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Quella mattina, fui svegliata da Percy che mi stringeva a sé un po' più forte del dovuto. Aprii gli occhi, ancora un po' assonnata. Sorrisi appena vidi che dormiva tranquillo come i nostri bambini, che ormai avevano due anni e mezzo.

Avevo avuto paura che stesse avendo un incubo, visto che mi stringeva così forte, ma le mie paura si erano rivelate infondate. Sorrisi e gli lasciai un bacio sulla guancia, per poi voltarmi verso il comodino per vedere l'orario.

Nonostante fossimo durante le vacanze di Natale, Percy doveva lavorare anche quel giorno. Erano ancora le sei e qualcosa, ma doveva portare anche Tommy a spasso mentre io pensavo ai bambini.

Mi dispiacque molto svegliarlo, ma fui costretta a sgrullarlo e a dire: - Percy, svegliati! - lui mi ignorò completamente, ma non mi diedi per vinta. - Percy, dai, devi portare fuori Tommy.

Non mi ascoltò nemmeno questa volta. "A mali estremi" pensai. "Estremi rimedi". Allora gli presi la testa tra le mani e lo baciai sulle labbra, anche se non persi l'occasione di gustarmi le sue labbra.

Lui si svegliò e mi accarezzò la schiena, ricambiando il mio bacio. Sorrise sulle mie labbra, mentre mi staccavo quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi. - Buongiorno - mormorò, accarezzandomi i fianchi. Aveva un tono di voce assonnato e sembrava che stesse per riaddormentarsi da un momento all'altro.

- Buongiorno - ripetei io sorridendogli. Gli scostai un ciuffo di capelli che gli solleticava la fronte, poi gli accarezzai una guancia. Lui abbassò lo sguardo e chiuse gli occhi sospirando. - Stai bene?

Lui annuì, stropicciandosi gli occhi e stiracchiandosi. - Sì, sto bene - mi tranquillizzò, notando che lo guardavo preoccupata. - Solo che ieri ho fatto tardi per finire di studiare un caso e sono ancora stanchissimo.

Lo guardai per un secondo, non sapendo cosa fare. Poi gli posai una mano sul petto e gli accarezzai una guancia, dandogli un dolce bacio sulle labbra. - Perché non ti fai un'altra ora di sonno? - proposi, facendogli mettere la testa sul mio seno come piaceva a lui. - Ci penserò io a Tommy, tu dormi, vedrai che un'altra ora di sonno ti aiuterà.

Percy annuì e mi sorrise, ma uno di quelli a malapena accennati. Gli stampai un bacio sulle labbra, mentre lui chiudeva gli occhi ascoltando il battito regolare del mio cuore. Gli accarezzai i capelli, mentre il suo respiro si faceva regolare e sentivo il suo leggero russare.

Sorrisi, pensando a quante volte lo avessi stretto così a me durante la nostra relazione. Proprio nel momento in cui la nostra relazione era stata messa a dura prova dalla freccia di Cupido, il mio Percy aveva sempre trovato un rifugio tra le mie braccia, un posto in cui piangete senza vergognarsi di aver bisogno di sfogarsi.

Un posto in cui chiudere gli occhi e essere quello protetto, non quello che deve proteggere, per una volta. Ogni volta che si metteva in quella posizione, aveva sempre bisogno di un posto sicuro, ma sospettai che quella volta fosse diverso.

Gli accarezzai i capelli, mentre lui mi stringeva la vita tra le sue braccia. Tommy saltò sul letto e posò la testina sul mio petto, leccando il naso di Percy. Lui sorrise ma continuò a dormire.

Continuai ad accarezzargli i capelli, mentre Tommy mi leccava la faccia, facendomi ridere. - Ehi, piccolo! - lo salutai, dandogli un bacio sulla sua pelosa testolina nera. - Oggi ti porta la mamma a fare la pipì - il mio cagnolino inclinò la testa di lato, avanzando a tentoni sul mio petto, sfiorando con la zampa il viso di Percy. Gliela spostai più lontana dal mio bellissimo ragazzo. - Non svegliare papà, é stanco.

Tommy mi rispose iniziando a scodinzolare, per poi leccarmi tutta la faccia. - Sì, piccolo, il tempo di vestirmi. - gli accarezzai la testa e poi passai le dita nei morbidi capelli neri del mio Percy.

Senza Te Non VivoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora