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<<Ci siamo tutti?>> domanda l'alpha guardandosi intorno, ricevendo cori d'assenso.
<<Bene, non penso sia il caso di fare un punto della situazione, poiché ho idea che sia già abbastanza chiara. La Monroe sta vincendo, continua a giocare sporco, tirandoci colpi bassi a cui non sappiamo rispondere e da cui è difficile riprenderci, ma ora basta.>> dichiara sicuro, portando al suo fianco lo scienziato.
<<Lui è Peterson Clifford, niente di meno che il padre della Monroe e ci sta offrendo il suo aiuto, che noi accoglieremo con gratitudine. Il piano è quello di farli incontrare, così che lui possa convincere sua figlia a ritirare le fila e ad acquietarsi.>> ci spiega.
Non penso di averlo mai visto così serio e determinato, quasi mi fa paura.
<<Prima di tutto dobbiamo riuscire a trovarla.>> ricorda Stiles, aprendo e stendendo la cartina di Beacon Hills a terra, dato che al momento siamo sprovvisti di un tavolo.
Quello precedente è andato distrutto durante l'assalto dei cacciatori.
<<Qui abbiamo bisogno di una mano da parte tua, Giacomo.>> annuncia Scott, facendo spostare l'attenzione di tutti sul diretto interessato.
<<E come potrei esservi d'aiuto? Vi ho già detto che i condotti sotterranei e la banca erano gli unici posti di cui ero a conoscenza.>> ribadisce seccato.
Quel ragazzo è una totale contraddizione.
Cambia umore così come cambia il vento e in più, è solito nascondere le sue emozioni sotto un'aria di sfacciataggine e superiorità.
Fortuna che sono a conoscenza del suo vero essere, o a questo punto gli avrei già spezzato le falangi.
<<Tu sei quello che è stato più vicino alla Monroe. In tutti quel tempo avrai pur dovuto recepire qualche informazione.>> analizza Peter incrociando le braccia.
Il moro fa un passo avanti, concentrando il suo sguardo sulla cartina.
<<Ricordate quando avete salvato me ed Elisa allo zoo? Eravate giunti ad una conclusione analizzando i luoghi precedenti, non si potrebbe utilizzare nuovamente quello stesso ragionamento?>> chiede continuando ad osservare quel grande pezzo di carta colorato.
<<Effettivamente non ha tutti i torti.>> ragiona Liam, portandosi due dita a sfiorarsi il mento.
<<Ha sempre utilizzato luoghi abbandonati come rifugi, potrebbe averne sfruttato uno anche questa volta.>>
<<Ma come avevo detto quel giorno, Beacon Hills è una città sommariamente curata, luoghi come quelli scarseggiano.>> rimembra l'alpha corrucciando la fronte.
<<Quali altri posti conosciamo?>> domanda Ethan, iniziando anche lui ad analizzare la cartina.
<<Non utilizza mai lo stesso luogo più di una volta, quindi il campo di ricerca si restringe.>> spiega Theo, accovacciandosi per indicare dei punti precisi sulla carta.
<<Possiamo escludere tutti i condotti sotterranei, la banca e lo zoo, perciò rimangono il centro commerciale, il parco dei divertimenti e la casa degli Hale.>>
<<Perché dovrebbero utilizzare casa mia come nascondiglio? È piccola e decisamente inadatta ad un numero troppo alto di persone.>> articola Derek con una smorfia di disapprovazione.
Il parlare della sua vecchia casa lo mette evidentemente a disagio, anche se tenta di nasconderlo.
<<Il parco dei divertimenti è escluso, sarebbero troppo esposti senza un tetto sulla testa, lezione che penso abbiano appreso dallo zoo.>> analizza Lydia, ormai anche lei accovacciata.
<<Il centro commerciale invece è stato distrutto completamente mesi fa, poiché era troppo instabile. Ora al suo posto, se non sbaglio, dovrebbero costruirci una piscina comunale.>> ci spiega Jackson che per quanto viva a Londra, resta comunque più informato di tutti noi sugli sviluppi della sua città natale.

Man mano che i secondi passano, tutti si apprestano ad avvicinarsi alla cartina posta al centro della stanza, quasi potesse rivelare chissà quali segreti nascosti.
Io preferisco non immischiarmi nella calca, così me ne restò in disparte, ad analizzare la situazione per conto mio, ma a quanto pare non sono l'unica.
Mason è appoggiato con la schiena al muro, le braccia incrociate, lo sguardo basso.
Mi metto di fianco a lui, copiando la sua stessa posizione ed osservandolo meglio.
I suoi occhi mi deprimono; sono evidenziati da delle profonde occhiaie, segno che questa notte non ha dormito per nulla e in più sono spenti, vuoti.
So bene il perché di questo suo stato d'animo e non voglio inferire ulteriormente cercando di portarlo all'interno del discorso, così mi limito a posargli una mano sulla spalla.
Appena lui sposta la sua attenzione su di me, gli faccio cenno di seguirmi, così lo conduco sul terrazzo, che anche se può non sembrare, sono sicura sia il posto più tranquillo del loft in questo momento.
Io mi siedo a terra, troppo stanca per fare qualsiasi altra cosa, lui invece mi stupisce sdraiandosi completamente, appoggiando la testa sulla parte superiore delle mie gambe distese.
<<Grazie.>> dice semplicemente chiudendo gli occhi.
Io sorrido, consapevole che non possa vedermi e iniziò ad accarezzargli la testa per fargli sentire la mia presenza, come per dirgli "io ci sono, non dimenticarlo".

In Another WorldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora