalmente riesco a spostare la testa, notando che mi stanno trasportando in una casetta di metallo grigia.
Una volta all'interno vengo legata con delle catene ad una sedia anche essere di metallo, sfortunatamente per me incollata al suolo.

Non posso fare a meno di provare paura.
Anche se ora sono tornata in pieno possesso del mio corpo, mi sento terribilmente impotente, incapace di riuscire a fare qualcosa che non sia preoccuparsi.
Il respiro più veloce, il battito aumentato, sono tutte sensazioni che preferirei provare dopo una lunga corsa, non in procinto di un probabile decesso.

Il mio cervello non fa in tempo ad elaborare ogni possibile macabro scenario che il futuro potrebbe riservarmi, quando dalla porta fanno capolino due cacciatori, che insieme e a fatica trascinano Giacomo per le braccia, probabilmente anche lui immobilizzato dal veleno di kanima. <<Lasciatemi andare, brutti bastardi! La pagherete cara!>>
A queste minacce i due uomini rispondono ridendo allegramente e legando anche lui ad una sedia al mio fianco.
<<Siete fortunati che sto iniziando a muovermi solo adesso, o solo il signore sa cosa avrei potuto farvi! Siete solo->>
Si interrompe non appena mi nota.
<<Ciao anche a te.>> lo saluto cercando di non farmi vedere in preda al panico.
<<Elisa! Stai bene? Cosa ti hanno fatto quelle merde?>> mi domanda rapidamente, l'espressione allarmata.
<<Niente di che, a parte il rapirmi è ovvio..>>
Inizio a guardarmi in torno alla ricerca di qualche oggetto da cui si possa ricavare anche una minima utilità, ma a parte una lampadina che pende pericolosamente dal soffitto e un tavolo in legno malconcio situato ad un paio di metri da noi, non c'è altro.
<<Dobbiamo andarcene da qui.>> afferma convinto il moro, iniziando anche lui ad ispezionare con gli occhi la stanza.
<<Hai qualche idea?>> domando speranzosa.
<<Forse. Mi ricordo che in un episodio di non so quale quale stagione, Liam cadeva in un pozzo e Scott lo trovava grazie al suo ruggito. Potremmo provare anche noi.>>
<<Impossibile, dovrebbe essere un ruggito così forte da raggiungere l'altro capo della città, dato che ci troviamo nello zoo abbandonato di Beacon Hills. E poi nessuno dei due sa ancora controllare la trasformazione e cosa più importante, ne io ne tantomeno te siamo a coscienza di come si emetta un ruggito.>>
<<Mica eri tu quella ottimista?>> mi schernisce alzando un sopracciglio.

I nostri discorsi vengono interrotti dall'entrata in scena di due loschi individui: uno sconosciuto e una che vorrei lo fosse.
<<Non scervellatevi troppo per cercare di scappare. Nessuno sa che utilizziamo questo posto come una delle nostre basi e neanche tu ne eri a conoscenza, quindi sicuramente non avrai potuto avvertire i tuoi nuovi amici.>> articola la Monroe, indirizzando l'ultima parte del discorso a Giacomo.
Non ci da il tempo di ribattere che è già sulla via del ritorno.
<<Mi dispiace, vorrei tanto restare qui a chiacchierare e a godermi le vostre grida di lamento, ma ho degli impegni da svolgere. A più tardi.>>
Detto questo se ne va, lasciandoci nelle mani di un uomo di colore di mezza età, presumo dai capelli e la barba grigia.
La sua voce è lenta, il suo tono è calmo, ma le parole che pronuncia mi colpiscono come un proiettile ad alta velocità.
<<Perdonatemi, sarei potuto venire a parlarvi di persona e comportarmi in maniera civile, piuttosto che farvi rapire, ma i metodi che ho intenzione di utilizzare sono poco ortodossi e non totalmente certificati dalla legge. Con queste parole intendo che entrambi o uno di voi due, potrebbe morire.>>

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