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Passò circa un mese da quel maledetto incubo e tornammo a New York. Piper sembrava stare meglio e quando tornammo andammo subito a presentare il foglio per la maternità. Così Piper era sempre a casa.

Un giorno stavo tornado dal lavoro e parlavo al cellulare con Katherine. Entrai nell'atrio e salutai il portinaio, poi presi l'ascensore per il dodicesimo piano. Non mi piacevano gli ascensori, ma purtroppo dovevo prenderlo. Anche se era spazioso, quindi non mi dava troppi problemi.

- Come hai fatto a risolvere un caso da giorni in otto ore? - mi chiese Kath sbalordita al cellulare. Quel avevamo lavorato su un caso di scomparsa e l'avevamo trovata grazie a una mia intuizione.

- Non lo so, Kath, l'ho fatto e basta - risposi attraversando il corridoio per arrivare davanti casa mia. Presi le chiavi dalla tasca dei jeans aprii la porta.

Tommy mi accolse subito calorosamente, saltandomi sulle gambe come a suo solito. Quando alzai lo sguardo dal nostro cagnolino, mi accorsi che c'erano più persone del previsto lì dentro.

Le ragazze erano tutte sedute sul divano e Piper si alzò in quel momento per abbracciarmi e darmi un bacio. - Bentornato - mi salutò. - Se hai fame ci sono i biscotti.

- Okay - risposi, un po' confuso. - Non mi avevi detto che sarebbero venute. - dissi, mettendo un attimo in attesa la chiamata.

- Mi hanno fatto una sorpresa - rispose lei stringendosi nelle spalle. Si posò una mano sulla pancia che iniziava a vedersi. Poi si guardò alle spalle e notai che c'era anche qualcun altro che non vedevo da tempo.

- Papà - salutai, un po' imbarazzato. Era seduto anche lui sul divano e parlava con Alli e Ari. Appena mi vide si alzò e mi abbracciò. Rimasi sorpreso da questa improvvisa dimostrazione d'affetto, quindi diventai tutto rosso e mi irrigidii.

Non ci ero abituato. - Vado a farmi una doccia - informai Pip, che mi sorrise e mi stampò un bacio sulle labbra, alzandosi sulle punte.

Così, ripresi la chiamata e parlai con Kath per un altro po'. Poi mi feci la doccia e mi misi il pigiama. Dato che eravamo ai primi giorni di ottobre il mio pigiama era composto da una vecchia maglietta e dei pantaloni di un vero pigiama.

Tornai in soggiorno e mi sedetti anch'io sul divano, accanto a Piper ovviamente. Lei si appoggiò a me e sorrise, prendendomi la mano. - Allora, come é andata a lavoro? - mi chiese curiosa.

- Come al solito - le risposi, senza scendere troppo nei dettagli. Non mi piaceva parlare del mio lavoro a casa, non so perché, ma non mi piaceva. - Quando siete arrivate? - mi rivolsi alle ragazze.

Ari mi guardò per qualche secondo, poi distolse lo sguardo altrove. - Siamo venute un ora fa. Stamattina sono stata nell'appartamento della mamma per sistemare un po' di cose e loro mi hanno accompagnato. Non sai quante foto c'erano. - poi sorrise e mi ne prese una dalla tasca, poi me la porse. - Ne ho trovata una di te a tre anni nella vasca da bagno.

Non so che faccia feci, ma mi sentì andare a fuoco le guance. Papà sorrise della mia reazione. - Vi ho guardato qualche volta, quando eravate piccoli - ci informò, sorridendo. - Cercavate sempre di rubarvi i giocattoli a vicenda e finivate per litigare.

Io e Ari ci scambiammo uno sguardo poi scoppiammo a ridere. Quando eravamo piccoli litigavamo in continuazione, anche prima che fossimo costretti ad andare in scuole separate. Arianna mi rubava sempre le cose ed ero costretto a rincorrerla per tutta casa urtando tutto.

Piper prese la foto di quando ero piccolo e la guardò intenerita. - Oh, che carino che eri! - esclamò, dandomi un bacio sulle labbra arrossii sicuramente e lei sorrise. Adorava quando arrossivo.

Senza Te Non VivoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora