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Oggi piove, diluvia quasi.
Le gocce si infrangono con violenza sul tettuccio della macchina, provocando un rumore sordo, continuo, scrosciante.
Colano lungo il finestrino verso cui sono rivolta, rapide si rincorrono lungo tutta la superficie di vetro per poi scomparire, scendendo più giù ove il mio occhio non vede, o strappate via dal forte vento.
Il cielo è grigio, ma al contempo luminoso, quasi da dolermi alla vista, man mano la civiltà prende forma intorno a noi, spezzando il continuo scorrere dell'arido deserto.

Ieri sera, dopo aver finalmente fatto tornare Giacomo in sé, siamo scappati via da quel luogo alla velocità della luce.
Eravamo così spaventati che a Theo non è importato che il moro fosse completamente zuppo di benzina e che quindi avrebbe di sicuro sporcato i sedili del pick-up.
Siamo tornati a casa dello scienziato, che tra tutti era quello meno turbato e siamo crollati dalla stanchezza.
Io ho dormito nella vecchia camera della Monroe; le pareti erano dipinte di un giallo chiaro, le coperte e cuscini rosa.
Vi erano pelouche ovunque, di tutte le forme e colori, una grossa casa delle bambole e molte fotografie incorniciate ritraenti una piccola bambina felice.
Essendo riuscita a dormire in realtà a stento, ho avuto modo di osservare ogni piccolo particolare di quella stanza e della ragazzina innocente che una volta vi abitava.
È incredibile come le persone cambino crescendo, non sempre in meglio.
Io non penso che lei lo faccia apposta, non penso che sia veramente cattiva.
Solitamente, un individuo diventa crudele dopo aver subito lui stesso degli atti di crudeltà.
Ho avuto modo di riflettere al riguardo e certi ricordi sono affluiti alla mia mente, facendomi rivalutare la mia opinione.
Il suo odio verso le creature soprannaturali è stato scaturito principalmente da un episodio, ovvero quando è stata attaccata a scuola dalla Bête du Gévaudan ed è rimasta per ore nascosta sotto il cadavere di un'altra persona, in attesa di essere salvata.
Ogni minuto che passava però, faceva solo accrescere il suo disprezzo per l'essere che l'aveva attaccata, protendendosi poi verso tutte le altre creature soprannaturali.
Poi è arrivato Gerard, che non ha fatto altro che peggiorare la situazione, procurandogli gli strumenti e indirizzando il suo odio verso la vendetta.
Quindi mi chiedo io, come salvarla da lei stessa?
Più volte in passato il mio branco ha tentato di fargli cambiare idea, vanamente, perciò quale altro metodo esiste per modificare la sua prospettiva?
O forse ormai, come ritiene Derek, è troppo corrotta per riuscirci.

<<E così, voi provenite da un'altra dimensione?>>
Il signor Peterson sembra davvero molto interessato alla nostra storia.
<<Esattamente. Sappiamo che lei ha una certa esperienza in questo campo.>> articola Giacomo cautamente.
Ha gli occhi arrossati e delle profonde occhiaie, a quanto pare nemmeno lui ha dormito molto questa notte, ma non è la sua stanchezza a preoccuparmi.
Non mi parla più.
Da ieri non mi ha ancora rivolto una sola parola e si comporta in modo distaccato, se non del tutto assente nei miei confronti.
Quello che gli ho detto lo penso veramente, ma odio il suo silenzio, tanto da essere pronta a ritirare tutto in cambio del nostro vecchio rapporto.
<<Ho fatto molti studi a riguardo, è vero. Avere finalmente una prova concreta che conferma le mie ipotesi è interessante.>> gli risponde lo scienziato, sorridendo amabilmente.

Stiamo tornando a Beacon Hills , gli altri ci stanno aspettando al loft di Derek.
Lo scienziato ha subito accettato di aiutarci nella nostra causa contro sua figlia, scusandosi addirittura per i suoi errori.
Voleva incontrarla, così ci ha proposto di portare lui e Isaac con noi e ovviamente, abbiamo accettato.
Avevamo tutti bisogno di allontanarci il più possibile da quel luogo maledetto.
Theo e Liam avevano anche bisogno di passare un po' di tempo da soli, così ora io e Giacomo ci troviamo nella Cadillac Deville del signor Peterson, col biondo al volante.
<<Lei ha per caso la minima idea del come farci tornare in dietro?>> domando con una certa nota di speranza nella voce.
<<Sono sempre ipotesi non accertate, quindi non ne garantisco il funzionamento, ma potrei darvi qualche spunto. Un mio vecchio collega aveva progettato un marchingegno che avrebbe dovuto rendere possibili i viaggi inter dimensionali, ma dopo svariati tentativi di costruzione falliti, ha lasciato perdere, bruciando il progetto.>>
L'ultima parte la pronuncia cautamente, dati i fatti scomodi recentemente accaduti riguardanti il fuoco.
<<Io ho sempre pensato che bastasse la forza del pensiero, come è servita per il vostro arrivo fin qui, ma ho dei dubbi che possa funzionare anche per il ritorno.>>
Potremmo sempre provare, magari grazie all'aiuto di Deaton e a una delle sue meditazioni mirate.
<<Un altro mio vecchio collega aveva ideato un differente metodo, ma alquanto rischioso.>>
Lo sguardo dello scienziato si incupisce mentre riflette sulle parole da pronunciare.
<<E quale sarebbe?>> domando io sempre più ansiosa.
<<La morte.>>
Il mio respiro si blocca per qualche attimo.
<<Per tornare a casa dovremmo morire?>> chiede Giacomo allibito.
<<Il mio collega affermava di aver conosciuto una persona proveniente da un universo parallelo e che durante la sua morte accidentale, dovuta da un proiettile sparatogli da un malvivente, il suo corpo fisico era svanito nel nulla, tramutandosi prima in polvere, per poi scomparire anche essa.>>
<<Come fai a sapere che è la verità?>> gli domanda Isaac corrucciando le sopracciglia.
<<Difatti non lo so. Certo il mio collega non era solito a raccontare fandonie, ma la certezza che traspariva la sua voce non è bastata a convincermi del tutto.>>
Non penso sia una grande idea.
Se non dovesse funzionare, moriremmo qui, definitivamente, senza poter riabbracciare i nostri cari, cosa che invece io ho intenzione di fare.
Ho realizzato che per quanto sia stimolante questo posto, mi mancano la mia famiglia e i miei vecchi amici.
Mi mancano i problemi di tutti i giorni e un po' la tranquillità che prima caratterizzava la mia vita.
Qui è sempre tutto così frenetico e se non lo sono i fatti o le persone intorno a me, lo è la mia mente, costantemente messa alla prova da pensieri e riflessioni che provocano unicamente scompiglio e non so per quanto ancora potrò reggere.
<<Io tenterei con lo sforzo mentale, tanto per far qualcosa che non metta a rischio la nostra incolumità.>> suggerisce il moro, girandosi verso di me.
Mi guarda negli occhi, ma solo per pochi attimi e quando si volta fa qualcosa per lui inusuale e che riesce solo a confondermi maggiormente: arrossire.

In Another WorldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora