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E ovviamente doveva esserci per forza qualcuno che ci interrompeva! A casa o era qualcuno che ci chiamava al cellulare, o che suonava alla porta.

Che razza di rottura! Io e Percy ci staccammo, alquanto seccati. Sbuffai allontanandosi di un passo. Il clacson proveniva da una limousine nera con i finestrini oscurati.

La riconobbi subito: era quella di mio padre. Strinsi forte la mano di Percy, che stava guardando altrove. Non so esattamente dove guardasse, ma guardava in alto, così pensai che stesse pensando a Zeus.

Quando mio padre scese dalla macchina gli corsi incontro e lo abbracciai di slancio. Lui mi tenne forte, attento a non cadere. - Pips, - mi disse, accarezzandomi la schiena. Mi mise giù. - non sei più una bambina. Un altro colpo come questo, e ci rimango bloccato.

- Papà! - ribattei io, dandogli una pacca sulla spalla. - Guarda che non sei così vecchio! Certo, sei più vecchio della mamma di Percy, se fosse ancora viva, ma comunque non sei ancora da buttare!

- Che consolazione - replicò sarcastico. - Comunque, bentornata, Pips! - mi scompiglio i capelli e si avvicinò a Percy, che era più alto di lui.

Percy gli sorrise e gli strinse la mano. Mio padre la ritirò e se la rimise in tasca. - Cavolo - esclamò. - Che stretta forte! Sei nervoso?

Percy si strinse nelle spalle. - Un po'. Dopotutto, ho appena rischiato la vita sfidando Zeus. - guardò il cielo con un sorriso soddisfatto. - A quanto pare si é messo il cuore in pace. Oppure papà si é fatto sentire. Fatto sta che sono ancora vivo. Comunque, piacere di rivederti.

Mio padre gli sorrise, e lui ricambiò. Poi abbassò lo sguardo sul nostro piccolo cucciolo e si accovacciò davanti a lui, che scodinzolò e lo leccò sul naso. Papà gli accarezzò la testa e lo grattò sotto il collo, un punto che gli piaceva un sacco.

- Come sta Tommino? - domandò, dando un'ultima carezza al nostro cagnolino. - Si comporta bene?

- Sì - rispose Percy, prendendo Tommy in braccio. - Ma mi sveglia sempre alle sei del mattino perché deve fare la sua passeggiata. Perché sveglia sempre me?

- Mi vuole più bene - suggerii, accarezzandolo dalla mano di Percy. Lui mi lanciò un'occhiataccia nel suo stile e mi strinsi nella spalle. - oppure sa che non mi alzo nemmeno a cannonate.

- Questa ha più senso - concordò poi, scompigliandomi i capelli. - Sei una dormigliona coi fiocchi e alla fine mi tocca sempre buttarti giù dal letto. Poi dici a me che quando provi a svegliarmi ti ignoro totalmente. Per una volta che dormo, lasciami in pace!

Mio padre rise. - Siete proprio come me e Gabriella adesso. - notò. - Dai, mettete le cose in macchina che andiamo.

Gli passammo le nostre valigie e lui le mise nel portabagagli, poi ci invitò a entrare nella limousine. Percy fece entrare prima me, poi prese Tommy in braccio e se lo mise sulle gambe una volta seduto.

Mi circondò la vita con un braccio e appoggiai la testa sulla sua spalla. Davanti a noi c'era una donna che ci sorrideva gentile. Aveva i capelli castani lasciati sciolti sulle spalle e gli occhi dello stesso colore. Indossava un vestito con i fiori blu e rosa che arrivava fino al ginocchio. Era magra e dal colore della pelle sembrava messicana.

- Ciao, ragazzi - ci salutò, dando una carezza a Tommy. - Come é stato il volo?

- Abbastanza tranquillo - risposi io, prendendo la mano di Percy sulla mia vita. - Solo qualche turbolenza, ma niente di che.

Gabriella, la compagna di mio padre, sorrise. Sapeva tutto dei semidei,  visto che era venuta da noi qualche mese prima. - Sicuramente per Percy non é stato così, giusto?

Senza Te Non VivoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora