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Quando entrai nella stanza a seguito dell'infermiera, Piper era sdraiata a gambe divaricate con la metà inferiore del corpo in una vasca azzurra piena d'acqua. Mi guardò entrare e sedermi su sedia accanto lei.
- Ehi, ciao - mi salutò sorridendo. Le presi la mano e le diedi un bacio leggero sulla fronte. - Quante ore sono passate?

Guardai l'orologio sul mio polso. - Più o meno sei ore - risposi, accarezzandole i capelli. Aveva una smorfia di dolore in faccia, ma si sforzò di sorridermi.

Si posò una mano sul pancione e chiuse gli occhi, deglutendo per sopportare il dolore. Le strinsi forte la mano. Lei prese un bel respiro, poi strinse molto forte la mia mano. Una delle ostetriche si sedette sulla sedia di fronte a Piper.

Lanciò uno sguardo tra le sue gambe, per poi sorridere ad entrambi. Piper gemette di dolore, respirando profondamente per sopportare il dolore. Mi stritolò la mano e io ricambiai la stretta. - Manca poco, Piper. Un'altra mezzoretta e sarà ora di spingere.

Piper annuì, insispirando rumorosamente. Le tirai indietro i capelli che le ricadevano in faccia. Piper accennò un sorriso, guardandomi con i suoi occhioni marroni, poi richiuse gli occhi gemendo e ansimando.

- In dieci anni che faccio questo lavoro - disse, forse per distrarre Piper dal dolore. - Non ho mai visto un travaglio del primo figlio, anche se nel tuo caso sono due, così breve.

Piper aprì gli occhi e puntò lo sguardo su di lei, accigliata. Ansimava e aveva le lacrime agli occhi per il dolore. Le strinsi forte la mano e lei mi guardò per un secondo, poi tornò a guardare l'ostetrica. - È un male? - chiese timorosa, stringendomi forte la mano.

L'ostetrica sorrise. - No, non é per niente un male - la traquillizzò, lanciando uno sguardo tra le sue gambe per controllare che andasse tutto bene. - Probabilmente é perché sei molto giovane e, a quanto pare, anche forte. La maggior parte delle ragazze giovani come te che devono partorire anche durante le prime contrazioni urlano come ragazzine. Tu invece ti limiti a qualche gemito.

Piper sorrise, gemendo di nuovo per il dolore subito dopo. Le spostai i capelli che continuavano a ricaderle sulla faccia. - Grazie, Jane - la ringraziò. - Ma in una scala da uno a dieci, questo é dieci!

- Che ne dici di parlare per distrarti dal dolore? - propose Jane, sorridendo alla mia principessa. - Lo facciamo molto spesso durante le contrazioni più forti. Se ti concentri su altro, la mente sente di meno il dolore.

Piper annuì, trasalendo. - O-okay - accettò. - Mi faccia qualche domanda. Il dolore sta diventando insopportabile.

L'ostetrica ci lanciò un'occhiata, poi diede un'occhiata a Piper, per controllare che non fosse ora di spingere. - Come vi siete conosciuti? Sembrate così innamorati.

Io e Piper ci scambiammo uno sguardo: il nostro primo incontro non era stato per niente normale. Decisi di inventarmi una scusa. - Lavoravamo entrambi per un campo estivo a San Francisco. Poi ci siamo divisi perché io vivevo qui a New York e lei a Los Angeles. Ci siamo tenuti in contatto, lei ha deciso di frequentare l'ultimo anno di superiori qui a New York, così mia madre e il mio patrigno si sono offerti di ospitarla a casa nostra per l'anno scolastico.

Lanciò uno sguardo a Piper. - Poi cos'è successo? - domandò, dando un'occhiata tra le sue gambe. - Come vi siete innamorati?

Piper mi lanciò un'occhiata, per poi gemere un po' per via del dolore. - All'inizio eravamo solo amici. Non pensavo fosse il mio tipo, ma ho capito che il ragazzo combinaguai e molto infantile era solo una maschera. - mi strinse la mano, guardandomi un po' dispiaciuta. - In realtà sapeva essere serio, ma era anche scherzoso e dolce, come piaceva a me. Purtroppo però stavo insieme al suo migliore amico, Jason.

Senza Te Non VivoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora