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<<Cosa?>>
Tutti si voltano preoccupati verso di me.
<<Dobbiamo andarcene, ora.>>
Sembrano ovviamente abbastanza confusi e non posso dargli torto.
Non so bene come faremo ad uscirne, dato che Mason e Malia si trovano ancora fra le braccia di Morfeo e non sembrano intenzionati a svegliarsi.
<<Perché?>> domanda Liam corrucciando la fronte.
<<Perché è una trappola.>>
Giacomo si tira su a fatica dalla sua posizione precedentemente scomposta, appoggiandosi con una mano al muro.
<<Oh, allora ti ringraziamo o nostro grande salvatore.>> articola Stiles acidamente.
<<Dovremmo fidarci di te? Non ci penso propio.>>
<<In ogni caso bisognerebbe andarcene comunque, a meno che voi non vogliate passare il resto della vostra vita in una banca abbandonata.>>
Su questo non ha tutti i torti.
<<Ragazzi, potrebbe aver ragione...>> ammette Lydia a malumore.
<<C'è qualcosa che non va.>>
Dalle facce dei ragazzi noto che le parole della banshee sono molto più convincenti, se non addirittura preoccupanti.
Regola numero uno: ascoltare sempre le intuizioni o lo stato d'animo di una portatrice di morte.

Lo sguardo dei presenti cade poi sull'alpha, in attesa di una sua indicazione.
Mi stupisco di come anche io stia aspettando un suo ordine per agire.
<<Va bene, muoviamoci.>> dichiara in fine.
Questo segnale basta e avanza.

Liam e Corey si caricano Mason sulle spalle, mentre Scott prende in braccio Malia.
Io mi avvicino a Giacomo, sperando di non dovergli fare da balia, ma comunque ho intenzione di tenerlo d'occhio.
<<Ce la fai?>> domando notando la sua faccia corrucciata e la mano premuta sul braccio sinistro.
<<Si si, non ti preoccupare.>>
<<Tranquillo, non è mia intenzione.>>
Ho detto che lo avrei salvato, non che lo avrei trattato cordialmente.
<<Su, muoviamoci.>> ordina Derek mettendosi a capo della disordinata fila.
Con circospezione usciamo dal caveau e iniziamo ad aggirarci per i corridoi sporchi e impolverati, ansiosi di trovare l'uscita.
<<Ragazzi, li sento solo io?>> domanda Ethan intimorito.
Cerco di concentrarmi il più possibile, sforzandomi per udire anche un minimo rumore che non provenga dal branco.
Battiti.
Sono ancora abbastanza lontani, ma sono tanti.
<<Stanno arrivando.>> dichiara Jackson, per poi aumentare il passo.
Prendiamo tutti esempio da lui, velocizzando l'andatura il più possibile, ma con due corpi inermi e uno tumefatto la situazione è assai complicata.

Continuiamo con questa andatura trasandata per quelle che a me sembrano ore, anche se l'orologio Piaget del kanima segna chiaramente il passaggio di qualche minuto.
<<Di qua!>> articola Derek, svoltando a destra.
Il corridoio che imbocchiamo misurerà si e no una decina di metri e il burbero Hale si trova alla fine di esso, attaccato alla parete mente sbircia furtivo il corridoio seguente.
Con la mano ci fa segno di fermarci e un inevitabile silenzio di tomba cala intorno a noi.
Questa situazione è assai stressante.
Sento i nervi a fior di pelle, il respiro pesante, il cuore palpita ad una velocità a me sconosciuta.
L'ansia e il timore mi stanno divorando dentro, creando un vuoto che sperino si riempia con grida disperate e rimpianti di azioni mai compiute.
Mi metto in ascolto, notando nel silenzio schiacciante due battiti solitari.
Sono vicini, molto vicini.
Ad un tratto la preoccupazione di non essere abbastanza torna a tormentarmi.
Non sono per niente propensa ad una morte imminente.
Ho paura di non essere in grado di difendermi, di proteggere i miei amici che tanto mi hanno dato.
Ho paura di non essere in grado di poter salvare qualcuno.
Prima che io possa anche solo aprire la bocca, due cacciatori sbucano da dietro l'angolo e Theo e Derek partono all'attacco.
La situazione si risolve in modo rapido ed efficace, constatando la nostra vittoria.
Mentre passiamo a fianco ai due uomini stesi a terra, il mio sguardo si sofferma sulla pistola che uno di loro stringe ancora in mano.
<<Non ne hai bisogno.>> mi dice Giacomo a bassa voce.
<<E poi non vorrai davvero uccidere qualcuno, dico bene?>>
Distolgo gli occhi dall'arma, riprendendo a camminare e il ragazzo moro mi si affianca.
<<Coma va...?>> chiedo, indicando vagamente con l'indice il suo corpo, per cambiare argomento.
<<Meglio, ma capirai che un proiettile nella spalla sinistra può dare un po' di fastidio.>>
Strabuzzo gli occhi a questa sua affermazione.
<<Ti hanno sparato!?>>
<<E non solo. Mi hanno accoltellato varie volte, picchiato, schiaffeggiato... ah e non dimentichiamoci di come hanno utilizzato un tubo di metallo per sbattermi di qua e di la. Era come se mi stessero inseguendo con un grosso ammazza zanzare e io ero appunto l'insetto.>>
Dovrei alla fine dei conti esserci ormai abituata, ma la malvagità della Monroe riesce a stupirmi ogni volta.

Non ho tentato di rassicurarlo, non gli ho detto che molto probabilmente lo avremmo portato da Deaton per essere curato, o almeno che gli avremmo estratto il proiettile.
Non l'ho fatto e stranamente non mi sento in colpa.
È come se gli stessi rifilando una ripicca per le sue precedenti azioni, ma la cosa non sembra disturbarlo, anzi sembrava aspettarselo.
Questo constata che non è poi così stupido, non che la cosa mi interessi, ovviamente.
<<Fermi.>> sussurra il capo fila che sta tentando di donarci la libertà.
<<La dietro ci sono all'incirca cinque uomini. Riusciamo a superarli?>> domanda indicando la porta rossa in fondo al corridoio.
<<Dobbiamo ancora scendere di un piano e il modo più sicuro per farlo è sicuramente imboccare le scale. Quindi o prendiamo queste qua, oppure quelle totalmente dal lato opposto rispetto a dove ci troviamo.>>
Naturalmente siamo tutti d'accordo sulla prima opzione.
Ormai l'intera banca brulicherà di cacciatori incalliti ed è per ciò impossibile evitarli in alcun modo.
<<In realtà un'altra opzione c'è.>> dichiara Giacomo appoggiandosi con la schiena al muro.
<<Ovvero?>>
Ha tutti gli occhi puntati addosso, ma non sembra farne un dramma.
Resta lì, appoggiato al muro, gli occhi chiusi e la fronte imperlata di sudore.
Improvvisamente un forte odore acre mi invade le narici e sfortunatamente so perfettamente di cosa si tratta.
<<Perdi molto sangue?>> domando, procurandomi l'attenzione di tutti.
Lui, senza aprire gli occhi, alza la manica corta della maglietta, scoprendo la spalla.

Non sono mai stata una ragazza facilmente impressionabile.
Non ho mai avuto problemi per la visione di film d'azione e splatter, anzi devo ammettere che sono fra i miei generi preferiti.
Ma posso constatare che niente di quello che si vede nei film può raffigurare anche minimamente la realtà.
La spalla di Giacomo è completamente andata.
Il sangue la ricopre, le carni e la pelle si mescolano fra loro formando un miscuglio da voltastomaco e sono sicura che quella specie di oggetto d'argento, ricoperto sempre di sangue, sia il proiettile che l'ha ridotto in quello stato.
A parte Stiles che si è voltato per trattenere un conato di vomito, nessuno ha detto niente, così il moro la prende come un'incitazione nel continuare a mostraci le sue ferite di guerra.
Alza l'orlo della maglietta, rivelando questa volta una lacerazione profonda sull'anca.
Intorno alla ferita aleggia una strana polverina lilla, ciò mi fa comprendere il perché non sia ancora guarita.
L'hanno cosparsa di strozza lupo e dal sangue che continua a fuoriuscire copiosamente posso intendere che abbia bisogno di cure mediche alla svelta.

Mentre si risistema per quanto possibile la t-shirt, il ragazzo tumefatto ci spiega la via di fuga alternativa.
<<C'è una scala antincendio che percorre la facciata esterna ad ovest dell'edificio. Non la utilizza mai nessuno, quindi sono propenso al credere che non l'abbiano messa sotto sorveglianza come tutto il resto.>> spiega, appoggiando la testa al muro.
<<E questo come lo sai?>> domanda Liam scettico.
<<Perché questa era una delle basi operative utilizzate, oltre ai corridoi sotterranei che avete già scoperto e ad altri luoghi che vi menzionerò se mi porterete fuori da qui.>>
<<Non mi sembri propio nella posizione più favorita per fare una qualsiasi richiesta.>> articola Stiles acidamente, ora che si è ripreso dopo la vista di tutto quel sangue.
<<Io...>>

Avevo notato che i suoi respiri si erano fatti più affannati e pesanti, ma addirittura da interrompere una frase?
Strizza gli occhi, lasciando uscire dalle sue labbra un flebile verso tremolante di dolore.
Sto male per lui.
Letteralmente, sto letteralmente male per lui.
Senza accorgermene ho iniziato a massaggiarmi pigramente la spalla sinistra ed ora sento un fastidio che cresce in quel punto e anche un po' più in basso, propio sull'anca di destra.
Guardo Giacomo mentre si accascia a terra, gli occhi serrati, la bocca contratta in una smorfia di supplizio.
<<Elisa, va tutto bene?>> mi domanda Theo avvicinandosi.
Sempre senza accorgermene ho iniziato anche a respirare con più fatica.
<<Ricordi che Deaton ha spiegato che lui sente il mio dolore e viceversa? Ecco, penso propio che ne stia provando tanto...>> ammetto, sfiorandomi l'anca, la dove un piccolo ago sembra avermi penetrato.

Improvvisamente un cacciatore sbuca da dietro l'angolo, immobilizzandosi non appena entriamo a fra parte del suo campo visivo.
Sembra intenzionato a recuperare il walkie-talkie che sbuca da una tasca dei suoi pantaloni a fantasie militari, ma Derek lo raggiunge prontamente e con qualche pugno ben assestato lo manda al tappeto.
<<Ve bene, come ci arriviamo?>> chiede Scott con ancora in braccio Malia addormentata, riferendosi alla scala antincendio.
<<Vieni, dammi una mano.>> mi dice la chimera, avviandosi verso il ragazzo seduto scompostamente a terra ed io lo seguo senza protestare.
Con un po' di fatica riusciamo ad issarlo in piedi, così da poterlo aiutare a camminare, in attesa di qualche sua indicazione.
<<Di la.>> inizia, indicando con un cenno del capo la giusta direzione da prendere.

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