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Pov Piper

Stavo sistemando le mie cose in camera nostra. Eravamo lì da più o meno una settimana e non avevo ancora messo a posto le mie cose.

Percy l'aveva già fatto, mancavo solo io. Avevamo deciso di dividere la cassettiera e l'armadio in due parti. Quella a destra era di Percy e la sinistra la mia. Lui stava ancora dormendo.

Quel pomeriggio ci sarebbe stato il funerale di Sally e Paul e molto probabilmente il suo umore non sarebbe stato dei migliori.

Avevo deciso di lasciarlo dormire fino a tardi, così magari si sarebbe sentito più riposato. La notte prima aveva avuto un incubo in cui assisteva alla morte dei genitori e si era svegliato di soprassalto.

Io che lo scuotevo e cercavo di svegliarlo perché mi ero presa uno spavento vedendolo piangere nel sonno. Poi mi aveva guardato con i suoi meravigliosi occhioni verdi ed era scoppiato di nuovo a piangere sulla mia spalla.

Si era riaddormentato e così anche io. Poi, una mezzora prima, mi ero svegliata con lui che mi abbracciava da dietro.Ero rimasta per non so quanto tra le sue braccia a godermi quel calore dolce e tenero, quel senso di sicurezza che solo lui sapeva donarmi.

Sarei rimasta lì anche tutto il giorno, ma fui costretta ad alzarmi, lasciandogli un bacio leggero sulle labbra. Così, per ingannare il tempo, mi ero finalmente decisa a mettere in ordine le mie cose.

Pescai una maglietta dalla valigia e la sistemai bel piegata nel cassetto. Dopo un paio d'ore Percy mugugnò qualcosa di incomprensibile e si mise a sedere, con gli occhi ancora chiusi e i capelli ancora più disordinati del solito.

Mi girai verso di lui e gli sorrisi. - Superato l'incubo, Principino?

Lui si alzò con ancora gli occhi chiusi e andò in bagno. Una volta uscito mi rispose. - Sì, abbastanza. Almeno non mi compaiono più i flash davanti agli occhi.

Mi avvicinai e mi fermai a pochi centimetri da lui.Nonostante si fosse appena alzato dal letto, era lo stesso bellissimo. Più che altro gli occhi. Quegli spicchi di oceano in cui mi perdevo ogni volta che incrociavamo lo sguardo. E poi il suo sorriso. Sembrava brillare di luce propria.

Come faceva ad avere dei denti così bianchi? mi chiedevo qualche volta. Certe volte il problema era che era troppo alto. Lui un metro e novanta e io venti centimetri più bassa di lui. Per arrivare a guardare i suoi occhi dovevo alzare la testa.

Mi alzai in punta di piedi e lo baciai. Uno veloce, leggero, necessario solo per un buongiorno. - Quando mi sono svegliata mi stringevi come un orsacchiotto.- dissi, baciandolo ancora.

Lui rise. - Quando dormi sei così tenera che mi viene naturale. - ammise mentre le sue guance si tingevano di rosso. Arrossii e abbassai lo sguardo, con un sorriso idiota sulle labbra.

Lui mi mise una mano sulla guancia e avvicinò il mio viso al suo. Quando le nostre labbra entrarono in contatto, il mio cuore, come al solito, fece una capriola. Lui mi faceva sempre questo effetto. Le sue labbra erano salate, come il mare, sapevano di biscotti blu e menta, più un sapore che non so descrivere, ma che amavo. Gli allacciai le braccia al collo e seppellì le dita nei suoi morbidissimi capelli neri.

Dopo un minuto, ci staccammo. Ci sorridemmo a vicenda. Il suo sorriso era bellissimo. Luminoso come una cometa.

- Tu come hai dormito, Principessa?- chiese, dopo che ci staccammo.

Lo presi per mano e lo portai in cucina. Mi sedetti su una sedia e lui su un'altra. - Benissimo. Non ho fatto né sogni né incubi. Semplicemente ho spento il cervello.

Lui annuì distrattamente. Prese un bicchiere di succo d'arancia e ci immerse fino a metà uno di quei stecchi per i gelati. Usando i suoi poteri congelo il succo e tirò fuori un bel ghiacciolo, lasciando il bicchiere asciutto.

Senza Te Non VivoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora