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<<Andiamo, andiamo!>>
Apro gli occhi lentamente, cercando di abituarmi alla luce.
<<Ragazzi, è sveglia!>>
Qualcuno mi accarezza la testa.
Sono sdraiata, per quanto possibile, nei sedili posteriori della jeep di Stiles.
Cerco di alzare il viso, per vedere sulle gambe di chi la mia testa sia appoggiata, ma quando finalmente riesco a scorgere la banshee, una fitta di dolore allo stomaco mi colpisce senza pietà, facendo uscire dalla mia bocca uno strillo a denti stretti.
<<Ehi ehi, va tutto bene, resta ferma.>> mi dice Lydia con voce pacata.
<<Stiles più veloce!>>
Riconosco quest'ultima come la voce di Scott, ma cosa ci fanno loro due qui?
E come ci sono arrivata fino alla jeep?
Sento i motori pompare al massimo, l'umano impreca ad ogni semaforo che incontriamo.
Un dosso urtato con forza dalla macchina mi fa sobbalzare e un'altra fitta di dolore mi avvolge, facendomi mugugnare.
<<Lydia parlale, distraila.>>
Scott è sempre così premuroso.
Mi sento come se stessi per svenire di nuovo, ma la voce della banshee mi tiene ancorata alla realtà.
<<Ehm... ecco, vorrai sapere come sei arrivata qui, giusto?>> mi domanda, l'espressione preoccupata.
Mi interrompe appena apro bocca, prima che riesca a pronunciare un flebile si.
<<No, meglio se non rispondi, ma te lo spiego comunque. Quando sei svenuta i ragazzi ti hanno portato in braccio, trovando dopo poco l'uscita. Noi altri ci trovavamo al punto di incontro e stavamo per venirvi a cercare. Appena ti abbiamo vista ti abbiamo caricato in macchina e siamo partiti. Ora stiamo andando in ospedale, dove ti cureranno e poi starai bene, vero?>>
L'ultima domanda la porge agli altri e l'alpha dichiara che sarà sicuramente così.
Durante la sua spiegazione, ha continuato ininterrottamente ad accarezzarmi la guancia delicatamente.
<<Ti prego, sei l'unica vera amica che mi rimane...>>
Mentre pronuncia questa frase, una lacrima riga il suo volto.
È così bella, anche mentre piange.
È bella dentro e fuori, perciò non comprendo come una ragazza splendida come lei possa meritarsi tanta sofferenza da parte di questo mondo.
Le parole che seguono escono involontariamente dalla mia bocca, accompagnate da un sorriso amaro.
<<Non finirò come Allison.>>
Il suo sorriso non svanisce, ma le lacrime iniziano ad aumentare, rovinandogli il trucco.
Per fortuna in questo periodo ho smesso di truccarmi, o in questo momento avrei paura di guardarmi allo specchio.

Tutto il resto è confuso.
Scott che mi soleva in braccio.
Le luci dell'ospedale che scorrono velocemente sopra di me.
Sento pianti strazianti, grida acute che mi lacerano il petto, peggio di una reale ferita.
Forse mi sto immaginando tutto, ma allora perché sembra così reale?



Io odio gli ospedali.
Non c'è un reale fondamento per questa dichiarazione, semplicemente è così.
Io odio gli ospedali.
L'ultima volta in cui vi sono entrata, ero stata costretta per via di alcuni esami del sangue, ma decisi comunque dopo quella volta di non rimetterci più piede.
Non ho un trauma infantile, un accaduto da cui scaturisca precisamente questo mio sentimento.
Ma li odio.
Odio il fatto di entrarci dentro per dei semplici prelievi e sentirmi comunque malata tanto quanto i pazienti col cancro.
Quell'odore persistente di disinfettante scadente, i colori fastidiosi delle pareti, che solitamente tendono a quello strano verdino tenue, quei medici che ti passano accanto sorridendoti, come se ti stessero aspettando, come se fossi la loro prossima vittima...
Ok, forse l'ultima cosa è solo una mia paranoia, ma detesto quando i dottori sorridono, quando dicono che va tutto bene.
Mi fa sempre pensare che in realtà non vada per niente bene e che loro lo dicano solo per farti credere di essere in salvo.
Certo, sempre meglio della vecchia infermiera Annamaria, che mi faceva i prelievi quando ero piccola.
Lei aveva una delicatezza pari a quella di un elefante in una cristalleria e utilizzava l'ago come fosse un macete.
Ma di cosa sto blaterando?

<<Elisa?>>
Apro gli occhi lentamente, ritrovandomi davanti una faccia molto familiare.
<<Melissa?>>
La donna mi guarda stupita, ma in un certo senso consapevole.
<<Non ti trovavi in Spagna?>> le domando corrucciando la fronte.
<<Sono tornata per qualche giorno. Poi io e Chris dovremmo andare in Francia, a Parigi, ma visto l'accaduto potrei trattenermi un po' di più.>>
Probabilmente Scott deve averla informata, perché mi parla come se io sapessi perfettamente tutto, che in effetti è propio così.
<<Come ti senti?>> mi domanda in tutta tranquillità.
<<Bene...>> gli rispondo, cercando di concentrarmi per rilevare qualche nota di dolore.
Eppure non sento niente.
<<Anzi, molto bene in realtà.>> affermo stranita, mettendomi a sedere.
<<Sarebbe meglio se restassi sdraiata.>>
Non gli do ascolto.
Inizio a togliere i vari aghi che sono stati messi nelle mie braccia per farmi sopravvivere e sposto le lenzuola immacolate.
Alzo il vestito che fornisce l'ospedale a molti dei suoi pazienti, per controllare la ferita.
Sparita.
La lacerazione che c'era prima è completamente rimarginata, come se non ci fosse mai stata.
Guardo la signora McCall, ma questa volta sembra stupita tanto quanto me.
<<Mi avete operato?>> domando anche se sicura che non sia successo, o sarebbero rimasti i punti.
<<In realtà ti ho svegliata per informarti che ti avremmo operato da un momento all'altro...>>
Ciò vuol dire, come ha affermato Deaton, che le mie cellule si stanno adattando alla presenza del soprannaturale?
<<Quanto è passato da quando mi hanno portata qui?>>
<<Neanche dieci minuti. Sono ancora tutti fuori che->>
Non la lascio nemmeno finire, mi alzo in piedi e mi avvio verso la porta.
<<Ehi aspetta!>>
Non la ascolto, esco dalla stanza e comincio a camminare a passo svelto verso la sala d'attesa poco distante.
Svolto dietro un angolo che mi porta ad un altro corridoio, dove alla fine si trova il mio branco.
Già, il mio branco.

Appena Scott mi vede si alza in piedi, così come tutti gli altri.
<<Che ci fai qui?>> mi chiede allarmato.
<<La ferita, non c'è più. È guarita completamente.>>
Prima che possa dire qualsiasi altra cosa lo blocco e la mia frase fa nascere parecchi timori.
<<Ho un brutto presentimento.>>



Dopo aver chiarito la situazione con Melissa, che ci ha assicurato che ci avrebbe coperto lei e dopo avermi prestato un cambio d'abiti, saliamo tutti nelle rispettive macchine, verso la casa sul lago.
Appena mi sistemo sui sedili posteriori della jeep di Stiles, la mia rossa preferita mi salta addosso, stringendomi a se con tanta forza da bloccarmi il respiro.
Allenta la presa solo perché le faccio accorgere del tentato soffocamento.
<<Ho avuto paura...>> sussurra accarezzandomi la schiena.
<<Anche io.>> le confesso sorridendo.

Onestamente ho avuto molta paura.
Il dolore che provavo era terribile, forse per il semplice fatto che fino a poco fa, l'unica ferita grave che mi ero procurata era sbucciarmi un ginocchio cadendo dalla bici.
<<Penso che quei pantaloni siano da maschio.>> commenta Lydia ridacchiando, con una strana espressione mista al divertito e al disgusto sul viso.
Sono dei semplici pantaloni neri della tuta dell'Adidas, che effettivamente abbondano sulla mia persona.
La maglia è una normale T-shit bianca, mentre per l'intimo fortunatamente mi hanno restituito il mio.
Ma ora i vestiti sono l'ultima delle mie preoccupazioni.

Mentre parlavo con la signora McCall ho avuto una specie di presentimento, che mi consigliava di vedere come stesse Giacomo.
È stata la prima cosa che ho pensato appena sveglia.
Inizialmente non ci ho fatto caso, poi mi sono ricordata di essere ormai anche mezza banshee, quindi è meglio ascoltare i consigli del mio subconscio.

Arriviamo a destinazione relativamente in poco tempo e subito ci fiondiamo tutti fuori dai veicoli.
<<La porta è aperta!>> annuncia preoccupato Ethan, che è già davanti ad essa.
Entriamo velocemente, ma l'immagine di Corey picchiato a sangue ci fa immobilizzare.
<<Oh mio Dio...>>
Mi avvicino insieme a tutti gli altri, accovacciandomi a terra e mettendogli una mano sulla spalla.
<<Corey!>> lo chiama Liam a gran voce.
Lui socchiude gli occhi, confermando le mie paure.
<<È scappato.>>

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