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Mi svegliai nel mio letto di alghe ultra morbide sul fondo dell'Oceano. Mi girai verso mia moglia, ma lei non c'era. Non ci feci molto caso e mi girai di nuovo dov'ero prima. Dopo un po' decisi di alzarmi.

Mi misi seduto e poi mi alzai. Camminando verso il bagno, sbattei un mignolo contro un mobile. Sparai un'imprecazione coi fiocchi in fenicio e finalmente arrivai al bagno. Una volta finito di vestirmi e quant'altro, uscii dalla mia camera e camminai un po' per il palazzo, diretto alla sala da pranzo.

Seduti al tavolo c'erano mio figlio Tritone, Roda e Cimopolea, dato che il mio altro figlio, Percy, mi aveva chiesto di provare a riallacciare i rapporti con mia figlia. Non era tanto bella e simpatica, ma cercavo di fare del mio meglio.

- Buongiorno - salutai, spezzando il silenzio glaciale nella stanza. Presi posto accanto a mia moglie, Anfitrite.

- Buongiorno - risposero tutti, freddi. Cavolo, pensai. Che noia. Avevo proprio voglia di fare visita al figlio più simpatico e più giovane: Percy.

- Padre - mi chiamò all'improvviso Tritone. - Delfino mi ha detto che le hanno mandato il resoconto dei mostri marini ancora in circolazione nel Pacifico. Vogliono una riunione oggi.

- Mattina? - domandai, addentando la mia colazione. Tritone annuì. Cercai di non sbuffare. - Non possiamo spostarla a domani?

- No - mi rispose secco Tritone. Mi chiedevo come avesse fatto a venire così rigido. - Ma può delegarla a me, mentre lei fa i suoi comodi.

Lo presi come una proposta, non come una provocazione. Me ne faceva sempre di frecciatine così. - Okay, allora - annunciai. - La delego a te.

Dopo la colazione passeggiai per un po' nei fondali marini. Dato avevo un sacco da fare mi misi subito a lavoro, fino all'ora di pranzo. Poi decisi che sarei andato a trovare il mio figlio preferito. Non lo vedevo da molto, perché no?

Dopo pranzo mi materializzai al campo e non sapendo dove cercarlo decisi di chiedere ad Arianna. Era anche una buona scusa per salutarla. Quindi raggiunsi la mia cabina. Mi fermai davanti alla porta, pronto a bussare, poi dall'interno sentii delle grosse risate. Pensai che stessero parlando di ragazzi o vedendo video divertenti, come fanno i giovani d'oggi.

Mi decisi a bussare. Dopo qualche secondo la porta si aprì e sulla soglia comparve una ragazza abbastanza alta, con i capelli color miele legati in due trecce. - Tu saresti? - mi domandò, poi parve illuminarsi. - Sei identico a Percy, quindi... - si sporse dentro. - Ari, qui fuori c'è un tipo che assomiglia in una maniera impressionante a Percy, é nostro padre?

Arianna rispose: - Sì, fallo entrare. - Allora la ragazza, mia figlia Allison, mi sorrise e si fece da parte per farmi entrare. La cabina di Poseidone era diversa da come la ricordavo. Le pareti non erano spoglie, ma tappezzate da foto e poster. I letti erano tre, a castello. Arianna era sdraiata su uno dei letti in basso. Aveva gli auricolari alle orecchie e i capelli neri erano più corti di quanto li ricordassi. Le arrivavano alle spalle e avevano le punte tinte di blu electra.
Si alzò appena mi vide con un sorriso smagliante. - Papà! - esclamò, avvicinandosi per darmi un abbraccio. Rispetto agli altri dei, ero molto più espansivo. Permettevo ai miei figli di abbracciarmi, cosa che gli altri proibivano categoricamente di fare. - Come mai qui?

- Volevo vedere i miei figli - risposi, stringendomi nelle spalle. - Non ho mai visto Allison. - le posai un mano sulla spalla e le brillarono gli occhi. - Come siete belle, tutte e due le mie ragazze.

- Così sei quasi identico a Percy - notò Allison, sedendosi accanto ad Arianna. La somiglianza con la madre era strabiliante, anche se il colore degli occhi era diverso. I capelli color del rame era lunghi e lisci, mentre i lineamenti erano tutti di sua madre. Non so esattamente che fine abbia fatto quella donna, ma Percy mi aveva detto che era arrivata qui scappando dai mostri.

Senza Te Non VivoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora